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Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei Porti ha un ruolo fondamentale in termini di
equità sociale e per ciò che attiene la sostenibilità e capacità competitiva del settore, in armonia con le altre previsioni contenute dall’ordinamento giuridico nazionale, rappresenta un valore insostituibile di regolazione.

La validità dell’intuizione delle parti stipulanti di dotare la riforma portuale del 1994 di un
Ccnl unico di settore ha trovato le risposte positive nel lungo periodo di stabilità sociale, economica e sviluppo che conseguentemente si è realizzata.

Periodo che si è allungato fino ai giorni nostri certificando una, seppur lenta, costante crescita di volumi delle merci movimentate nei porti italiani riportandole sui valori ante-crisi 2007.

Oggi, rispetto all’impostazione tradizionale del termalismo portuale conosciuto, il “mutamento genetico” in atto – attraverso l’ampia partecipazione delle compagnie di navigazione e di fondi finanziari nelle mappe degli assetti societari in molti porti italiani – fa registrare un deciso condizionamento anche sul tavolo contrattuale.

Una strategia che ci appare chiara, rivolta a ricavare tagli di costi lungo le filiere di trasporto a spese dei lavoratori dei porti e delle condizioni di lavoro e di sicurezza.

Il tutto ratificato dal “silenzio assenso” del Governo e del Ministero competente che, oltre ad eludere ogni richiesta di confronto delle OO.SS., sembra perseguire obiettivi disarticolati e dettati più da una strategia rivolta a destrutturare il sistema di regole in essere.

Vengono trascurati, di fatto, i molti problemi che vanno periodicamente ad incrementarsi a
causa di una gestione contraria alla logica di sistema Paese, quindi contraria a perseguire l’interesse generale, adottata damolti Presidenti di AdSP, ancora riluttanti a svolgere il loro ruolo di garanti del funzionamento e la redditività delle infrastrutture pubbliche secondo la normativa vigente novata nel 2017.

La fase di stallo in cui è finita, lo scorso 12 aprile, la trattativa per il rinnovo del Ccnl dei porti a causa delle rilevanti indisponibilità datoriali su temi quali la difesa del fattore lavoro e le sue peculiarità assume un carattere di pesante gravità e crea un livello di preoccupazione delle scriventi molto alto e che, inevitabilmente, apre una stagione conflittuale di pari entità.

Per tutto quanto esposto le scriventi OO.SS. nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti indicono una prima giornata di mobilitazione nazionale e proclamano, per il giorno 23 maggio
2019, lo sciopero nazionale di 24 ore.

L’astensione dal lavoro riguarderà tutti i lavoratori degli Organici Porto e comunque tutti i
dipendenti delle imprese ex art. 16/17/18 della Legge 28 gennaio 1994 n. 84 e dei dipendenti delle AdSP.

In relazione alla tutela dei diritti minimi essenziali garantiti, l’astensione dal lavoro si svolgerà nel rispetto delle previsioni contenute nel Ccnl dei lavoratori dei porti all’art. 49 le cui norme tecniche di attuazione verranno di seguito comunicate.

Le Segreterie Nazionali

Filt-Cgil  Fit-Cisl  Uiltrasporti