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Martedì prossimo sarà approvato alla Camera dei deputati il cosiddetto Sblocca cantieri, il provvedimento di conversione del decreto legge n. 32 del 2019 di modifica del Codice degli appalti pubblici, il decreto legislativo n. 50 del 2016.

Lo Sblocca cantieri, fortemente voluto dal Governo, rappresenta uno schiaffo alla legalità ed alla trasparenza, alla certezza del completamento degli appalti e della qualità delle opere e del lavoro. Un ritorno al medioevo negli appalti pubblici.

Il nuovo testo svuota di fatto le linee guida del Codice degli Appalti approvato dalla scorsa legislatura introducendo importanti novità in peggio con la finalità di far ripartire gli appalti con particolare riguardo ai lavori. Partire dunque, piuttosto che partire e finire bene.

Il Governo si propone superare burocrazia e controlli reintroducendo il massimo ribasso quale criterio esclusivo per affidamento delle gare, innalzando il subappalto, l’obbligo di indicazione della terna, il ritorno del famigerato appalto integrato, la possibilità di valutare i requisiti per la qualificazione delle imprese degli ultimi 15 anni, le amplissime deroghe al codice concesse ai commissari straordinari. L’Agenzia nazionale anti corruzione – che in occasione della relazione annuale non ha tardato ad evidenziare le criticità – ne esce fortemente ridimensionata. E tutto ciò fingendo di non conoscere il rischio concreto di consegnare alle infiltrazioni criminali pezzi importanti dell’economia pubblica.

Sono oltre 47 miliardi gli investimenti pubblici suddivisi in oltre 54 mila contratti pubblici nell’ultimo quadrimestre del 2018.

Se il Governo avesse voluto sbloccare i cantieri avrebbe dovuto indagato sulle cause che ne hanno determinato la sospensione. Motivazioni e criticità. Scoprendo che risiedono nel sistema in generale con particolare riguardo all’applicazione del Codice degli Appalti ante il decreto legislativo n. 50 del 2016.

Era il tempo delle varianti per recuperare il ribasso, delle aziende con più avvocati che edili in forza, dei ricorsi ad oltranza. Delle oltre 500 opere incompiute.

Il Governo inoltre non risolve il tema del ritardo degli insopportabili pagamenti o dell’assenza degli anticipi per la fase di cantierizzazione da parte delle stazioni appaltanti: motivo per cui molte aziende in una fase di stretta creditizia hanno dovuto sospendere le lavorazioni.

Non affronta neppure un investimento serio per qualificare le stazioni appaltanti attraverso una robusta assunzione di personale pubblico adibito alla gestione, al controllo e vigilanza della materia.

Il Nuovo Codice degli Appalti andava rivisto, certo. Ma in direzione esattamente opposta. Un esempio: occorreva inoltre estendere l’obbligo della condizione comicamente vantaggiosa, contenere il subappalto e solamente alle lavorazioni specialistiche, cancellare il ricorso l’avvalimento, ovvero l’istituto che consente alle aziende la partecipazione prendendo a prestito i requisiti di altre aziende. Occorreva investire sulla qualificazione d’impresa.

Era necessario equiparare per legge la qualificazione del lavoro alla qualificazione dell’azienda nell’interesse della collettività. Così come l’azienda necessita di taluni requisiti per partecipare ad alcune gare così il lavoro deve essere inquadrato con il contratto collettivo riferito all’attività prevalente senza possibilità di deroga o dumping economico.

In Liguria la presenza di importanti investimenti pubblici e l’entrata in vigore del Nuovo Codice degli Appalti ha tuttavia permesso una stagione di costruzione di importanti intese.

La condizione economicamente vantaggiosa ha consentito di determinare l’applicazione del contratto collettivo evitando sorprese in corso d’opera, costruendo la clausola sociale – per le nuove attività – e l’elemento sociale di qualità – per i nuovi cantieri utilizzando il Reddito di inclusione sociale quale riferimento – nonché la coerenza tra il cronoprogramma delle lavorazioni e l’organizzazione del lavoro.

Vediamo i numeri.

Oltre 450 milioni di euro in Liguria per procedure di affidamento di importo uguale o superiore a € 40.000 nel periodo settembre – dicembre 2018.

Il massimo ribasso pur essendo stato prevalente non è stato esclusivo. In tutti i principali cantieri in Regione sono stati aggiudicati con la condizione economica maggiormente vantaggiosa.

Lo Sblocca cantieri farà sicuramente ripartire alcuni cantieri, assieme a tanti ricorsi. Ma non incidendo sulle cause alla base delle blocco originale determinerà nuovi cantieri bloccati, squalificazione dell’opera e del lavoro. E tutto ciò sarà una formidabile opportunità per le infiltrazioni criminali di fare ancora affari con gli appalti pubblici.

Per questo motivo martedì prossimo saremo alla Camera dei deputati per protestare contro un provvedimento che riporta le lancette della qualità e della dignità indietro nel tempo.

Federico Pezzoli e Fabio Marante sono Segretario Generale Fillea Cgil Genova e Segretario Cgil Liguria