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Il porto di Genova è la principale “industria” della città con i suoi 54 mila impiegati tra diretti ed indiretti. Allargando poi alle attività logistiche nelle regioni limitrofe, Piemonte e Lombardia, parliamo di 120 mila lavoratori che dipendono dalle sorti della città.

Il crollo del Ponte Morandi ha sicuramente messo in grave difficoltà le attività del Porto e nonostante lo sviluppo di questi anni, dopo la crisi economica il nostro sistema portuale ha saputo reagire con risultati che solo pochi anni fa sarebbero stati impensabili, raggiungendo e in qualche caso superando i porti del nord Europa, ma sapendo di dover affrontare un problema ormai antico e cioè quello della connessione efficace al Nord Italia e all’Europa.

Ma incombe un rischio, se non vogliamo farci sottrarre traffici dalla concorrenza Europea dobbiamo completare le opere già in cantiere e da troppo tempo in attesa di realizzazione o completamento.

La fortuna del nostro Porto ed il suo sviluppo si giocherà sul corridoio Reno-Alpi, che collega l’Europa da Sud a Nord e anche sul corridoio Mediterraneo Lisbona-Kiev.

Gronda, terzo Valico e nodo ferroviario di Genova, devono essere punti saldi, non si può perdere ancora altro tempo, sono infrastrutture fondamentali che porterebbero a raddoppiare i nostri traffici dagli attuali 2,5 milioni di TEU a 5 milioni di TEU. Per raggiungere questo risultato si dovrà anche puntare necessariamente al trasporto su ferro, oggi solo il 6% circa a Genova e tra il 18 e il 20% a Voltri, con l’obbiettivo di arrivare ad un 50% complessivo.

L’aumento dei traffici porterebbe più lavoro e più occupati nonostante l’introduzione di sistemi di automazione, ad esempio il porto di Voltri ha investito molto ed ha 22 nuove gru pronte per le future operazioni automatizzate e così dovrebbe essere nel futuro prossimo di calata Bettolo. Ma siamo certi che l’attività umana resterà fondamentale, certamente con la necessità di nuove competenze e di importanti investimenti nella formazione consentendo così l’offerta di nuova buona occupazione. Ne è prova il dato attuale di movimentazione dei container, ancora oggi gli operatori del nostro Porto con il sistema manuale sono più produttivi dei sistemi automatizzati del nord Europa.

Ciò è dovuto all’alta professionalità dei lavoratori portuali e all’organizzazione del lavoro, con un unico articolo 17 (Culmv) che garantisce una forte flessibilità necessaria alla tipologia del lavoro, e uno strutturato articolo18 (dipendenti dei terminal). Fondamentale sarà la definizione del cosiddetto “organico porto” così come previsto dal correttivo porti della Legge ex 84/94.

Ma attenzione, senza questi presupposti, sarà difficile anche solo mantenere gli attuali traffici ed è per questo che occorre mettere subito in sicurezza il lavoro portuale ed i lavoratori del porto con misure economiche straordinarie che ci aspettiamo di trovare nelle modifiche al decreto Genova, oggi insufficienti. Non è certo il costo del lavoro, come detto da qualcuno, ad essere il principale problema del nostro porto, basterebbe vedere le retribuzioni dei lavoratori portuali dei nostri principali competitor in Europa per capire che non si tratta di questo… Piuttosto si pensi ad investire sul futuro.

 

Igor Magni                                                Enrico Poggi

Segretario Confederale Cgil Liguria    Segretario Generale Filt Cgil Genova