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Non sostituiamo il lavoro con il volontariato

Nei mesi di lockdown almeno un quarto dei lavoratori si è trovato senza occupazione e con un reddito conseguentemente molto ridimensionato o addirittura azzerato. Al servizio orientamento al lavoro della Cgil abbiamo ricevuto solo nell’ultima settimana almeno un centinaio di chiamate per avere delucidazioni sul reddito di emergenza rendendoci però conto che la maggior parte di queste persone, seppur in un gravi difficoltà economiche, non aveva i requisiti per avere il Rem. Sono infatti automaticamente esclusi tutti coloro che già ricevono la naspi (indennità di disoccupazione) ed il reddito di cittadinanza a prescindere dal loro importo. I percettori di reddito di cittadinanza a causa della pandemia non sono ovviamente riusciti a portare avanti i progetti di ricollocazione lavorativa; parallelamente i percettori di naspi non hanno firmato o sviluppato i loro patti di servizio e anche chi aveva la prospettiva di riprendere il lavoro con la stagione estiva probabilmente vedrà sfumare questa possibilità e nel contempo avvicinarsi la fine del sostegno al reddito. Si è parlato molto dell’ipotesi di impiegare i percettori di reddito di cittadinanza per fare un controllo di sorveglianza attiva sulle spiagge libere, riteniamo che dare delle possibilità lavorative a chi percepisce il reddito sia una delle condizioni che avrebbero dovuto essere imprescindibili durante il percorso di attivazione al lavoro di questi cittadini ma in realtà, fino ad ora, è stata la parte che ha funzionato meno. In questa grave situazione di emergenza creare nuove posizioni lavorative retribuite da contratto nazionale di lavoro e fare una selezione tra i percettori di reddito sarebbe stata una scelta sicuramente interessante e che avrebbe aperto delle possibilità per chi oggi le ha praticamente azzerate. Ma è notizia fresca la scelta di indire un bando per 60 mila volontari con il ruolo di “assistenti civili” a cui possono partecipare disoccupati, inoccupati e percettori di un sostegno al reddito. Sostituire quindi con il volontariato quelle che sarebbero potute essere delle possibilità lavorative. Questa situazione emergenziale ha scavato ulteriormente il divario sociale già presente ed ha purtroppo portato persone e famiglie che vivevano con un reddito appena sufficiente a perderlo del tutto o in parte creando condizioni di vulnerabilità estrema. Anche la scelta di non concedere ad un lavoratore senza reddito il Rem se all’interno del nucleo familiare vi è anche solo un percettore di pensione diretta (fosse anche una pensione minima) scarica nuovamente sulle sole forze della rete familiare la sopravvivenza economica di nuclei già in forte difficoltà. Abbiamo un’elevata possibilità che la pandemia e i suoi lasciti trascinino repentinamente nella deprivazione anche chi precedentemente aveva posizioni economiche relativamente stabili, alterando il panorama della povertà e ponendo nuove domande ai sistemi di protezione sociale. La disuguaglianza sociale, non solo nel nostro paese ma nel mondo, è come mai prima al limite della tollerabilità.

Emanuela Traverso funzionaria Camera del Lavoro di Genova