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“Ancora una volta i Carabinieri scoprono un lager dove anziani inermi venivano sottoposti a maltrattamenti sistematici, sevizie, violenze inaudite anche di tipo sessuale. Vergogna e sdegno, non si possono che usare queste parola di fronte all’ennesimo caso in cui si registra questo tipo di abuso, quello della Comunità alloggio di San Benedetto Val di Sambro. È inaccettabile che nella nostra regione si continuino a scoprire tanti luoghi dell’orrore”. Così in una nota unitaria i segretari generali Spi, Fnp e Uil Emilia-Romagna, Bruno Pizzica, Loris Cavalletti e Rosanna Benazzi.

“Abbiamo sollecitato e sottoscritto con la Regione un importante protocollo d’indirizzo per la definizione di regolamenti locali su case famiglia e strutture per anziani: afferma con chiarezza che il tema dei controlli è assolutamente essenziale e che questi sono affidati agli enti locali in collaborazione con il dipartimento di sanità pubblica. Quel protocollo deve essere applicato con urgenza a tutti i livelli – continuano i dirigenti sindacali – Chiediamo alla giunta di farsi parte attiva in tal senso, chiediamo alle amministrazioni locali di esercitare il ruolo di controllo, chiediamo alle strutture sindacali di porre il tema come priorità negoziale nei confronti aperti a tutti i livelli. Vanno superate le resistenze e una certa riottosità ad affrontare il problema, che emerge solo quando si verificano casi di cronaca nera”.

Secondo i sindacati dei pensionati “è ormai evidente che molte di queste strutture private, approfittando di una legislazione praticamente assente sul tema, sono gestite da persone senza scrupoli che pensano solo a far soldi, con personale impreparato, poco remunerato, che cambia di cotinuo, con situazioni logistiche non all’altezza, con assistenza del tutto assente. Delinquenti, che se scoperti, se la cavano con poco e sono già pronti ad aprirne un’altra, perché hanno fiutato l’affare d’oro. Purtroppo – insistono Spi, Fnp e Uilp dell’Emilia Romagna – l’anziano è diventato un business, e non è più tollerabile in un Paese civile vedere, ancora una volta, immagini così strazianti e non è neanche tollerabile che rappresentanti istituzionali esprimano sdegno e si dicano sconvolti, ma non ritengano di mettere in atto misure concrete sui rispettivi territori”.

“Pur consapevoli della necessità di definire una legge nazionale di contrasto a tali episodi, che regoli in modo chiaro e prescrittivo le condizioni minime, logistiche e professionali per essere autorizzate, chiediamo a tutte le amministrazioni locali che sottoscrivano e diano applicazione con urgenza al regolamento per contrastare il ripetersi di queste ignobili azioni di violenze, soprusi e sfruttamento su persone anziane, spesso sole senza alcun familiare. Non si può accettare questo Far West di strutture e siamo convinti che la portata del problema sia sottostimata e che le persone anziane abusate e i loro familiari non siano sempre in grado di denunciate i fatti”, aggiungono i tre segretari.

“La tutela delle persone anziane e dei soggetti deboli in generale, deve riguardare la comunità nel suo complesso, dalle Istituzioni locali all’associazionismo sociale, alle parrocchie, alle organizzazioni sindacali, alle famiglie, ai medici di medicina generale. Al di là di un sistema di controlli che va strutturato e regolamentato, le strutture che ospitano anziani al di fuori delle regole di accreditamento e autorizzazione devono essere luoghi aperti, dove si possa accedere in una pratica di prevenzione e controllo diffuso delle condizioni di vita delle persone. Un atto di violenza compiuto contro una persona debole, da parte di chi ha il compito di assisterlo, è un atto di violenza contro la comunità, che offende il vivere civile e deve perciò essere prevenuto, contrastato, perseguito con grande consapevolezza e determinazione”, concludono le sigle dei pensionati.

(foto di Sheila Sund)