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RSA Mazzini, allarme rosso per i lavoratori

“E’ allarme rosso alla residenza sanitaria Mazzini della Spezia, punto di riferimento ed eccellenza, del nostro territorio per assistenza ad anziani e disabili.” Così le segreterie della Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil, che continuano: “Da pochi giorni il terzo piano, gestito dalla cooperativa Elleuno, è passato alla cooperativa KCS che ha preso in carico tutti i dipendenti grazie al cambio di appalto con accordo regolarmente siglato da tutte le sigle sindacali. Soltanto poche ore dopo i vertici di KCS sono stati costretti ad attivare la cassa integrazione (fis) per le Oss, gli infermieri e i fisioterapisti della ex Elleuno sulla base di uno spietato calcolo matematico che non lasciava scampo ad altre alternative: applicando il moltiplicatore nazionale al minutaggio previsto per le forze assorbite, i parametri risultanti sforavano qualsiasi criterio di economicità. E non di poco. Si parla di entrate per poco più di 40.000 euro a fronte di uscite ben oltre le 80.000, già tenendo conto della cassa integrazione. L’incredibile anomalia è generata dal fatto che il terzo piano è tutt’oggi considerato “area buffer”, ai sensi della delibera regionale di Alisa n. 185 del 21 maggio 2020, un’area con strette e ferree regole anticovid finalizzata ad offrire un servizio specifico e di supporto non solo per la stessa struttura Mazzini, ma anche per altre strutture, ai fini dell’ingresso nelle residenze sanitarie. L’area buffer prevede un’occupazione di soli 12 posti letto ripartiti all’interno di tre sotto zone, la rossa, la gialla e la verde, quasi tre diversi livelli di decompressione che impediscono la piena occupazione dei 40 posti letto potenziali. Considerato il fatto che la Asl rimborsa, sulla base della concessione affidata a KCS, soltanto per i posti letto effettivamente occupati e non più con il criterio “vuoto per pieno” si comprende facilmente come KCS non sia più in grado di sostenere economicamente la situazione.”

Continuano i Sindacati: “Le soluzioni prospettate sono davvero trancianti: si va dalla possibilità di ricontrattare con Asl la contrattualizzazione dell’area buffer, auspicata dal direttore della cooperativa KCS e dai dipendenti; alla minaccia non troppo velata di “riempire” i posti letto con pazienti provenienti da fuori regione, una vera beffa per il territorio, considerato il fatto che gli ingressi in struttura sanitaria oggi non sono più apertamente consentiti e le liste di attesa sono ad oggi ferme e “nutrite”, come pure in estremo alla chiusura del reparto ex rsa e il trasferimento dei pochi pazienti al piano inferiore. I cittadini della provincia, in questo modo si troverebbero a dover pagare, attraverso i rimborsi Asl, per utenti provenienti da altre regioni, senza riuscire a fare fronte alla crescente domanda di accesso alla residenza sanitaria a causa del blocco degli accessi stessi.”

“I tempi per risolvere la situazione sono strettissimi- denunciano i Sindacati- data l’attivazione della cassa integrazione (fis) e il termine di fine novembre dello stesso ammortizzatore sociale che copre il 50% dello stipendio degli operatori, solo un rapido ed efficace  confronto con Asl potrà sbloccare la situazione senza che siano necessariamente i dipendenti a pagarne il conto. E’ in gioco il punto di riferimento del territorio per ciò che concerne l’assistenza socio sanitaria, un fiore all’occhiello che tutti ci invidiano. Ma non è tutto: il Comune non ha ancora trasferito il patrimonio immobiliare a KCS che si è aggiudicata la concessione impegnandosi per un capillare lavoro di ristrutturazione degli immobili con progetto già presentato, vagliato e aggiudicato in commissione. Una situazione che getta un ombra di rischio anche sui dipendenti KCS degli altri piani e sul futuro della stessa residenza sanitaria.”