L’università sotto attacco: i tagli, le riforme e lo sciopero precario
Il governo Meloni e la ministra Bernini hanno deciso di tagliare oltre 500 milioni di euro dal finanziamento delle università italiane, cancellando anche il Piano Straordinario 2025-2026, che prevedeva 100 milioni di euro. Questa scelta mette a rischio il futuro di tanti precari e strutture universitarie. Attualmente, ci sono più di 40 mila precari negli atenei italiani: tra ricercatori a tempo determinato (circa 10 mila), assegnisti (25 mila), borsisti, docenti a contratto, tecnici, amministrativi e bibliotecari. Il governo ha anche proposto di moltiplicare le figure precarie, spesso senza diritti né tutele, con l’obiettivo di sostituire le figure stabili con contratti temporanei. Questa proposta, nota come Ddl 1240, rischia di aumentare ancora di più il precariato, senza offrire prospettive di stabilità ai ricercatori. Per fortuna l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani (ADI) e la Federazione Lavoratori Conoscenza Cgil, hanno presentato un esposto europeo che nel frattempo ha sospeso il progetto di legge ma che in queste settimane prova a riavviarsi anche con il sostegno di CRUI e CONPER (gli organismi di Rettori e Presidenti di Enti pubblici di ricerca nazionale). Con i fondi del PNRR, si è assistito a una crescita esponenziale di assegnisti e ricercatori a tempo determinato, ma questa situazione è destinata a finire entro il 2027, lasciando molti senza lavoro stabile. La crescita dei contratti di ricerca e dei dottorati è stata enorme, ma ora si prospetta un drastico ridimensionamento delle risorse disponibili. Per questo motivo, lo scorso 12 maggio abbiamo organizzato mobilitazioni e uno sciopero dei precari dell’università, per chiedere più risorse, stabilità e un futuro più giusto per il mondo accademico. La nostra battaglia è anche contro le politiche che favoriscono spese militari e guerre, a discapito dell’istruzione e della ricerca. Anche all’Università di Genova, in occasione dello sciopero, si è svolta l’assemblea dei precari alla quale abbiamo partecipato convintamente: pesanti ripercussioni riguardano anche il nostro Ateneo dove a causa dei tagli ai finanziamenti si assisterà ad una espulsione dei ricercatori precari, con una ripercussione sul diritto allo studio, alle capacità di attrazione verso nuovi studenti, alla progettualità di una Università accogliente, aperta e con più servizi per gli studenti. Sarebbe perciò fondamentale che le istituzioni locali ascoltassero le richieste di chi lavora e studia nelle università. Lo sciopero precario del 12 maggio ha rappresentato non solo una protesta contro le condizioni lavorative dei precari universitari, ma anche un richiamo all’importanza di investimenti strategici nel settore dell’istruzione superiore. La richiesta è quella di un sistema più equo, stabile e democratico, capace di rispondere alle sfide della società contemporanea senza ricorrere a politiche che alimentano precarietà e disuguaglianze. Solo investendo in risorse e stabilità potremo costruire un sistema più giusto, democratico e di qualità. La Flc Cgil a sostegno di questa lotta ha già indetto un momento nazionale di confronto sabato 24 maggio a Roma, aperto a tutto il precariato del mondo della conoscenza. I referendum contro la precarietà dell’8 e 9 giugno sono una ulteriore tappa, fondamentale, per poter cambiare in meglio il Paese. La nostra mobilitazione continua, perché l’università pubblica e democratica merita di essere difesa e rilanciata!
Stefano Boero
Responsabile Flc Cgil Università di Genova