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È tempo che anche gli uomini comincino a farsi carico della parità di genere. È il loro momento di farsi avanti, denunciare, riflettere sull’origine dei tanti comportamenti violenti e autoritari verso le donne. In tal senso non avrebbe potuto essere più significativo lo slogan scelto dal Coordinamento delle donne dello Spi Cgil per il 25 novembre 2023, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

«Il 25 novembre non è solo una data simbolica. Dobbiamo agire tutti insieme, uomini e donne, per cambiare radicalmente i paradigmi patriarcali predominanti – spiega Claudia Carlino, della segreteria Spi Cgil e responsabile del Coordinamento donne –. Ecco perché abbiamo scelto la parola d’ordine “Educhiamoci”. Molte donne hanno ancora timore di uscire allo scoperto, di denunciare; provano vergogna, hanno paura delle conseguenze della loro ribellione e spesso non sanno a chi rivolgersi. Dobbiamo far emergere tutte le violenze nascoste, dobbiamo farlo prima che si trasformino in atti estremi come il femminicidio».

Dal 2013, è bloccata in Parlamento una proposta di legge intitolata Insegnamento dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo grado e da anni lo Spi Cgil, prosegue Carlino, chiede la sua approvazione perché è importante che i giovani, fin dalle scuole dell’obbligo, siano consapevoli delle proprie emozioni e apprendano i limiti entro cui gestirle. L’educazione alla relazione paritaria è compito molto delicato che va affidato alla competenza di esperti o psicologi, non può essere lasciato pesare sulle spalle dei soli insegnati.

Gli adolescenti 

Per conoscere come gli adolescenti percepiscono il fenomeno della violenza di genere, la Fondazione Libellula ha interpellato 400 ragazzi e ragazze di un’età compresa tra i 14 e i 19 anni. I risultati sono spiazzanti, un teenager su due pensa che dare un bacio senza consenso non sia una forma di prevaricazione. Il 93 per cento delle ragazze delle scuole medie ha ricevuto commenti positivi o negativi sul proprio corpo e il 43 per cento richieste sessuali o attenzioni non desiderate.

Il controllo non è amore

Grande sembra essere la confusione tra gelosia amore tra gli adolescenti intervistati. Un ragazzo su due ritiene che il controllo sia una dimostrazione di sentimento. Sono ritenuti “poco o non violenti” comportamenti come controllare di nascosto il cellulare della propria ragazza, impedirle di accettare amicizie on line, pretendere di sapere con chi esce o dirle quali vestiti può o non deve indossare.

Sono le ragazze ad avere una maggiore sensibilità verso i comportamenti abusivi e a parlarne più apertamente. La differenza di percezione tra i due generi è abbastanza allarmante. Tra i 18 e i 19 anni, solo il 33 per cento dei ragazzi pensa che sia inaccettabile un gesto aggressivo dopo un tradimento, contro il 79 per cento delle ragazze della stessa età.

da Liberetà, 21 novembre 2023