image_pdfimage_print

 

Allargare il campo di applicazione delle intese sugli appalti pubblici in Regione Liguria
Le manifestazioni dei giorni scorsi, a partire da quella degli edili lo scorso 15 novembre a Genova, hanno messo al centro l’obiettivo di far ripartire un piano di investimento straordinario per mettere in sicurezza il nostro territorio, per renderlo più competitivo economicamente e coeso socialmente.
Secondo i recenti dati istituzionali gli appalti pubblici sono un tratto importante dell’economia ligure e rappresentano una concreta opportunità di lavoro per tanti lavoratori e lavoratrici.
Il sindacato unitariamente ha insistito molto su questo fronte condividendo con la Regione Liguria – principale stazione appaltante del territorio – intese qualificanti, sia sopra che sotto soglia, come quella del dissesto idrogeologico e del risparmio energetico.
La condizione economicamente vantaggiosa in luogo del massimo ribasso, l’attività prevalente dell’oggetto del contratto collettivo, l’applicazione della clausola sociale (in caso di cambio di appalto) e dell’elemento sociale di qualità (in caso di nuovo appalto), la contrattazione di anticipo, limitazione del subappalto, formazione e sicurezza sul lavoro: tratti importanti che caratterizzano le intese.
Nel frattempo in questo ultimo tempo il quadro normativo si è modificato: dall’entrata in vigore dello Sblocca cantieri, che ha ridefinito tra l’altro le soglie degli appalti, all’introduzione della norma sul Reddito di cittadinanza, che potrebbe essere assunto quale indicatore sociale in luogo del Reddito di inclusione.
Inoltre occorre registrare anche un salto di qualità in materia di contrasto ai contratti pirata: in tale ottica si colloca anche il prezioso lavoro istituzionale, già disponibile in rete sul sito del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro e successivo all’intesa nazionale sulla misurazione della rappresentanza, nonché la successiva giurisprudenza, su tutti la sentenza n. 5574 del Consiglio di Stato dell’ agosto scorso. La codifica dell’attività prevalente anche tramite parametri oggettivi – come il codice INPS e ATECO – e dell’oggetto del bando di gara cui riferire il contratto collettivo da applicare rappresentano quindi un passo irrinunciabile.
Un tema di oggettiva opportunità: contrasto al dumping contrattuale, qualità delle lavorazioni, certezza dei tempi e dei costi.
L’obiettivo è raggiungibile: oltre l’80% degli appalti essendo affidati sotto soglia, anche tramite invito, consentono alla stazione appaltante di escludere quelle imprese che applicano contratti privi di rappresentanza ovvero privi di vincolo con l’oggetto dell’appalto.​
Per queste motivazioni occorre dunque proseguire il confronto con la Regione. Occorre traguardare una intesa che guardi all’insieme degli appalti pubblici superando la logica della frammentazione, del massimo ribasso nell’interesse generale: del lavoro, dell’impresa e della stessa pubblica amministrazione.
Fabio Marante è segretario Cgil Liguria