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In questi giorni alcuni parlamentari liguri hanno esultato per l’arrivo in Liguria di 159 milioni di euro dedicati al trasporto pubblico locale compreso quello ferroviario. A dispetto di quello che si può immaginare non si tratta di una buona notizia e chi ha esultato evidentemente è poco informato sul settore. I soldi infatti fanno parte del riparto previsto per legge e non sono risorse aggiuntive. Il decreto interministeriale con il quale vengono suddivisi tra le Regioni 3,89 miliardi, costituisce una procedura già disciplinata che prevede che, ad ogni inizio anno, venga anticipato l’80 per cento del Fondo nazionale e alla Liguria spetta il 4,08%. Ora, da alcune indiscrezioni in rete, parrebbe ci sia in previsione il superamento di un provvedimento contenuto nella legge di bilancio 2019 che prevede il taglio (definito più elegantemente accantonamento) di 300 milioni al Fondo. Questa sì sarebbe una buona notizia, ma al momento si tratta solo di annunci sui social. La realtà, almeno sul trasporto pubblico locale, è molto lontana da questa nuova politica fatta di annunci via etere. Il settore del trasporto pubblico locale soffre da anni per la carenza proprio di finanziamenti e di conseguenza, le imprese di trasporto difficilmente riescono a mettere in campo investimenti adeguati per rinnovare il parco mezzi, ormai fra i più vecchi d’Europa, e a maggior ragione non riescono ad acquistare mezzi meno inquinanti. Il combinato disposto di questi due fattori (taglio ai finanziamenti più mancanza di investimenti) determina il decadimento della qualità del servizio, lo spostamento verso la mobilità privata, la riduzione dei ricavi da biglietti, il congestionamento delle città e il peggioramento dei dati sull’inquinamento. Nella legge di stabilità 2019 è totalmente assente qualsiasi accenno di politica industriale che trovi una soluzione alla crisi del settore. Sono assenti le scelte strategiche che dovrebbero partire da una seria campagna di investimenti pubblici in aggiunta a quelli già stanziati dal piano del precedente Governo “Connettere l’Italia”; occorrono risorse mirate a rinnovare i mezzi – contribuendo così anche a dare una boccata di ossigeno all’indotto dell’industria produttrice – secondo logiche di mobilità sostenibile, che spostino quote di traffico dal mezzo privato al servizio pubblico. E’ in questa ottica che entriamo nella discussione sul Piano Urbanistico per la Mobilità Sostenibile della città di Genova e nel dibattito su quale mezzo, tram o filobus, si debba investire per il servizio lungo le quattro direttrici principali genovesi, senza dimenticare però di essere a Genova, dove le linee collinari servono più del 40 per cento dei cittadini. E senza dimenticare che una attenzione particolare va rivolta alla Valbisagno, completamente sprovvista di collegamenti ferroviari: bisogna cercare una modalità di connessione  con il centro che sia veloce e che sia aggiuntiva all’autobus, in modo da soddisfare l’esigenza di mobilità di un territorio che da troppo tempo è stato considerato solo nelle campagne elettorali. La tranvia su quel territorio potrebbe essere la risposta adeguata, tenendo  conto preliminarmente delle esigenze dei cittadini, dei flussi di carico dei punti di origine e destinazione degli utenti, delle interferenze con i mezzi di trasporto privati. Anche il fattore economico è un elemento determinante, a causa degli elevati costi di realizzazione e di  gestione a carico all’azienda di trasporto genovese, elementi che potrebbero far pendere il piatto della bilancia verso altre tecnologie alternative al tram, con caratteristiche meno impattanti sia sotto il punto di vista economico che infrastrutturale. Con Comune e Città Metropolitana condividiamo la scelta di indirizzarsi verso una strategia di mobilità urbana con mezzi che si muovano in sede protetta con conseguente miglioramento del servizio e restiamo in attesa di conoscere gli investimenti realmente disponibili per questo obiettivo. Il fattore economico, infatti, è sempre la discriminante, ma non deve essere utilizzato strumentalmente per realizzare un’opera a basso costo, poco utile al territorio e solo per soddisfare le esigenze corporative di alcune categorie.

Laura Andrei

Segretaria Generale Filt Cgil Liguria

 

Andrea Gamba

Segretario Filt Cgil Liguria