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Il 24 gennaio 1979 le Brigate Rosse hanno ucciso Guido Rossa. Da allora sono passati 40 anni, ma Genova non ha dimenticato. Anche quest’anno sono state diverse le cerimonie che ne hanno ricordato coraggio, rigore morale e coerenza, ma tra tutte, la più simbolica e significativa è stata quella in Arcelor Mittal alla presenza del Capo dello Stato. La scelta di Guido Rossa è stata la scelta di un uomo normale: lucidità e chiarezza del suo gesto resero evidente a tutti da che parte bisognava stare, quale era il vero nemico da combattere. Il mondo del lavoro, guidato da Cgil Cisl Uil, diede una risposta immediata, si sollevò, alzò un muro invalicabile in tutti i posti di lavoro, isolò chiunque potesse essere sospettato anche di sole simpatie per i brigatisti. A Genova il giorno dei funerali di Guido arrivarono da ogni parte d’Italia 250 mila persone alla presenza del Presidente Pertini e da quel giorno, iniziò una nuova pagina per il Paese. Genova venne, erroneamente, definita in quegli anni “capitale del terrorismo”. Noi abbiamo sempre preteso di essere ricordati come “capitale della lotta al terrorismo”, nel rispetto di Guido e nel solco delle grandi mobilitazioni che questa città è stata in grado di mettere in campo a difesa della democrazia. La democrazia (così come i diritti) non è conquistata una volta per tutte. Va coltivata e difesa con sacrificio e fatica. Va difesa sicuramente dalla violenza irrazionale che decide di annientare tutto quello che viene considerato nemico. Non sono giustificabili ideologie o tendenze politiche che causano l’uccisione di persone e mettono a repentaglio la struttura di uno Stato democratico. Ma la democrazia va difesa anche quotidianamente con azioni e parole che riprendano quei termini che hanno caratterizzato il gesto di Guido Rossa: moralità ed etica della responsabilità. Soprattutto da chi la responsabilità è chiamato ad esercitare. Proprio perché a Genova sappiamo cosa significa combattere il terrorismo, conosciamo la scia di sangue che ha lasciato, ci permettiamo di dire che ci vuole serietà. Non tutto può essere trasformato in uno spettacolo. C’è da difendere, proteggere, garantire e rispettare forze dell’ordine, parenti delle vittime, l’immagine dello Stato stesso. Uno Stato che deve essere vicino e proteggere i suoi cittadini, che deve, anche nelle parole e nei gesti, far percepire che la legge va rispettata. Vale per tutti, la Costituzione ci dice che vale anche per i condannati e ci dice quale scopo ha la detenzione, la Costituzione non parla di spettacolarizzazione. Una democrazia ben radicata ha in sé gli anticorpi per difendersi senza ricorrere ad umiliazioni o alla trasmissione di paure. Entrambe alimentano false e pericolose reazioni. Valeva per il terrorismo, vale quando si inculca la paura dello straniero, del diverso. Solidarietà, libertà ed uguaglianza erano valori fondamentali per Guido Rossa che non si può certo dire che oggi siano praticati ad esempio, quando a poche miglia dalle nostre coste, si lasciano morire centinaia di esseri umani, usando uno spaventoso cinismo sulla pelle dei più deboli. È stato per noi un onore ricordare il Compagno Guido Rossa, nel quarantesimo della sua barbara uccisione, alla presenza del Presidente della Repubblica che ringrazio a nome di tutti per aver accettato il nostro invito.

Ivano Bosco funzionario Camera del Lavoro Metropolitana di Genova

Genova, 29 gennaio 2019