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Energie rinnovabili e combustibili fossili: uno spunto di riflessione sul futuro di Ansaldo Energia

La cosiddetta transazione energetica (il passaggio dall’utilizzo dei cobustibili fossili, come gas e carbone, all’utilizzo delle energie rinnovabili) è al centro delle politiche economiche del Governo Draghi, in linea con il piano strategico della UE (Recovery Plan) che destina ben 70 miliardi di euro, sui 210 complessivi spettanti all’Italia, al Ministero della Transizione Ecologica che fa capo a Roberto Cingolani.
In un’intervista di qualche settimana fa il Ministro Cingolani sostiene che entro il 2030 in Italia il 70% di energia elettrica totale dovrà essere prodotta da centrali che utilizzano energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico ecc ecc): è un obbiettivo in linea con le indicazioni della UE e dalla IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) per ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro i prossimi 10 anni.

Nel mondo la quota di investimento in energia definibile “GREEN” nel decennio 2020-2030 salirà dal 31% al 55% dell’investimento medio globale e nel decennio successivo arriverà al 63%. Sempre secondo la IEA l’impiego del gas a livello globale dovrà diminuire del 55% e azzerarsi quello del carbone nei prossimi 30 anni.
Il gas naturale è combustibile fossile di maggior resilienza, ma con andamenti differenziati per aree: in crescita nell’area asiatica (come sostituto del carbone) ma in lento declino nelle aree avanzate.

Questo è lo scenario che avremo di fronte nei prossimi anni e che merita, secondo noi, una riflessione comune sul futuro di Ansaldo Energia, produttore di centrali elettriche e gas.

Questi “freddi” dati indicano infatti che, anche se l’impiego del gas per generare elettricità non scomparirà all’improvviso (per nostra fortuna…) e la sua sostituzione con le energie rinnovabili sarà graduale, la direzione verso la GREEN ECONOMY sembra predominante.

A queste tendenze di fondo registriamo (purtroppo) anche campagne mediatiche (che non poche volte si intrecciano con campagne elettorali…), che noi non condividiamo, dove l’utilizzo del gas nelle centrali elettriche in Italia viene demonizzato: il clima non idilliaco, per usare un eufemismo, che si registra a Vado Ligure, La Spezia, Civitavecchia ecc ecc è esemplificativo.

Secondo JP Morgan queste “scomuniche verdi” creeranno nel nostro settore a livello mondiali un buco di investimenti pari a 600 miliardi di dollari da qui al 2030.

Per questi motivi crediamo valga la pena approfondire l’argomento e riflettere, tutti insieme, su una possibile diversificazione della produzione di Ansaldo Energia, affiancando al gas, segmenti di quello che oggi viene chiamato GREEN POWER (eolico, fotovoltaico, batterie elettriche ecc ecc).

Una riflessione che guarda al futuro, che punta ad una prospettiva e che deve vedere necessariamente in prima fila il Governo, che attraverso la CdP è azionista di maggioranza assoluta di Ansaldo Energia.

Rsu Fiom Ansaldo Energia