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Il prof. Brambilla è un autorevole esperto di previdenza della Lega di Salvini, ma anche “ascoltato” consigliere del nuovo Governo. C’è da fidarsi, quindi, di quello che dichiara come di possibile reale orientamento del Governo stesso.

Nell’intervista pubblicata su “La Stampa” del 27 luglio, conferma che l’APE sociale non ci sarà più, sostituita dalla cosiddetta “quota 100” (64 anni di età e 36 di contributi), peggiorando così la situazione di tanti lavoratori che potrebbero andare in pensione con 63 anni e 30 o 36 anni di lavoro e tante donne che potrebbero, alle stessa età, andare anche solo con 28 anni di contributi.

Ma le novità che si scoprono in questa intervista sono diverse. A proposito delle cosiddette “pensioni d’oro” il prof. Brambilla ci informa del fatto che il ricalcolo delle pensioni oltre i 4 mila euro netti (ma non erano 5 mila?) non si farà, pur essendo stato sbandierato come uno dei capisaldi del contratto di governo, in materia previdenziale. Non si farà perché, come sosteniamo da sempre, non si può fare visto che, scrive Bambilla: per i dipendenti pubblici, “non ci sono i dati sui contributi versati” e coloro che sono andati in pensione oltre i 65 anni di età, i livelli alti, con redditi alti che danno vita a pensioni alte, “mi sembra difficile andarli a toccare” .

“Per non farci rimbeccare dalla Corte Costituzionale”, continua, il contributo dovrà essere “temporaneo, ragionevole, progressivo e proporzionale”, cioè, traduciamo noi, non si potrà chiedere troppo ai più ricchi. E quindi? Si dovrà stabilire dove mettere l’asticella. Il professore scrive che si potrebbe iniziare “da 2 mila euro lordi”, un po’ più di 1.500 netti. Solo ieri sera il ministro del Lavoro Di Maio ha dichiarato che non si toccheranno le pensioni sotto la soglia dei 4 mila netti; a chi credere?

Il professore, ci conferma che per tirare fuori il miliardo, miliardo e mezzo che si propongono di rastrellare bisogna scendere ben sotto le pensioni “d’oro”, e anche a quelle “d’argento”: siamo al bronzo.

In sostanza “una tassa di scopo” pagata solo dai pensionati. E quanti sono in Liguria? Sopra ai 2 mila euro lordi ci sono circa 150 mila pensionati (su 480 mila) e sopra ai 3 mila lordi sono soltanto 25 mila.

Comunque, per farne cosa di quelle risorse? L’obiettivo dichiarato è sostenere le imprese che assumono. Il sindacato dei pensionati la pensa diversamente: eventuali risparmi devono restare nel sistema pensionistico, a favore delle future pensioni dei giovani.

In ogni caso siamo certi che la Corte sarebbe a “sentenziare”: i denari che provengono dal sistema previdenziale non devono essere usati per finalità diverse; è già successo.

Bruno Sciaccaluga
Segretario Generale Spi Cgil Liguria

Comunicato stampa del 27 luglio 2018