Parla il responsabile famiglie e infanzia dell’area welfare della Cgil nazionale. “L’organizzazione sarà coinvolta a tutti i livelli. Formeremo i delegati affinché le persone ricevano una prima informazione già sul posto di lavoro. La priorità è indirizzare tutti alle nostre sedi Caaf e agli uffici del patronato Inca”
Il primo gennaio 2022 è entrato in vigore l’Assegno unico e universale per i figli a carico. Ne discutiamo con Sandro Gallittu, responsabile famiglie e infanzia dell’area welfare della Cgil nazionale.
Come giudicate questo strumento?
Sulla misura abbiamo detto, fin dall’inizio, che risponde positivamente a due esigenze. La prima è l’unicità che consente di sostituire una serie di misure che si sono accumulate nel tempo, spesso contraddittorie e temporanee, spesso con caratteristiche di bonus e non di misure di sostegno strutturali. Allo stesso tempo ci è parso condivisibile il criterio dell’universalità, proprio delle politiche dì welfare: la misura è stata concepita per rispondere alle esigenze dei figli cui è destinata, non a quelle dei richiedenti. Il nostro timore era che, trattandosi dì un trasferimento monetario, l’universalità potesse diventare iniquità, nel momento in cui si prevedesse lo stesso importo per tutte le famiglie. Quindi abbiamo apprezzato la scelta di utilizzare l’Isee al fine di rispettare il criterio della progressività, modulando la cifra sui reali bisogni della famiglia che presenta la domanda.
Quali sono i punti critici sui quali avete lottato e cosa siete riusciti a ottenere?
Dopo aver segnalato alcune critiche fin dalla predisposizione della delega e poi nel corso dell’interlocuzione con il governo in vista dell’ emanazione del decreto legislativo, e attraverso la pubblicazione di alcuni documenti, siamo riusciti a produrre degli avanzamenti rispetto alla bozza iniziale anche in merito alla necessaria salvaguardia si chi prima riceveva anf e detrazioni. La prima questione che abbiamo sollevato è quella relativa ai figli con disabilità: a nostro parere le famiglie con figli con disabilità oltre i 21 anni di età andranno comunque a perdere rispetto al precedente regime, ma questa perdita, grazie ad alcune correzioni parziali che abbiamo ottenuto, sarà più contenuta di quanto sarebbe stata in partenza. Altro avanzamento lo abbiamo conseguito sulla parte dedicata alle persone di nazionalità extra Ue: nel testo in vigore i beneficiari di questo provvedimento sono in numero maggiore rispetto all’inizio, anche se la formulazione che avevamo richiesto avrebbe permesso ad un numero ancora maggiore di persone di accedere all’assegno unico. Il terzo punto sul quale ci siamo battuti è quello della nostra presenza, insieme agli altri sindacati, nell’osservatorio che dovrà monitorare la misura e verificarne, sulla base dei fatti, i punti critici. Avrebbe rappresentato un valore aggiunto, in realtà non veniamo indicati come membri, l’auspicio è che quantomeno si preveda un invito permanente per poter far valere anche in quella sede le nostre obiezioni.
Cosa farete, come Cgil, concretamente?
L’organizzazione sarà coinvolta a tutti i livelli. È di fondamentale importanza che le lavoratrici e i lavoratori possano ricevere una prima informazione sulla misura già sul posto di lavoro. Per questo formeremo delegate e delegati. Innanzitutto indirizzeremo lavoratrici e lavoratori alle nostre sedi Caaf e al nostro patronato, l’Inca. E l’organizzazione sarà presente a tutto campo, a livello di Camera del Lavoro, di categorie e di servizi.
Da un punto di vista più generale, che segnale è l’entrata in vigore di questa misura nel contesto attuale, di crisi sociale ed economica dovuta ai due anni di pandemia che abbiamo alle spalle?
È positivo il fatto che un numero maggiore di famiglie con un reddito medio basso possano beneficiare di questa misura. La pandemia, lungi dall’aver avvicinato la condizione di ricchi e poveri, come molti cattivi profeti hanno detto inizialmente, ha moltiplicato le disuguaglianze e ha reso più complicata la vita di chi già aveva molte difficoltà economiche. Se oggi questo strumento potrà dare sostegno a tutti i figli, avremo raggiunto uno degli obiettivi del provvedimento. Dovremo misurarne l’efficacia. Continuare a chiedere che le cosiddette salvaguardie, che dovrebbero colmare i dislivelli precedenti, previste solo per i primi tre anni – e con una caratteristica di decalage – siano estese al 100% nel primo triennio e coprano anche oltre i redditi isee fino ai 25 mila euro, come ora previsto. Non siamo gli unici a dirlo, anche l’ufficio parlamentare di bilancio ha segnalato la stessa necessità e l’esigenza di rendere quella salvaguardia strutturale.
Anche i destinatari del reddito di cittadinanza avranno uno svantaggio da questo strumento: a chi prende l’assegno unico, infatti, verrà detratta la quota per figli proveniente dal reddito. Anche se i due strumenti risponderebbero a due esigenze diverse: il reddito di cittadinanza combatte la povertà, l’assegno unico persegue l’esigenza di favorire lo sviluppo e la crescita dei figli. In ogni caso, nei prossimi mesi il nostro monitoraggio sarà puntuale e costante, affinché vengano corretti quelli che, a nostro giudizio, rappresentano i punti più negativi del provvedimento.