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Nell’articolo a firma Simone Gallotti del 30 luglio scorso viene ripresa una discussione sulle aree cittadine per fantomatici insediamenti di nuove aziende e ancora una volta si parla solo delle aree ex Ilva oggi Acciaierie d’Italia.

Sappiamo che nel territorio genovese le aree dismesse e abbandonate sono diverse, ma le Istituzioni non hanno ancora risposto alla richiesta del sindacato di ricognizione di quelle disponibili per fare il quadro di questi spazi informandolo e magari presentandogli una idea di maggior insediamento industriale in città. Senza industria, senza la produzione primaria, questa città regredisce da un punto di vista occupazionale e sociale, e serve una industria che sia aggiuntiva non sostitutiva di attività presenti, sapendo che dire green non significa, come qualcuno ipotizza, cancellare il manifatturiero.

Leggo che vi sarebbe un’azienda della cantieristica che pensa di usare le aree in concessione demaniale e legate all’Accordo di Programma Ilva per sue attività, ma si dimentica che il Governo, per voce dei Ministri Giorgetti e Cingolani, ha annunciato la volontà di un enorme investimento per Acciaierie d’Italia per Taranto ma anche per Genova e gli altri stabilimenti. Non sappiamo se questo si realizzerà, ma vogliamo andare a vedere e contrattare tale prospettiva. Mi sembra che tutti quelli che parlano di sostituire la siderurgia con altre attività evidentemente non si fidano degli annunci di Giorgetti e Cingolani e considerano queste ipotesi destinate al fallimento.

Le ipotesi e gli annunci del governo, se concretizzate, avrebbero necessità di tutto il milione e centomila metri quadri  oggi in concessione alla siderurgia e credo anche la necessità di nuove assunzioni anche di qualità.

Il Sindacato è autonomo dai governi ma non per questo rifiuta il confronto su questi temi come invece sembra essere l’atteggiamento delle Istituzioni e Rappresentanze Industriali genovesi. Per questo bisogna attendere il Piano Industriale del Governo  e di Acciaierie d’Italia senza fughe in avanti pericolose che possano amputare quel progetto.

Tra l’altro è utile ricordare che su quelle aree l’Accordo di Programma vincola tutti giuridicamente al rispetto di tale accordo e che eventuali modifiche sono vincolate al volere di tutti i soggetti firmatari.

Credo sia necessario un confronto sul futuro industriale a Genova perché idee come sostituire la siderurgia ma anche cancellare il settore Automazione da un grande gruppo come Leonardo abbiano il fiato corto e guardino solo all’aspetto finanziario e non industriale.

La Cgil e le sue categorie sono pronte al confronto ed in assenza di ciò si mobilitano e lottano.

 

Bruno Manganaro

Coordinatore Politiche industriali Cgil Genova