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Condanne dure agli antifascisti, irrisorie agli agenti che picchiarono un cronista
Anpi e Cgil: preoccupanti i segnali dal processo per i fatti di Corvetto

La scelta dei giudici di primo grado di condannare a pene da nove mesi fino a quattro anni 43 dei 47 manifestanti rinviati a giudizio per i fatti di piazza Corvetto, dove il 23 maggio 2019 si svolgeva la manifestazione antifascista contro il comizio di Casapound nella vicina piazza Marsala, si scontra drammaticamente contro un’altra sentenza relativa alla stessa vicenda, e cioè quei 40 giorni a cui furono condannati quattro agenti del Reparto Mobile che massacrarono a manganellate le mani del cronista di Repubblica Stefano Origone, mentre si proteggeva dalle botte dei poliziotti e che, nonostante gridasse di essere un giornalista, era stato messo senza alcuna pietà nel mirino perché ritenuto un manifestante.
Al di là delle responsabilità oggettive dei singoli manifestanti, gli avvocati hanno sottolineato come non ci fu alcun ferito tra i poliziotti a differenza di quanto accaduto a Origone – per il cui ferimento con esiti permanenti gli agenti sono stati condannati per lesioni colpose e non dolose – ci preoccupano due fatti: il mancato accoglimento delle ragioni attenuanti, in primo luogo l’antifascismo, visto che quel comizio di Casapound, allora partito e attualmente tornato ad essere movimento, si rifà largamente e apertamente a idee e modi del fascismo, e la scelta dei giudici di pronunciare condanne superiori a quelle chieste dalla pubblica accusa, quasi fosse un avvertimento.
Anpi e Cgil erano stati tra i promotori di quel presidio ed erano in piazza insieme a molti altri. Anpi e Cgil continueranno ad esserci ogni volta che i neofascisti torneranno a rivendicare di riunirsi nel cuore di una città medaglia d’oro della Resistenza.

ANPI GENOVA E CAMERA DEL LAVORO DI GENOVA