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Stasera le rappresentanze sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e quelle
datoriali di Confindustria Energia hanno siglato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del
contratto nazionale di lavoro del settore energia e petrolio. Il testo, che interessa più
di 40 mila lavoratori, era scaduto il 31 dicembre 2021.
Dichiarazione Congiunta
“Di fronte a scenari di complessa e articolata trasformazione sociale e strutturale,
dove l’Europa ci chiede di avanzare velocemente nella transizione ecologica ed
energetica, questo contratto risponde in maniera efficiente alle esigenze di un
settore, quello energetico, nevralgico per questo Paese”: lo hanno dichiarato i
segretari generale di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, rispettivamente Marco
Falcinelli, Nora Garofalo, Paolo Pirani.
“In un momento di generale incertezza dovuta alla crisi di Governo, le parti hanno
assunto la responsabilità di dare risposte ai lavoratori, in un settore strategico per la
vita del Paese”, hanno concluso i tre leader sindacali.
Parte Economica
L’aumento complessivo (Tec) sarà di 235 euro nel triennio.
L’intesa, infatti, prevede un aumento medio sui minimi (Tem) di 215 euro (categoria
4.3) diviso in 3 tranche, così ripartite: 60 euro da luglio 2022; 65 euro da luglio 2023;
90 euro da giugno 2024.
Il valore economico del rinnovo è di 235 euro (pari al 9% dell’inflazione), di cui 215 sui
minimi a cui si sommano ulteriori 20 euro mensili che vengono consolidati sugli stessi
minimi in alternativa al trasferimento sull’Edr per effetto del meccanismo di verifica
degli scostamenti inflativi. Il montante complessivo calcolato sui 215 euro è pari a
4.275 euro. I 20 euro consolidati sui minimi sviluppano retribuzione per ulteriori 700
euro. Infine, 6 euro saranno aggiunti all’Edr, che passerà da 25 a 31 euro.
Parte Normativa
Particolarmente significativi sono il rafforzamento, l’innovazione e la ripartenza del
sistema di valutazione dell’apporto individuale (CREA), che concorre ad aumentare il
salario contrattuale.