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La relazione del Segretario Generale Cgil Genova Igor Magni all’evento in occasione dei 50 anni di solidarietà Italia-Vietnam:

Buongiorno a tutte e tutti.

Prima di tutto voglio ringraziare l’Autorità di Sistema Portuale che ci ospita e che ha
deciso di supportare questa nostra iniziativa che vede anche l’allestimento, nella
prestigiosa sala delle Compere, della mostra fotografica che abbiamo inaugurato
lunedì scorso e che vi consiglio di visitare. Le immagini che vedrete sono altamente
evocative così come prezioso è il lavoro contenuto nel video dell’Archivio dei
Movimenti che abbiamo visto. (Ricordo che, tra l’altro, il video ha vinto l’edizione di
Archivissima di quest’anno e tramite il suo Presidente mi complimento con
Archimovi per l’ottimo risultato). Ovviamente ringrazio l’Associazione Italia
Vietnam e in particolare Mauro Cotogno che ci ha coinvolti in queste iniziative.
Come ben illustrato nella relazione del dr. Tringali quegli anni furono caratterizzati
da un grande spirito di solidarietà trasversale al mondo del lavoro e alla società,
valore che ispira l’azione delle Camere del Lavoro sin dalle origini.

La Australe trasportava farmaci e ogni genere di beni per aiutare una popolazione
stremata dalla guerra e da una lunga lotta per l’indipendenza. Ma il carico della
Australe era anche qualcosa in più e che guardava al futuro; lo ricordava bene
Tringali: macchine tessili, venti scuole totalmente equipaggiate, venticinque case prefabbricate, una quantità di materiale molto prezioso, uno sforzo enorme frutto di
una raccolta straordinaria e collettiva.

Gli anni settanta sono stati anni belli e terribili allo stesso tempo: anni di grandi
conquiste ma anche anni in cui si consumarono grandi tragedie.

A settembre, ai Luzzati, abbiamo ricordato il colpo di stato che sconvolse il Cile: era
1973. In quegli anni in Italia era ancora vivo il ricordo della guerra, della dittatura e
della Resistenza, ed era ancora forte la cultura antifascista. C’erano ancora i
protagonisti, donne e uomini che avevano vissuto la seconda guerra mondiale, la
dittatura nazi fascista e che avevano messo a repentaglio la loro vita e quella dei loro
cari per ottenere un Paese libero e democratico. Il mondo del lavoro era stato tra quei
protagonisti e sapeva cosa significavano la guerra, la dittatura, la Resistenza. Il
mondo del lavoro si mobilitò anche per il Cile: ci furono manifestazioni e atti
concreti di solidarietà: alcuni giorni dopo il Golpe i sindacati genovesi costituirono
un Comitato unitario antifascista di difesa democratica con lo scopo di promuovere
atti concreti a sostegno del popolo cileno.

Le manifestazioni per Cile e Vietnam hanno molti tratti in comune, a partire
certamente dalla chiave antiamericana, ma anche la determinazione di donne e
uomini che sapevano cosa significava essere privati della libertà e che nelle loro lotte
miravano alla pace, al ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ispirando
l’articolo 11 della nostra meravigliosa Costituzione.

Dopo gli anni delle guerra fredda ci siamo illusi che questa sarebbe stata la regola, ci
siamo illusi che la diplomazia e la volontà di pace avrebbero prevalso sempre come
logica per sedare le tensioni che si sarebbero generate tra stati, lasciando l’uso delle
armi al tragico ed imperituro monito dei cimiteri affollati dai morti di tutte le guerre,
ma purtroppo non è così e sono tanti i campi di battaglia che straziano cittadini,
donne uomini, anziani e bambini coloro che pagano da sempre il prezzo più alto di
fronte a queste situazioni, logica davanti alla quale non ci arrendiamo, lavorando per
una sempre maggiore consapevolezza di lavoratrici e lavoratori davanti a quanto
succede, provando a gettare le basi a partire proprio da quel mondo del lavoro che ha
più volte dimostrato come si possa vivere insieme, in pace, senza essere usati come
pedine di una scacchiera che troppo spesso lo usa, lo colpisce e che ha dimostrato, a
partire dalla vicenda che ricordiamo oggi, come dal mondo del lavoro nasca la vera
solidarietà e come da questa possano avviarsi percorsi di cooperazione per la pace
che hanno radici nella convivenza e nella condivisone.

Purtroppo, ancora oggi, assistiamo a realtà drammatiche: prima la guerra in Ucraina,
ora la tragedia che si sta consumando in medio oriente: per entrambe, la Cgil chiede il
cessate il fuoco ed è scesa in piazza, e continuerà a farlo, per manifestare
pubblicamente il proprio dissenso all’escalation di violenza e per chiedere che i
conflitti vengano risolti con il dialogo e con la mediazione e non con la violenza. Nei
primi mesi di guerra in Ucraina nella primavera del 2022, la Camera del Lavoro ha
risposto alla richiesta di generi alimentari, vestiti, coperte, medicinali e altro
materiale organizzando una raccolta tra i lavoratori che in pochi giorni ha riempito un container che abbiamo portato fisicamente a destinazione. E’ stata una iniziativa del
tutto naturale perché figli di quella storia che ricordiamo qui oggi e che ha radici
lontane che affondano nelle camere del lavoro di fine ottocento e che arriva ai giorni
nostri con le iniziative di cooperazione sociale che, ad esempio, l’associazione
Progetto e Sviluppo collegata al nostro sindacato, ha portato avanti dalla sua
fondazione nel 1993 in Italia e in molte parti del mondo: Cambogia, Brasile, ex
Jugoslavia, Palestina, Eritrea, Nicaragua, Repubblica Domenicana, Cuba, El
Salvador, Argentina, Ecuador, Bolivia e certamente nel Vietnam.

Oppure ancora le attività dell’associazione Genova Solidale della quale siamo partner
fondatori, con i progetti e le concrete attività di contrasto alle nuove povertà in Italia
e nell’accoglienza di quei migranti che qualcuno indica come invasori o addirittura
croceristi, ma che muoiono a centinaia nei nostri mari nel tentativo di guadagnarsi un
futuro che altrimenti non avrebbero.

Manifestazioni, proteste, azioni concrete di solidarietà, il lavoro delle donne e degli
uomini: un filo comune che ci ricorda come parlare delle lotte operaie di quei giorni
drammatici significa leggere dentro di noi per comprendere come l’unità di
lavoratrici e lavoratori, la forza che hanno saputo esprimere in momenti così
drammatici, siano le fondamenta sulle quali costruire un futuro diverso e migliore che
non lascia indietro nessuno e che include chi oggi ha bisogno ed è in cerca di
speranza, rappresentanza, giustizia sociale, in particolare donne e giovani, quella
rappresentanza che il nostro sindacato deve saper offrire a tutte e tutti e per la quale dobbiamo lavorare con sempre maggiore intensità insieme a tutte le forze civiche, le
associazioni, gli altri sindacati.

Approfitto di questa occasione per ricordare che domani ci sarà lo sciopero contro la
legge di bilancio. Lo sciopero riguarda il personale del pubblico impiego, della sanità,
dei trasporti, di scuola e università, le poste e tutte quelle categorie di lavoratori che
sono soggetti alla legge 146. Invito tutti alla manifestazione che domattina partirà dal
Terminal Traghetti e vi ricordo che il 24 sarà sciopero per tutti gli altri comparti. Non
si tratta di uno sciopero esclusivamente economico: si chiede il rinnovo dei contratti e
migliori condizioni economiche per lavoratori dipendenti e pensionati, e chiediamo di
dire basta al precariato che penalizza i nostri ragazzi, ma vogliamo anche
investimenti in scuola e sanità, il superamento della legge Fornero perché i ragazzi di
oggi abbiamo diritto ad una pensione domani, perché chi oggi lavora da una vita
possa finalmente essere collocato dignitosamente a riposo. Cgil e Uil chiedono
maggiori investimenti nei settori pubblici, università, trasporto pubblico locale, nuove
assunzioni e risorse che sostengano i servizi pubblici e universali.

Bisogna agire su salute e sicurezza sul lavoro dove continua inarrestabile la scia di
infortuni purtroppo anche mortali, servono nuove politiche industriali che guardino ai
giovani e allo sviluppo sostenibile, soprattutto nella nostra città che nella giornata di
oggi vede i lavoratori di Acciaierie d’Italia in sciopero per la difesa del proprio
stabilimento, per il futuro di quei lavoratori, ma anche per la difesa futura di quei
posti di lavoro.

E all’elenco manca anche una riforma del fisco, unico strumento per trovare le risorse
e ristabilire condizioni di equità nel Paese con una lotta all’evasione fiscale che sia
reale. Cgil e Uil chiedono una attenzione particolare al mondo degli appalti e
subappalti dove spesso si annidano condizioni di lavoro inaccettabili dal punto di
vista normativo, economico e della sicurezza.

Voglio fare un passaggio anche sul disegno di legge sull’autonomia differenziata che
sta portando avanti il Governo e che è diametralmente opposto a quanto sarebbe
necessario al nostro paese.

L’autonomia differenziata favorirebbe ancora di più la differenza tra regioni creando
un divario incolmabile tra nord e sud. E chi pensa che la nostra regione ne trarrebbe
giovamento sbaglia. Nel mondo della globalizzazione pensare di creare un proprio
recinto è anti storico ma soprattutto chi pensa questo non considera che tra le regioni
del nord la Liguria è quella più vicina al sud del paese. Abbiamo indicatori economici
fortemente preoccupanti: siamo la regione più vecchia, siamo quella dove il rapporto
tra numero degli infortuni in riferimento agli occupati è il più alto d’Europa, siamo
quella dove sul lavoro si muore di più, con un aumento esponenziale del lavoro
precario e prospettive di sviluppo economico che sempre di più sembrano guardare al
lavoro stagionale e part time.

La Cgil chiede un altro modello di sviluppo che sappia tenere insieme buona
occupazione e ambiente, perché gli effetti dei cambiamenti climatici non ce li
possiamo permettere, né dal punto di vista etico e sociale né da quello economico.

Non sono principi rivoluzionari, sono tutti valori contenuti nella Costituzione
Italiana, nata dalla Resistenza e dalla guerra di Liberazione che badate bene non
prevede il Presidenzialismo, ma bensì un forte bilanciamento dei poteri tra Presidente
della Repubblica, Primo Ministro con al centro il valore del Parlamento. Anche
questa è una forzatura: si vuole una donna o uomo soli al comando con tutti i pericoli
e i rischi che questo comporta. Guardate è la storia che lo insegna: per la libertà i
popoli sono pronti a combattere, lo facevano 50 anni fa, lo hanno fatto prima e dopo,
lo fanno ora. Solo se c’è libertà c’è la pace.

Concludendo questa iniziativa e ringraziando ancora i relatori, una considerazione:
ritengo gravi gli attacchi che da più parti arrivano ai sindacati, a chi “osa” contestare
politiche regressive, che chiedono sacrifici ai soliti noti come sempre in questo paese,
al Governo e al ministro dei trasporti che ricorda di essere tale solo quando si parla
dei nostri scioperi e di ponti sullo stretto, diciamo che la nostra risposta sarà la
riuscita di questi scioperi garantiti dalla costituzione e regolamentati, anche fin
troppo, da leggi come la 146. Per questo vi invito tutti ad essere con noi in piazza
domani e il 24 novembre per sostenere le giuste lotte per il lavoro e per una società
migliore, che si fa carico dei bisogni delle persone… noi non ci fermeremo.

Grazie a tutte e tutti.