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Come è evidente, nell’algoritmo che governa le scelte che determinano le regole di ingaggio a livello nazionale (zone gialle, arancioni, rosse o rosso scuro), è indicatore determinante il numero dei positivi nel rapporto con il numero di tamponi effettuati. Sino a non molto tempo fa chi veniva mandato a fare questo test era persona già di per se probabilmente contagiata perché sintomatica o contatto stretto di altro positivo, od ancora perché attiva in un ambiente Covid. Uno dei limiti di questi dati era il fatto che potevano indurre nei lettori non molto esperti una loro errata valutazione, pareva infatti che rappresentassero un rapporto fra la cittadinanza testata e i contagiati, dimenticandosi di definire la selezione attuata. Pareva che quei mille cittadini a cui veniva fatto il tampone molecolare rappresentassero la popolazione generale, creando una distorsione della realtà. Non erano mille presi a caso, ma mille che venivano testati perché probabilmente già contagiati. Da marzo dello scorso anno abbiamo analizzato e letto i dati in questo modo. Da non molto questi dati sono cambiati. Il rapporto fra test e positivi è stato modificato con l’inserimento nel numero dei tamponi anche i tamponi rapidi, i tamponi antigenici. Un cambiamento radicale che, nel rispetto dell’algoritmo iniziale, ne ha modificato il risultato. I tamponi rapidi sono, a differenza dei molecolari, a disposizione della cittadinanza tutta, in parte su richiesta dei medici di base ma a disposizione anche di chi autonomamente semplicemente si presenta e lo richiede. Questi ultimi non sono necessariamente stati esposti, e per la stragrande maggioranza, risulteranno negativi al virus. Solo se positivi saranno oggetto automaticamente di un tampone molecolare. Aver sommato in un unico contenitore i due tipi di tamponi ha modificato il risultato determinando un valore notevolmente inferiore del rapporto fra testati e positivi. Si tratta di un valore “politicamente” più accettabile: ad essere realisti siamo tutti più tranquilli nel vedere la curva del contagio che scende e nell’accettare il fatto che le regioni cambino “colore” in meglio. Peccato che i grafici non ne spieghino appieno il motivo.

Aris Capra

Responsabile Ufficio Sicurezza sul Lavoro Cgil Genova