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Appalti. A che punto siamo?

 

La necessità del superamento delle disuguaglianze economiche e sociali attraverso la contrattazione inclusiva è stato uno dei temi toccati dal Segretario generale Cgil Maurizio Landini in occasione delle Giornate del Lavoro svoltesi a Lecce nel mese di settembre. Includere significa avvicinare chi, all’interno del medesimo luogo di lavoro, vive condizioni differenti o agevolare l’ingresso di chi ne è escluso. La contrattazione è la strumento al quale occorre dare nuovi e più evoluti strumenti per tentare di appianare le contraddizioni presenti negli ambienti di lavoro. Uno dei punti maggiormente spinosi ed evidenti è senza dubbio la differenza in termini di retribuzione e diritti di chi è occupato negli appalti. Genova e la Liguria sono fortemente interessate da questa tipologia di lavoro che si riscontra in tutti gli ambiti pubblici dalla sanità alle infrastrutture, dalla scuola ai servizi di orientamento al lavoro ecc.

Negli appalti pubblici il cosiddetto Sbloccacantieri voluto dal precedente Governo ha reso meno stringenti regole e controlli favorendo la presunta sburocratizzazione del sistema. Il rischio, o meglio la certezza, è che la concorrenza tra imprese avvenga quasi esclusivamente sul costo del lavoro: dalla paga, al diritto alla formazione e alla salute, fino alla conservazione del posto di lavoro.

Uno degli ambiti di intervento richiesto dal sindacato per mitigare queste conseguenze è quello di agire a monte ossia sulla modalità di affidamento. A riguardo è opportuno superare il sistema del massimo ribasso o massimo sconto per abbracciare il sistema della condizione economica maggiormente vantaggiosa elevando la percentuale alla qualità. E’ chiaro che le imprese che accettano un appalto con importi così risicati non possono sostenere i costi legati all’applicazione delle regole se non a scapito proprio del loro superamento. E ancora. Tutela del posto di lavoro in caso di cambio di appalto ovvero un sistema premiale per chi assume chi era già impiegato nell’appalto o dal territorio poiché precedentemente espulso dal mercato del lavoro. Tra le richieste sindacali anche la necessità di stabilire con chiarezza il prezziario orario riferito all’attività prevalente definita dal contratto collettivo nazionale sottoscritto da organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. In tale ottica l’importante intesa unitaria con Confindustria sulla certificazione della rappresentanza è un passo in avanti per disapplicare contratti pirata la cui legittimazione è tratta reciprocamente tra associazioni e priva di qualsiasi rappresentanza o percorso democratico di ratifica. Ed infine è importante la qualificazione di impresa, l’organizzazione della sicurezza e formazione, il ricorso limitato del subappalto.

Mentre si attende un segnale di discontinuità dal Governo, le organizzazioni sindacali non stanno ferme e unitariamente proseguono il confronto con le stazioni appaltanti pubbliche per estendere le buone pratiche già esistenti quali le intese sul dissesto idrogeologico e sul risparmio energetico che abbiamo siglato con la Regione proprio qui in Liguria e che possono avere risvolti positivi anche sui territori.

Fabio Marante è segretario Cgil Liguria