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Caro Sindaco,

vogliamo una città che permetta a tutte e tutti di realizzarsi, sviluppando appieno il proprio potenziale, indipendentemente dalle condizioni sociali di partenza e dai quartieri di provenienza, perchè pensiamo che un buon mondo è quello in cui si possono indirizzare i
propri sforzi verso ciò che si ha scelto e non verso ciò che è stato determinato dalla lotteria del destino.

La scuola, in questo, dovrebbe giocare un ruolo cruciale. Sempre di più invece fallisce nell’essere motore di promozione sociale e semplicemente certifica l’immobilismo del Paese: chi nasce in contesti privilegiati seguirà un certo percorso di studi e avrà una certa carriera, chi proviene da contesti di maggior fragilità viene avviato al lavoro, che,
se c’è, è spesso precario e malpagato.

La priorità quindi non è solo “costruire una scuola”, ma un vero e proprio intervento di riqualificazione urbana per destinare un edificio a liceo comunale, con impianti sportivi e auditorium anche ad uso del territorio. In particolare in Valpolcevera, dove si trovano quartieri con un’alta concentrazione di giovani ma una elevata dispersione scolastica. Una scuola che dovrebbe essere accessibile a tutti senza rette di ingresso e organizzata secondo forme di didattica alternativa e  innovativa e con servizi di doposcuola. Dovrebbe essere uno spazio fruibile da tutto il quartiere, elemento di aggregazione sociale,
realizzato secondo una progettazione partecipativa e ispirato a criteri
di sostenibilità ambientale.

Abbiamo letto l’annuncio enfatico di una nuova scuola per la Valpolcevera, perfetto per coprire la discussione del bilancio e dei suoi esiti: Genova conferma il taglio alle risorse per la scuola e l’aumento delle spese per la sicurezza.

Anche per questo l’opposizione, compatta, ha votato contro il bilancio proposto da Bucci. È giusto che il Consiglio comunale discuta per giorni senza che il Sindaco inserisca l’impegno di spesa per questa nuova scuola nel bilancio?

Studenti e studentesse scendono in piazza perché le scuole genovesi sono gelide e i riscaldamenti non funzionano e la loro voce non viene ascoltata. È giusto che scelte importanti per la città si prendano tra pochi privilegiati che ne discutono senza coinvolgere nessuno?

Negli ultimi anni le rette per le scuole comunali, come il Deledda international, sono sempre aumentate, creando, di fatto, un liceo d’elite a cui è difficile accedere. È giusto che le scuole comunali invece che favorire l’inclusione siano escludenti? E, quindi, quali saranno i criteri di ammissione, i modelli di valutazione e di conseguenza i titoli rilasciati?

A Genova la situazione del lavoro giovanile è allarmante: il 54% ritiene che Genova possa soddisfare poco e pochissimo le sue esigenze lavorative. È giusta una scuola che “prepara al lavoro immediato”, che nella nostra città vuol dire indirizzare a cattivi lavori, invece che
dare gli strumenti per emanciparsi?

Elena Bruzzese Flc Cgil
Lorenzo Azzolini Genova che osa
Stefano Kovac Arci Genova