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Viviamo in uno strano Paese: si è passati da voler “abolire la povertà” (magari), ad abolire i poveri. Dal reddito di cittadinanza, che nelle intenzioni avrebbe dovuto elevare la condizione di migliaia di cittadine e cittadini in condizioni di difficoltà, si è passati con messaggino all’azzeramento dell’assegno mensile per migliaia di cittadini. Oltre 160 mila famiglie si sono viste togliere dall’oggi al domani una fonte di reddito che rappresentava una vera e propria ancora di salvezza. In questi giorni l’Inps ha pubblicato l’aggiornamento dei dati: le elaborazioni dall’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria confermano anche nella nostra regione il rallentamento nella richiesta e nella percezione dei trattamenti di reddito e pensione di cittadinanza. I nuclei richiedenti in Liguria dei trattamenti di reddito più pensione di cittadinanza nel periodo gennaio – giugno 2023 sono stati 9.711 contro i 16.452 dello stesso periodo dell’anno precedente. A Genova, rispetto al reddito di cittadinanza, a giugno 2023 il numero dei nuclei è stato di 7.773 per 13.575 persone coinvolte con un importo medio mensile di 542,60 euro. Nella provincia di Genova le sospensioni del reddito di cittadinanza dal 1 agosto saranno 1.001. Oggi per molte di queste famiglie l’unica strada percorribile è quella di rivolgersi ai servizi sociali del Comune che, falcidiati da anni di tagli sono anch’essi senza risorse economiche ed umane e difficilmente riusciranno a dar loro risposte concrete ed immediate. E’ un gioco allo “scarica barile” già visto con i centri per l’impiego che, sin da subito, sono stati coinvolti nel reddito di cittadinanza per la parte riguardante la collocazione lavorativa dei richiedenti, ma senza che – a livello centrale – si fosse provveduto al loro necessario rafforzamento, né in termini di dotazioni organiche né in termini di interventi e servizi attuabili.

Mentre ci si accanisce sui più deboli la cronaca registra l’aumento dell’occupazione precaria dove solo un contratto su cinque dei nuovi assunti è a tempo indeterminato, dove le ispezioni nelle aziende registrano un incremento delle irregolarità, dove dilaga il lavoro nero. Del resto i dati regionali indicano come in Liguria le ispezioni riguardo l’irregolarità contributiva, fiscale e il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro ci collochino sopra la media nazionale: con il 71,7 per cento di irregolarità registrate, la Liguria supera di ben 5,1 punti la percentuale nazionale e sale sul triste podio delle prime classificate dopo Molise e Marche.

Tornando al reddito di cittadinanza, è lo stesso Governo a rivendicare il diritto di portare avanti quanto contenuto nel programma elettorale che purtroppo sta andando avanti anche sul fronte fiscale: si procede con la flat tax – che per assurdo premia chi i soldi li ha – e si va avanti senza contrastare adeguatamente gli evasori fiscali. Nel nostro paese dove si evadono ogni anno poco meno di 200 miliardi di euro, il problema sono 160 mila famiglie che vivono in condizione di povertà? Quanto si potrebbe fare a favore di ospedali, scuole, lavoro o sostegno agli indigenti o ai non autosufficienti con queste risorse sottratte allo Stato? E invece non se ne parla. Ecco perché bisogna continuare ad impegnarsi, a lottare perché questo paese diventi finalmente un paese migliore.

In questo quadro il Governo ha intenzione di portare avanti le modifiche alla Carta Costituzionale, proponendo una autonomia differenziata che peserà come un macigno sulle regioni più deboli, in particolare su sanità e scuola. Il Paese non ha bisogno di cambiare la Costituzione, di peggiorare un quadro economico e sociale già molto complicato. La Cgil, insieme a molte associazioni, ha in programma una grande mobilitazione che il prossimo 7 ottobre a Roma chiederà al Governo di cambiare rotta, di applicare la Costituzione non di cambiarla investendo su sanità e scuola, aumentare i salari e combattere la precarietà, aiutare chi è rimasto indietro.

Igor Magni Segretario Generale Camera del Lavoro di Genova