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I voucher aiutano il caporalato

In Liguria nel 2008 erano oltre 32 mila le persone che lavoravano rispetto al 2017; a Savona il gap tra 2008 e 2017 è di oltre 5 mila lavoratori, quasi tutti nell’industria manifatturiera. La prima emergenza del Paese è il lavoro. La Cgil misura i governi sul merito delle questioni, non risparmiando critiche e plaudendo quando i provvedimenti vanno nella direzione giusta. Una delle intenzioni espresse dal nuovo Governo affronta un problema reale, quello delle delocalizzazioni, ma non è chiaro a quali contributi ci si riferisca e se sono o meno previste protezioni per i lavoratori delle imprese che decidono di lasciare il nostro Paese nonostante le penali. Un altro tema di straordinaria attualità e delicatezza che non sembra affrontato in maniera soddisfacente è quello inerente agli ammortizzatori sociali e i voucher, dove nel primo caso il jobs act ne ha ridotto le tutele, e nel secondo si vogliono re introdurre. Se ciò accadesse, senza contare che questo strumento di pagamento toglie ogni dignità al lavoro e quindi alla persona, in agricoltura si favorirebbe il caporalato. La confusione del dibattito pubblico peraltro è tipica: i voucher ci sono ancora, solo che si chiamano Libretto Famiglia e Presto, strumenti che dopo la riforma del giugno 2017, hanno le stesse negative caratteristiche dei voucher ossia il riconoscimento di una paga oraria senza alcuna altra tutela contrattuale. E’ indubbio che il nuovo sistema, attivabile attraverso la piattaforma INPS, sia stato molto meno utilizzato dei voucher, ed è altrettanto indubbio che da quel momento sono tornate a crescere altre forme di lavoro, dal tempo determinato alla somministrazione, per citarne alcune. Lo testimoniano anche i dati del numero delle pratiche di disoccupazioni agricole fatte dal Patronato Inca sull nostro territorio (triplicate nel periodo gennaio – marzo 2018 rispetto allo stesso periodo degli ultimi 5 anni). Segno che ciò che è in discussione veramente nella richiesta di parte del sistema imprenditoriale, non è lo strumento per rispondere alle necessità occasionali, ma il tentativo di rimettere in discussione il diritto ad un lavoro strutturato e contrattualizzato. Ciò è particolarmente vero per i settori di cui si discute, agricoltura e turismo, settori caratterizzati da una forte stagionalità che hanno già contrattualmente previsto tutti gli strumenti idonei per rispondere alle esigenze di flessibilità espresse dalle imprese. Se si decide invece di trasformare la stagionalità in occasionalità non solo si apre la strada allo smantellamento del contratto nazionale di lavoro, ma di fatto si rischia di liberalizzare uno strumento che più che far emergere il lavoro nero è servito a coprirlo. In sostanza il percorso da compiere è tutto in salita, soprattutto per arrivare a un contratto collettivo nazionale di settore che riconosca a tutti i lavoratori tutele non rinunciabili né negoziabili.

 

Andrea Pasa è Segretario Generale Camera del lavoro Savona

Savona, 30 luglio 2018