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Quest’anno UniAuser, l’Università Popolare dell’età libera, festeggia i suoi primi 10 anni. Le ricorrenze hanno una grande forza simbolica: sono il tempo dei bilanci e dei programmi, cesure virtuali che ci dispongono a distillare il nostro passato e a fare di idee e progetti una promessa di futuro remoto. Dopo un anno e mezzo di convivenza con il Covid-19, la nostra riflessione si è arricchita di nuovi spunti.

La luce accesa dalla pandemia sulla condizione degli anziani fragili, non solo ha mostrato l’insostenibilità dell’approccio residenziale come unico supporto offerto dal sistema, ma ha illuminato, di riflesso, l’intero universo degli over 65: sono 14 milioni di persone, in Italia, di cui quelle che presentano gravi problemi fisici o mentali-cognitivi sono la minoranza.

E’ di poche settimane fa la presentazione della Carta dei Diritti degli Anziani, redatta della Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana, istituita presso il Ministero della Salute. Essa invoca una nuova visione antropologica e un “nuovo umanesimo” – così è stato definito – che aiuti a comprendere e dare senso agli anni di quella che non può neppure più definirsi terza età, perché oggi, per la prima volta nella storia, convivono quattro generazioni.

Di questa visione antropologica, UniAuser è stata indiscussa pioniera. Sin dai suoi esordi, UniAuser ha messo al centro le persone, quali soggetti attivi e solidali. Dove essere “al centro” non vuol dire solo essere nella parte alta dell’agenda politica, o meri beneficiari di politiche e progetti. Le persone – e non solo gli anziani – sono davvero “al centro” quando sono protagoniste consapevoli della propria dimensione di vita personale e civile. Una partecipazione attiva di cui conoscenze e spirito critico sono i necessari, imprescindibili fondamenti. Essere “al centro”, inoltre, vuol dire essere inseriti in una rete di contatti, relazioni e amicizie, personali e non solo virtuali: vuol dire non essere soli.

E’ un programma, l’idea di futuro che UniAuser ha voluto fin dall’inizio e che ha scelto di realizzare attraverso due parole: cultura e socialità. Un’idea che ha saputo tradursi in corsi, conferenze e approfondimenti fuori dall’aula, in un costante e continuo crescendo qualitativo e quantitativo. Dal 2011, siamo passati da 222 a oltre 1000 associati; da 13 corsi a oltre 80 e da 20 docenti a un centinaio; decine gli itinerari culturali legati ai corsi, in città e in molti luoghi della penisola.

Il lock down non ci ha fermati: introducendo la didattica a distanza quale modalità necessaria e contingente di erogazione della nostra proposta formativa, non solo siamo riusciti a rimanere vicini ai nostri soci, ma abbiamo anche aperto al nostro interno una riflessione sulle sue opportunità e limiti.

Il traguardo dei 10 anni è, in realtà, il nostro nuovo blocco di partenza. Lo affrontiamo con fiducia e responsabilità, forti del coinvolgimento e dell’impegno dei nostri volontari – i docenti e lo staff organizzativo – che credono in questo progetto e lo sostengono con le loro conoscenze e competenze. A loro il nostro primo grazie.

Maria Carla Italia

Vice Presidente UniAuser Genova