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Si apre anche quest’anno il Salone Orientamenti della Regione Liguria, evento ormai ricorrente nel nostro territorio. L’orientamento è diventato un punto fondamentale nel percorso di giovani e meno giovani ma va sottolineata che la sua importanza viene meno se vi è poi mancanza di un mercato del lavoro attivo e pronto ad introdurre nuove forze lavoro; al contrario si otterrà una fuoriuscita di giovani menti dalla nostra città e una perdita di risorse con un depauperamento del nostro tessuto sociale. Da anni sentiamo parlare del bisogno di investire sui giovani ma poi nella realtà troviamo molto poco, investire non può voler dire solo bonus e sgravi fiscali ma generare proposte, lavoro e azioni che consentano ai giovani di entrare o rientrare nel mondo del lavoro senza discriminazioni o ingiustizie. Tutto ciò potrà aiutare a garantire pari opportunità anche ad altre categorie in difficoltà come donne, lavoratori svantaggiati, persone con disabilità e stranieri.

L’orientamento risulta particolarmente importante proprio in questo momento storico. Soprattutto quello legato agli studenti universitari, i quali dopo anni di studi e specializzazione si trovano a doversi immettere nel mercato del lavoro in un momento particolarmente complicato. L’obiettivo deve essere quello di mettere in trasparenza attitudini, capacità innate dell’individuo e competenze apprese negli studi al fine di renderlo consapevole delle scelte presenti e future che si troverà a fare. Spesso, lo studente, sia durante il percorso scolastico che universitario si ritrova abbandonato a sé stesso e si riscopre privo proprio di quegli strumenti. Infatti, università e mondo del lavoro sono percepiti come mondi distanti, incapaci di comunicare.

Il trend degli inoccupati, già precedentemente preoccupante, anche a causa della pandemia è in continua ascesa nel nostro paese. Il rischio è quello di relegare allo status di sotto qualificati molti giovani. La nostra città ha ormai da molti, troppi anni, un tasso di disoccupazione giovanile tristemente noto che non scende da tempo sotto la quota del 30 per cento e porta un numero importante di neo laureati o diplomati a ricercare il lavoro fuori città o a ridimensionare il proprio bagaglio culturale per svolgere mansioni diverse da quelle alle quali potrebbero puntare; mansioni spesso legate al turismo o a lavori stagionali che non danno stabilità nel tempo nè economica nè personale. A questo proposito, troppo spesso nell’ultimo periodo, abbiamo ascoltato da diverse figure politiche sia del nostro territorio che nazionali una narrazione sulla mancanza di figure professionali che rispondano ai bisogni del mercato.

Quasi sempre si è trovato nel reddito di cittadinanza la colpa di una mancata voglia da parte dei disoccupati di intraprendere un percorso professionale per non perdere il sostegno al reddito garantito dallo Stato. Come Servizio di orientamento al mercato del lavoro della Cgil di Genova incontriamo ogni giorno persone prive di impiego e quotidianamente visioniamo le offerte nel nostro territorio. Le offerte dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria nella nostra città sono poche e praticamente sempre legate ad agenzie di somministrazione con contratti a tempo determinato o collaborazioni non legate ad un contratto di lavoro subordinato. Per quanto riguarda paga ed inquadramento, spesso ciò che viene descritto nelle offerte di lavoro non rispecchia ciò che viene detto ai colloqui rivelandosi offerte poco trasparenti se non ai limiti della truffa. Bisogna prestare attenzione alla narrazione quando ci sono di mezzo delle persone in momenti di difficoltà, colpevolizzandoli in modo poco velato di essere nullafacenti e con poca voglia di lavorare. Il lavoro è l’unica unanime richiesta che i disoccupati che giungono in Cgil fanno, che sia un lavoro giustamente retribuito, contrattualizzato e dia dignità al cittadino.

Emanuela Traverso Camera del Lavoro di Genova