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Concerto in fabbrica

Il 9 gennaio 1972 l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Genova, diretti da Bruno Martinotti e accompagnati come solisti dal pianista Maurizio Pollini e dal soprano Liliana Poli, organizzano in autogestione un concerto all’interno della Paragon, già Società anonima industrie grafiche SAIGA Barabino & Graeve, storica industria grafica che nel 1909 aveva rilevato la Fratelli Armanino e trasferito in seguito la sua produzione nel grande stabilimento in via Manuzio, nel popoloso quartiere di San Fruttuoso.

L’iniziativa è realizzata direttamente dagli artisti, con la collaborazione di tutti i dipendenti comunali, della Camera del Lavoro genovese e degli organismi unitari di fabbrica emersi dalle lotte dell’autunno caldo.

La fabbrica è occupata da più di due mesi, dall’annuncio della volontà da parte della Lamson Industries, la nuova proprietà britannica, di chiudere l’impianto licenziandone i 147 operai, a dispetto delle condizioni favorevoli di mercato, le commesse in atto e la piena efficienza degli impianti. L’occupazione si concluderà dopo ben 151 giorni, con l’accordo della fine di marzo 1972 che prevede un piano di esuberi, la cassa integrazione e la costituzione di una nuova società in grado di riassorbire parte dei lavoratori licenziati, garante il Comune retto dalla giunta democristiana di Giancarlo Piombino che in precedenza, come arma di pressione nei confronti degli industriali, aveva addirittura deliberato la requisizione dello stabilimento.

Negli anni, è passata di qui buona parte della grafica italiana, da Marcello Dudovich ad Aurelio Craffonara, da Giuseppe Riccobaldi a Renato Cenni: tra i cartellonisti e illustratori che vi hanno collaborato anche Felice Casorati, Oscar Saccorotti, Walter Molino. Committenti Ansaldo e Pirelli, Fiat e Mira Lanza, compagnie di navigazione quanto fabbriche di giocattoli o cioccolato, per i quali per più di mezzo secolo la B&G ha realizzato gli artistici manifesti pubblicitari.

Così come qualche anno più tardi, durante l’occupazione operaia della Pettinatura Biella di Genova Fegino e della Torrington di Sestri Ponente, intorno ai lavoratori della Paragon si costituisce un largo fronte di solidarietà, da parte del mondo della cultura, dell’editoria, della grafica. Raccolte alimentari e sostegno finanziario vengono dalle cooperative di consumo, dai partiti, dalla comunità cristiana di Oregina.

1. Il concerto nella fabbrica tipografica Paragon di Genova. Orchestra del Teatro Comunale di Genova diretta dal maestro Bruno Martinotti, 9 gennaio 1972. Archivio iconofotografico del Centro ligure di Storia sociale, fondo Gelasio Adamoli, scheda 1191

La pratica di lotta inaugurata nel biennio rosso e riemersa negli anni cinquanta con le storiche autoproduzioni dell’Ansaldo, riproponeva in questo inizio dei settanta il suo repertorio di comunitarismo, solidarietà, resistenza a oltranza, dialogo con gli attori sociali e le forze politiche, storie individuali e collettive.

Natale in fabbrica, titola Rassegna sindacale a inizio anno, riferendo della lunga sequenza di occupazioni a Venezia, Firenze, Milano, Pescara, Genova e soprattutto Roma, dove il 22 dicembre 1971 Gian Maria Volonté gira con la macchina da presa a piazza di Spagna tra gli operai e le operaie delle fabbriche romane occupate (La tenda in piazza, 1971), finendo poi fermato dalla polizia.

Sempre a Roma, tre anni prima, un’altra manifattura poligrafica romana si era resa protagonista di una lunghissima occupazione, immortalata da Ugo Gregoretti nel docu-fiction Apollon, una fabbrica occupata (1969) con voce narrante dello stesso Volonté e la collaborazione di Giulietto Chiesa.

Anche dal concerto eseguito nel corso dell’occupazione della Paragon sarà ricavato un film-documentario, Concerto in fabbrica (1972), per la regia di Maurizio Rotundi, più tardi affermato regista di film e telefilm.

In ballo, ora come negli anni della contestazione studentesca e operaia, non è solamente una delle tante crisi della manifattura genovese: “La musica nella realtà della condizione operaia: la lotta per la cultura, momento avanzato della lotta di classe” è lo slogan sul lungo striscione che campeggia sopra la porta di ingresso della fabbrica.

La posta in gioco è più alta di altre lotte difensive: sul piatto c’è infatti il grande tema della democratizzazione della cultura, l’accesso alla cultura “alta” da parte dei lavoratori, come esplicita nel documentario un operaio dell’acciaieria, membro del Consiglio di fabbrica dello stabilimento siderurgico Oscar Sinigaglia di Cornigliano: «Io dico la verità… questa sera sono venuto non tanto… sì, per solidarietà… ma perché era la prima volta in vita mia che sentivo un concerto. Non sapevo niente né chi è Beethoven, non lo avevo mai sentito e dico la verità è stata una cosa per me veramente meravigliosa, entusiasmante».

2. Il senatore comunista Gelasio Adamoli, già sindaco di Genova, assiste al concerto nella fabbrica tipografica Paragon di Genova. Orchestra del Teatro Comunale di Genova diretta dal maestro Bruno Martinotti, 9 gennaio 1972. Archivio iconofotografico del Centro ligure di Storia sociale, fondo Gelasio Adamoli, scheda 1190

La Camera del Lavoro genovese, negli stessi giorni, è impegnata in serrati incontri sul tema del decentramento culturale, per venire incontro alla domanda culturale da parte dei quartieri periferici. Ivo Chiesa e Luigi Squarzina continuano l’impegno nel progetto di teatro-documento, esportato dalle sale ai quartieri periferici e alle banchine del porto, mentre artisti come il flautista Severino Gazzelloni (per non parlare di parte della nuova scena cantautorale genovese) si esibiscono già da tempo nei luoghi di lavoro e socialità degli operai delle industrie e dei servizi, secondo un canovaccio che si ripeterà più volte nel decennio.

Ma il resto della città e le istituzioni, sul tema, mantengono il proprio silenzioso riserbo, edificato su un’offerta culturale elitaria e concentrata in poche isole di conservazione, moderatismo e chiusura culturale.

3. Manifesto dell’assemblea generale aperta alla città delle categorie in lotta per il rinnovo dei contratti, con la partecipazione degli artisti, 13 luglio 1979. Archivio storico Camera del lavoro di Genova, fondo Manifesti, scheda 109

Gli spaziosi locali della fabbrica, ricoperti di manifesti e tazebao, amplificano e distorcono le musiche di un variegato programma che comprende tra l’altro il Concerto n. 5 per orchestra e pianoforte di Beethoven e quattro brani corali di Musorgskij. Gli orchestrali, che avevano già espresso a fine anno la propria solidarietà con i lavoratori della Paragon nella grande manifestazione del 30 dicembre, sono anch’essi in agitazione nel loro status di dipendenti comunali, preludio alla stagione di conflittualità del successivo decennio.

Tra i vari “atti”, un giovane Giulietto Chiesa (1940-2020) per la federazione genovese del Pci prova a trarre una sintesi politica dell’evento: «È dal 1969 che la classe operaia e le classi lavoratrici in generale hanno preso coscienza che tutta una serie di strumenti culturali, che fino ad ora non sono mai stati messi a loro disposizione, possono cambiare di padrone».

Ma se gli obiettivi strategici generali, secondo una lettura politica che si avverte dogmatica e rituale, non si allontanano da una fisiologica abiura della produzione culturale omologata cui contrapporre una cultura intesa «come presa di coscienza delle masse lavoratrici nella lotta contro il capitalismo», restano in ombra nodi irrisolti che pure emergono con forza dalla prospettiva soggettiva degli operai, delle loro famiglie e degli artisti.

4. Manifestazione degli orchestrali del Teatro dell’Opera di Genova. Concerto in piazza De Ferrari, 29 settembre 1989. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 251

Il concerto infatti sancisce un momento inedito di incontro tra due categorie in lotta tra loro distantissime, benché afferenti all’area vasta del lavoro culturale, che si ritrovano unite dalla percezione della medesima condizione di alienazione, vivendo nel desiderio «di essere capiti, di non essere così fuori dalla società: almeno, io mi sento fuori, mi sento un alienato, ho bisogno anche io della solidarietà che abbiamo dato oggi agli operai», dichiara a caldo un giovane flautista, figlio di operai. Non è solo Luciano Massa, il Lulù de La classe operaia va in paradiso di Elio Petri che esce in sala nel 1972, a cadere vittima della nuova società dei consumi.

Questo 1972 riserba anche Vita operaia in fabbrica: l’alienazione dell’operaio ansaldino Vincenzo Guerrazzi, tappa della letteratura industriale che, a distanza di dieci anni dalle riflessioni di Umberto Eco sull’alienazione del lavoro intellettuale e creativo nella società di massa, prosegue con diversi linguaggi a proiettare il faro su quell’elemento che nel 1964 Luigi Nono aveva rischiarato in una delle sue più celebri quanto ardite composizioni: la fabbrica illuminata, proprio perché ne veniva disvelato il lavoro alienante e straniante, attraverso una articolata partitura di canto, musica elettronica, voci e rumori industriali.

In “sala” è presente anche il maestro veneziano, formatosi alla Scuola di Arnold Schoenberg e capostipite, con Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen, dell’avanguardia europea del dopoguerra. Luigi Nono (1924-1990) si ispira, per i suoi testi, ai fatti di attualità nel loro aspetto sociale e politico. Un autore, secondo il critico e storico della musica Massimo Mila, «che non rinuncia a nulla delle più avanzate conquiste del lessico musicale odierno, ma tutte subordina alla realizzazione artistica d’un profondo impegno sociale e civile» (1963). La sua è una musica-manifesto (Armando Gentilucci), «radicata nella realtà, coniugata con i movimenti rivoluzionari in tutto il mondo, di agitazione, di lotta di classe». In repertorio, prima dell’opera presentata alla Paragon, ha l’Epitaffio per Garcia Lorca (1953), il Canto sospeso (1956) tratto dalle lettere dei partigiani condannati a morte, componimenti del 1958 come La terra e la compagna, da testi di Cesare Pavese e Cori di Didone da Giuseppe Ungaretti, che anticipano le scelte stilistiche adottate per La fabbrica illuminata.

5. Manifestazione a Genova in occasione dello sciopero nazionale dell’industria. Spezzone del corteo dei lavoratori della Paragon occupata in via XX Settembre, 21 marzo 1972. Archivio iconofotografico del Centro ligure di Storia sociale, fondo Camera del Lavoro di Genova, scheda 1816

Sua corrispondente genovese, forse tramite nelle sue prime puntate nella città operaia, è Enrica Basevi (1928-2013) anima della Società di Cultura che aveva portato a Genova una ventata di sperimentazione nei rapporti tra cultura e politica, imponendosi come centro di discussione critica della sinistra intellettuale. Grazie alla sua fine sensibilità e alle altolocate frequentazioni milanesi e torinesi, la borghese ribelle, tessera del Pci per poi passare con Rossanda al Manifesto, solo nell’autunno del 1962 aveva portato in città nomi come Leonardo Sciascia, Giorgio Spini, Ferruccio Parri, Sergio Liberovici e Michele Straniero.

Altra sua corrispondente sulla piazza è la fotografa (e pianista) Lisetta Carmi (1924-2022), che immortala il maestro al cospetto degli operai (L. Nono debate con obreros Italsider Genova su La Fabbrica illuminata, 1964), quando, come racconta lui stesso, «una volta nella realtà tumultuosa e incandescente di Cornigliano, ne fui sconvolto non tanto per la spettacolarità acustica e visiva apparentemente fantasiosa del laminatoio a caldo e di quello a freddo, o per l’implacabile ritualità negli altiforni per la colata, ma proprio per la violenza fisica, invece, con cui in quei luoghi mi si manifestava la presenza reale operaia nella sua complessa condizione».

6. Luigi Nono nel giugno 1970 (Persconferentie van Italiaanse componist Luigi Nono in Hilversum). Fotografia di Joost Evers / Fotocollectie Anefo, Nationaal Archief, CC0

Solo pochi giorni prima, al convegno nazionale organizzato dall’Istituto Nazionale Confederale di Assistenza (Inca) sul tema Il rischio da lavoro (Roma, 17-19 aprile 1964) il futuro Segretario generale Cgil Luciano Lama (1921-1996) a fronte di «un infortunio ogni venti secondi, un invalido permanente ogni dieci minuti, quindici morti per infortuni sul lavoro ogni giorno», attribuiva tali numeri non tanto all’aumento generalizzato degli occupati, quanto a quello «della intensità del lavoro e più in generale alle condizioni statiche e dinamiche dell’ambiente di lavoro».

Iniziava proprio in quel 1964 a farsi strada una maggiore consapevolezza, e da qui l’inserimento del tema nella strategia sindacale di contrattazione articolata e l’avvio di proposte legislative per l’emersione e il riconoscimento delle nuove patologie lavoro-correlate, indagando l’esposizione alle polveri, al rumore, in poche parole alle condizioni di lavoro in fabbrica.

7. Sciopero generale Industria e Agricoltura con il Segretario Cgil Luciano Lama. Spezzone del corteo del CdF Italsider “Oscar Sinigaglia” in via Gramsci, 9 maggio 1979. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 829

Per molta parte del pubblico si tratta di rumori inauditi in precedenza, violenti e stranianti. I fragori della calandra, gli stridii della lamiera e le parole degli operai registrate nel maggio 1964 da Nono ai laminatoi e all’altoforno dell’Italsider di Cornigliano per La fabbrica illuminata sono ascoltati a Genova per la prima volta in questa sera di gennaio del 1972, se si eccettua una esecuzione per pochi intimi organizzata coraggiosamente nel 1965 dalla sezione Italsider del partito comunista presso la società operaia di Cornigliano, replicata l’anno dopo (altrettanto semiclandestinamente) dalla sezione comunista dell’Asgen di Campi.

Per tre volte eseguita a Genova, per tre volte organizzata da organismi di fabbrica, l’opera, dedicata agli operai della Italsider di Genova-Cornigliano, era stata commissionata per il concerto inaugurale della sedicesima edizione del Premio Italia (in calendario a Genova) dalla Rai, che tuttavia non la manda in onda neppure dopo la sua prima esecuzione nazionale, al Teatro La Fenice il 15 settembre 1964, nel corso della Biennale di Venezia. Si tratta, ovviamente, di censura da parte della direzione, «a causa dei testi fortemente politicizzati e ritenuti offensivi nei confronti del Governo». Due anni dopo il caso nazionale seguito alla cancellazione di uno sketch di Dario Fo e Franca Rame a Canzonissima sugli infortuni nei cantieri, programmato nel corso della trattativa nazionale per il rinnovo del contratto in edilizia, è ancora una volta il tema del lavoro che uccide a inquietare l’ente diretto da Ettore Bernabei: «fabbrica dei morti la chiamavano/ esposizione operaia/ a ustioni/ a esalazioni nocive/ a gran masse di acciaio fuso».

8. Luigi Nono, La fabbrica illuminata (27.17.02 f.03); Archivio Luigi Nono, Venezia; © Eredi Luigi Nono (per gentile concessione di Nuria Schoenberg Nono, via Fondazione Archivio Luigi Nono)

I brevi testi che intercalano la composizione, oltre a quelli di Pavese (passeranno i mattini/ passeranno le angosce/ altri sassi e sudore/ ti morderanno il sangue/ non sarà così sempre/ ritroverai qualcosa) sono del poeta e drammaturgo Giuliano Scabia (1935-2021), che nel 1973 sarà impegnato con Franco Basaglia alla realizzazione del Marco Cavallo, l’equino di cartapesta azzurra simbolo della liberazione dei pazienti dell’ospedale psichiatrico di Trieste. Scabia, al seguito di Nono durante le riprese all’Italsider, aveva diligentemente annotato «parole, ordini, locuzioni gergali» raccogliendo le pubblicazioni sindacali di fabbrica e parlando con i lavoratori. Da qui, la prima parte della composizione, centrata sulle diverse esposizioni cui l’operaio è sottoposto durante il processo produttivo dell’acciaio: ustioni, esalazioni nocive, elevatissime temperature, fumi, frastuono.

Per tramite del compositore, dichiaratamente engagé, il tema marxista dell’alienazione del lavoro, filtrato attraverso le riflessioni di Marcuse sull’alienazione artistica, irrompe dunque nelle dinamiche della lotta difensiva caricando di ulteriori significati l’occupazione del sito poligrafico. Seppure assente dalla lettura politica che viene data all’evento, il senso complessivo di questo straniamento è misurabile tanto nelle dichiarazioni quanto nei volti del pubblico, su cui indugiano lo sguardo del regista e il montaggio del docufilm Concerto in fabbrica.

Nel documentario sono anche leggibili tutte le diffidenze della città verso linguaggi e culture di avanguardia, le afasie politiche e le latitanze istituzionali in tema culturale, le contraddizioni del caso genovese (luogo di conservazione per eccellenza, benché fucina autorale e importante crocevia di innovazione multimediale), la scarsa partecipazione generale dei lavoratori agli eventi espressamente dedicati (se ne lamentava nel 1969 Dario Fo, in occasione della rappresentazione locale del suo Mistero buffo), la labilità infine di quel contatto tra categorie di lavoratori in lotta troppo dissimili dalla cultura operaista ancora imperante nella capitale della siderurgia e dei traffici portuali per imporsi nel dibattito pubblico e nella memoria stessa del lavoro.

9. Un’altra esibizione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera, in piazza De Ferrari in occasione dello sciopero generale regionale a Genova del 29 settembre 1983. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 1930



Per approfondire

in biblioteca

Miguel Gotor, Generazione Settanta. Storia del decennio più lungo del secolo breve, Torino, Einaudi 2022
Marcello Flores e Giovanni Gozzini, 1968. Un anno spartiacque, Bologna, Il Mulino 2018
Fabrizio Loreto, Il sindacato nella città ferita. Storia della Camera del lavoro di Genova negli anni sessanta e settanta, Roma, Ediesse 2016
Luigi Nono, La fabbrica illuminata – per soprano e nastro magnetico a quattro piste (1964), edizione critica a cura di Luca Cossettini, Milano, Ricordi 2010
Donatella Alfonso e Luca Borzani, Genova, il ’68: una città negli anni della contestazione, Genova, Fratelli Frilli 2008
La cultura della fabbrica. Capacità ingegneristica e valentia operaia nell’etica del lavoro, 1880-1980, catalogo della mostra a cura di Eligio Imarisio, Genova, Le Mani 2006
Barabino & Graeve. Storia di una grande azienda grafica a Genova, catalogo della mostra a cura di Francesco Calaminici e Anna Zunino, Genova, Corigraf 1996
Armando Gentilucci, Introduzione alla musica elettronica, Milano, Feltrinelli 1972
Massimo Mila, Breve storia della musica, Torino, Einaudi 1963 (1^ ed.)



in archivio

Fondazione Archivio Luigi Nono Onlus, La fabbrica illuminata per voce femminile e nastro magnetico (da La genesi de La fabbrica illuminata)
Le citazioni di Luigi Nono e di Giuliano Scabia presenti nel testo sono tratte dalla scheda La fabbrica illuminata per voce femminile e nastro magnetico, all’url: http://www.luiginono.it/opere/la-fabbrica-illuminata/
Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Veneto e del Trentino-Alto Adige. Inventario dei fondi Nono Luigi e Fondazione Archivio Luigi Nono, a cura di Federica Ruspio, 2016-2017
Donatella Alfonso, La borghese ribelle, elegante e curiosa, che portò la cultura nel cuore di Genova, «Repubblica», 17 ottobre 2017



in audioteca

La fabbrica illuminata per soprano e nastro magnetico a 4 piste, di Luigi Nono, Marino Zuccheri, Giuliano Scabia, Giulio Bertola, Studio di Fonologia Rai (1955-1983), all’url: http://fonologia.lim.di.unimi.it/audio_ascolto.php?id=59


in videoteca

Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

CONCERTO IN FABBRICA (1972)

regia: Maurizio Rotundi
Scheda integrale 
Video (YouTube)
Durata: 01:20:00

L’orchestra del Teatro comunale di Genova e il maestro Maurizio Pollini tengono un concerto in una grossa fabbrica tipografica della città ligure, la Paragon, occupata dalle maestranze: l’iniziativa è documentata dalla macchina da presa.

Il film mette in evidenza l’ambiente della fabbrica dove il concerto ha luogo; l’attenzione e la partecipazione con cui gli spettatori – operai e sindacalisti con le loro famiglie – seguono la manifestazione musicale; il valore promozionale di questo esperimento, sottolineato nelle interviste con i lavoratori e con i musicisti dell’orchestra.

Il film-documentario Concerto in fabbrica è disponibile in streaming sulla piattaforma OpenDDB – Distribuzioni Dal Basso, insieme ad altri rari documentari del periodo della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico -AAMOD, al link: https://www.openddb.stream/film/concerto-in-fabbrica/


APOLLON, UNA FABBRICA OCCUPATA (1969)

regia: Ugo Gregoretti
Scheda integrale
Video (YouTube)
Durata: 01:06:00

Il film nasce dalla collaborazione tra un gruppo di intellettuali, coordinato da Ugo Gregoretti, e gli operai che occupano l’industria tipografica Apollon, sita sulla via Tiburtina a Roma. In forma di docu-fiction, il film ricostruisce le vicende della lunga occupazione della fabbrica, iniziata il 4 giugno 1967 e terminata nel dicembre 1968. La voce narrante è di Gian Maria Volonté.


LA TENDA IN PIAZZA (1971)

regia: Gian Maria Volonté
Scheda integrale
Video (YouTube)
Durata: 01:00:00

Il film racconta la lotta delle operaie e degli operai di cinque fabbriche italiane, la Cagli, la Coca Cola, la Filodont, la Luciani e la Metalfer. Gli operai delle fabbriche occupate decidono di alzare una tenda a Piazza di Spagna per propagandare la loro lotta ma il permesso, concesso dal Comune, viene negato dal Commissariato di Pubblica Sicurezza.

Ne consegue una lunga trattativa tra gli operai e il Commissariato. Gli operai spiegano l’attività di propaganda nel laboratorio di serigrafia della Coca Cola, occupata, dove si stampano manifesti, opuscoli, etc.



i documenti

Immagine di copertina: Manifestazione a Genova in occasione dello sciopero nazionale dell’industria. Spezzone del corteo dei lavoratori della Paragon occupata in via San Lorenzo, 21 marzo 1972. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 142

  1. Il concerto nella fabbrica tipografica Paragon di Genova. Orchestra del Teatro Comunale di Genova diretta dal maestro Bruno Martinotti. Archivio iconofotografico del Centro ligure di Storia sociale, fondo Gelasio Adamoli, scheda 1191
  2. Il senatore comunista Gelasio Adamoli, già sindaco di Genova, assiste al concerto nella fabbrica tipografica Paragon di Genova. Orchestra del Teatro Comunale di Genova diretta dal maestro Bruno Martinotti, 9 gennaio 1972. Archivio iconofotografico del Centro ligure di Storia sociale, fondo Gelasio Adamoli, scheda 1190
  3. Manifesto dell’assemblea generale aperta alla città delle categorie in lotta per il rinnovo dei contratti, con la partecipazione degli artisti, Genova 13 luglio 1979. Archivio storico Camera del Lavoro di Genova, Manifesti, scheda 109
  4. Manifestazione degli orchestrali del Teatro Comunale di Genova. Concerto in piazza De Ferrari, 29 settembre 1989. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 251
  5. Manifestazione a Genova in occasione dello sciopero nazionale dell’industria. Spezzone del corteo dei lavoratori della Paragon occupata in via XX Settembre, 21 marzo 1972. Archivio iconofotografico del Centro ligure di Storia sociale, fondo Camera del lavoro di Genova, scheda 1816
  6. Luigi Nono nel giugno 1970 (Persconferentie van Italiaanse componist Luigi Nono in Hilversum). Fotografia di Joost Evers / Fotocollectie Anefo, Nationaal Archief, CC0 http://proxy.handle.net/10648/ab99e0ea-d0b4-102d-bcf8-003048976d84
  7. Sciopero generale Industria e Agricoltura con il Segretario Cgil Luciano Lama. Spezzone del corteo del CdF Italsider “Oscar Sinigaglia” in via Gramsci, 9 maggio 1979. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 829
  8. Luigi Nono, La fabbrica illuminata (27.17.02 f.03); Archivio Luigi Nono, Venezia; © Eredi Luigi Nono (per gentile concessione di Nuria Dorothea Schoenberg, via Fondazione Archivio Luigi Nono)
  9. Un’altra esibizione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera, in piazza De Ferrari in occasione dello sciopero generale regionale a Genova del 29 settembre 1983. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 1930

 

 


Si ringraziano la signora Nuria Dorothea Schoenberg e la dott.ssa Valentina Burini della Fondazione Archivio Luigi Nono di Venezia per la cortese concessione all’utilizzo dell’immagine del manoscritto de La fabbrica illuminata © Eredi Luigi Nono