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Patronato Inca Cgil: aperti 4 nuovi sportelli all’estero

schedario inca cgil

Nella sua attività all’estero, l’INCA lancia l’apertura di quattro sportelli dedicati esclusivamente alla cosiddetta “Nuova Emigrazione” italiana.

Questi sportelli sono a Barcellona, Bruxelles, Londra e Parigi. Grazie alla collaborazione con la nostra associazione ITACA (e con altre che hanno già iniziato ad aderire alla nostra rete) nelle prossime settimane apriremo altri sportelli: possibilmente, in tutte le grandi città “preferite” dai nuovi migranti italiani.

Il tema delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi all’estero assume ormai una rilevanza estrema, non solo nei numeri, ma anche nell’implicazione politica che facilmente immaginate.

Per quanto ci riguarda, il punto è sempre lo stesso: garantire il pieno rispetto dei diritti dei nostri assistiti, in qualsiasi parte del mondo e da qualsiasi paese provengano. In questo caso, anche e soprattutto di coloro che magari non conoscono l’importanza o addirittura l’esistenza del patronato anche all’estero.

Coordinamento dell’Area “Migrazioni e Mobilità Internazionali” INCA CGIL

PER INFO https://itacaonline.org/

Truscia (Filctem Cgil): no alla vendita delle azioni Iren

COMUNICATO STAMPA

Genova, 10 ottobre 2017. Lo abbiamo detto con chiarezza un anno fa quando la Giunta Doria decise, unitamente agli altri sindaci, di portare la presenza pubblica dal 51% al 40% con la finalità di cessione delle azioni attraverso il meccanismo del voto maggiorato. Oggi che il titolo in borsa ha acquisito valore, anche grazie alle politiche di mancato turnover e di minore attenzione al territorio volute dal nuovo management, la strada aperta dalla precedente Giunta viene praticata da quella attuale, di comune accordo con la Giunta pentastellata di Torino e con le altre proprietarie del gruppo, per fare cassa.

Noi siamo contrari a tale operazione perchè apre la strada a possibili privatizzazioni dell’azienda e perche’ il percorso già tracciato di future fusioni consentirà ai soggetti istituzionali di venire meno ai propositi espressi pubblicamente.

Noi siamo contrari perchè il ruolo di controllo nei confronti di un gruppo che opera in settori protetti (con un management che si fa scudo in caso di scelte incomprensibili, come già avvenuto in passato, della copertura in termini economici dei cittadini) sarà sempre meno garantito.

Come Filctem Cgil contrasteremo sempre scelte dettate da motivazioni economiche che indeboliscono la presenza pubblica e vigileremo sull’operato dell’attuale giunta affinchè dimostri di voler assumere quel ruolo di controllo che gli compete, così come espresso dal Sindaco Bucci durante l’incontro di giovedì 28 scorso con i sindacati di categoria, operando così un cambio di passo sulla gestione precedente.

Francesco Truscia

Segreteria Filctem Cgil Genova

Futuro di Carmagnani e Superba: il sindacato non starà a guardare

piattaforma petrolifera

Comunicato stampa

Genova, 21 settembre 2017. Il sito dei depositi costieri genovese è presente da sempre a Multedo, ed è rappresentato da due aziende, Carmagnani e Superba, che insieme contano una ottantina di dipendenti.

Il sito fu collocato sul mare non per un capriccio industriale, ma perché era richiesto dalla tipologia dei prodotti. Dai depositi i prodotti vengono tutt’ora distribuiti in tutto il nord ovest e mai sono stati utilizzati per la trasformazione (e quindi non sono mai stati dei petrolchimici, ma depositi costieri). L’attività è considerata strategica e per questo motivo è presente in tutti i principali porti del Mediterraneo e dei Mari del Nord.

Il fatto che due aziende di questa importanza intendano investire sul territorio aumentando l’occupazione è un fatto piuttosto raro nella nostra città che merita una considerazione seria da parte della politica. Si è sempre alla ricerca di investitori e ora è paradossale che si rischi di perdere capitali e posti di lavoro rivolti ai giovani.

Per questo siamo rimasti spiacevolmente stupiti che dopo anni (il primo progetto di trasferimento, al quale ne sono seguiti moltissimi altri, è degli anni ottanta e tra un rimpallo e l’altro della politica sono tutti naufragati) in cui si è chiesto a queste due aziende di adoperarsi per soluzioni che coniugassero i loro interessi con quelli della città, la risposta di politica e istituzioni è stata totalmente inadeguata.

La Filctem Cgil chiede alla politica e alle istituzioni una assunzione di responsabilità che coniughi sviluppo e sostenibilità aziendale ed auspica che questa proposta o qualsiasi altra soluzione che tenga sul territorio le due aziende debba essere perseguita concretamente in tempi brevi. Dalle dichiarazioni di Superba infatti si è compreso che se non si deciderà in fretta, l’Azienda non solo rinuncerà ad investire su Genova, ma essendo l’attuale sito non più produttivo, in breve tempo chiuderà l’attività con il risultato paradossale di perdere investimenti, nuovi posti di lavoro e trovarsi invece con esuberi di personale altamente qualificato.

Non c’è più tempo per indecisioni politiche, bisogna decidere ed in fretta: in caso contrario il sindacato non starà a guardare.

Antonio Grifi
Segretario Generale
Filctem Cgil Genova

Lotta al dissesto idrogeologico e opportunità per i lavoratori svantaggiati

Lotta al dissesto idrogeologico in Liguria e opportunità di impiego per lavoratori svantaggiati. Sono i punti qualificanti dell’Accordo sottoscritto stamattina in Regione e che segna il completamento di una trattativa che Cgil Cisl Uil insieme alle categorie Fillea, Filca e Feneal hanno portato avanti in questi mesi, insieme alle altre parti sociali e l’associazionismo, nell’ambito della Cabina di Regia per lo sviluppo e la crescita sul territorio.
Con l’Accordo, primo del genere in Italia, viene normata la modalità di assegnazione degli appalti di qualsiasi importo nella parte relativa all’occupazione dove l’assunzione di lavoratori in situazione di difficoltà diventa obbligatoria an¬che per le opere di modesta entità economica. Per Cgil Cisl Uil, Fillea, Filca e Feneal si tratta di uno strumento importante che sancisce un principio fondamentale dell’azione sindacale ossia che solo con il lavoro ci si può emancipare e uscire dal disagio economico e dalla povertà.
Affinché il sistema funzioni occorre riorganizzare la rete dei servizi pubblici e compito della  Regione Liguria è quello di investire risorse a partire dai centri per l’impiego. Dopo il risultato del referendum costituzionale, i centri per l’impiego sono rimasti in una sorta di limbo organizzativo del quale nessuno ha la responsabilità diretta, realtà che si ripercuote pesantemente sui lavoratori e sui servizi ai cittadini.
Dopo questo importante risultato Cgil Cisl Uil e le categorie interessate intendono continuare il confronto con la Regione affinché l’accordo diventi un punto di riferimento per l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici, a partire dall’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico sul quale, al pari del dissesto idrogeologico, la Regione può contare su cospicui fondi europei.

Federico Vesigna – Antonio Graniero – Mario Ghini, Segretari Generali Cgil, Cisl, Uil Liguria
Fabio Marante – Salvatore Teresi – Fabrizio Tassara, Segretari Generali Fillea, Filca, Feneal Liguria

Clicca qui per l’accordo dissesto idrogeologico 8 settembre

Clicca accordo dissesto idrogeologico 3 luglio

 

 

 

Voucher: buoni per oscurare lavoro e tutele

Presentato il dossier Inca
Pagano di più, ma non hanno alcuna tutela previdenziale o assistenziale: per ogni voucher riscosso, il lavoratore versa un’aliquota contributiva pari al 25 per cento, ma la pensione vale molto meno. E’ quanto emerge dal dossier Inca sui voucher presentato a Roma, questa mattina, a sostegno della campagna referendaria promossa dalla Cgil che è tornata a chiedere al Governo di fissare al più presto la data della consultazione.

Le pensioni
Secondo lo studio, realizzato dagli esperti previdenziali del patronato, a parità di condizioni reddituali, stante l’attuale normativa, che impone un tetto massimo annuo di utilizzo dei ticket di 7.000 euro (pari a 9.333 euro lordi di reddito), a 70 anni il percettore di voucher potrà contare su un assegno mensile di 208,35 euro, quasi la metà di quello del titolare di partita Iva (402,52 euro), più distante dall’importo che percepirà il collaboratore (526,15 euro) e dalla pensione del lavoratore a Part time (528,89 euro). Se poi il dato del percettore di voucher viene raffrontato con quello degli agricoli, la differenza diventa rilevantissima: l’agricolo avrà una pensione di 1.019,98 euro, con una distanza rispetto al voucherista pari a 811,63 euro mensili.
Gli ultimi tra gli ultimi, sfortunato tra gli sfortunati, come li definisce l’Inca nel dossier, i voucheristi partono svantaggiati sotto tutti i punti di vista. Dati i vincoli normativi, per ogni anno di lavoro pagato con i voucher, riescono ad accantonare soltanto 7 mesi di contribuzione effettiva, presso la gestione separata dell’Inps; il che produce un effetto inevitabile a cascata, che condividono insieme solo con i titolari di partita Iva, per i quali però l’assegno pensionistico finale risulta comunque più alto (526,15 euro).
Requisiti contributivi
Quindi, per maturare 20 anni di contribuzione, requisito minimo per la pensione di vecchiaia,  ne dovranno lavorare quasi 35. Se poi i lavoratori pagati con voucher volessero per assurdo raggiungere il requisito per la pensione anticipata (pari a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini per il 2017), il risultato è a dir poco umanamente impossibile: dovrebbero lavorare oltre 73 anni, se donna o 74, se uomo, e  rincorrere (inutilmente, potremmo aggiungere), al pari degli altri l’indice della speranza di vita, cui è legato l’adeguamento progressivo dell’anzianità contributiva. Una situazione tanto paradossale, quanto drammaticamente impossibile da raggiungere.  A ciò si aggiunga che non sono tutelati in caso di malattia e non hanno diritto ad alcun sostegno al reddito quando non lavorano.

Infortuni sul lavoro
Per quanto riguarda gli infortuni e le malattie professionali, formalmente il lavoratore pagato con voucher è coperto da tali rischi. Perciò, ad ogni evento scatta l’assicurazione Inail che gli garantisce 32,38 euro dal 4° al 90° giorno di assenza dal lavoro e di 40,48 euro, dal 91° giorno fino alla guarigione. Importi che vengono calcolati sulla base di minimali retributivi convenzionali. Stante così le cose, il voucherista può dirsi quasi “fortunato”, perché quando si fa male a causa del lavoro, paradossalmente, riceverebbe più di quanto guadagna in un anno, considerando che il reddito pro capite medio è di circa 450 euro netti (60 voucher), pari a 50 euro mensili e a 2,27 euro al giorno.
Ma così non è. Di fatto, le imprese non denunciano gli infortuni  e corrono ai ripari, come fosse una sorta di “bancomat”, solo quando l’incidente è grave e, dunque, non camuffabile con una semplice malattia (per la quale non c’è tutela alcuna). Una “cattiva pratica”,  già ampiamente sedimentata tra molte aziende, che però nella specificità dei percettori di voucher è una “regola generale”, in mancanza di qualsiasi vincolo contrattuale.
Sul piano dei dati statistici, nonostante la scarsa incidenza del fenomeno degli infortuni sul lavoro, che investe i percettori di voucher, va segnalato comunque che solo un anno fa, nell’aprile 2016, l’Inail ha lanciato un allarme sottolineando come quasi sempre il pagamento del voucher coincida, con il giorno della denuncia di infortunio da parte dell’impresa e non è preceduto da alcun tipo di rapporto di lavoro. Il meccanismo è semplice: il lavoratore in nero si fa male gravemente. L’azienda è costretta a tirar fuori dal cassetto il ticket di 10 euro per la copertura assicurativa, precedentemente acquistato e non utilizzato, e dimostra, in questo modo, di essere in regola con la legge.
Un prezzo minimo da pagare, per il massimo guadagno. Il datore di lavoro non deve rispettare alcun vincolo; né dimostrare la sussistenza di un rapporto di lavoro diverso, visto che è solo “occasionale”,  potendo in questo modo continuare all’infinito a utilizzare manodopera in “nero”, senza rischi. E se arriva qualche visita indesiderata di ispettori o carabinieri, ripete la stessa sceneggiata. A tal proposito, si consideri anche che nell’attività ispettiva dell’Istituto svolta nel 2016 su 20.876 aziende, sono stati “scovati” 5.007 lavoratori totalmente in nero, per lo più nei settori terziario (3.151) e nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 1.220), dove, non a caso, si concentra il maggior utilizzo dei voucher e dove è stato rilevato oltre l’80 per cento delle denunce di infortunio.
L’Inail stesso, nel corso di una audizione presso la Commissione Lavoro della Camera (7 febbraio), ha segnalato un preoccupante aumento degli eventi infortunistici, che investe i percettori di voucher:  tra il 2012 e 2015 sono passate da 422 a 1.701; una crescita marcata e in controtendenza, ha sottolineato l’Istituto, considerando “l’andamento decrescente degli infortuni, nello stesso periodo, registrato per il complesso delle categorie di lavoratori, pari a -14,6%”. Il che fa suppore come l’andamento delle denunce abbia accompagnato l’estensione senza limiti dell’utilizzo dei voucher e come il fenomeno infortunistico sia ancora in larga parte un terreno inesplorato, che sfugge più facilmente alle statistiche ufficiali.
Analogo ragionamento vale se si prendono in considerazione i dati relativi ai decessi sul lavoro: nel periodo 2012-2015 sono deceduti 23 lavoratori, con una media di 6 persone ogni anno; due nel 2013, sei nel 2014, quindici, nel 2015. Il maggior numero di morti (11 in tutto) è stato rilevato, in particolare, nel 2014.  Tra questi, spicca il fatto che 16 decessi hanno riguardato lavoratori impiegati nel settore industria e servizi e 6 in agricoltura.
Per quanto riguarda il 2016, l’andamento crescente non è smentito: anche se si tratta di dati ancora provvisori (rilevati al 31 dicembre 2016 e, quindi, non ancora consolidati), l’Inail indica comunque una tendenza ad un incremento sia per le denunce in complesso (1.817 casi) sia per gli eventi mortali (7 decessi).


Malattie professionali

Se per gli incidenti sul lavoro, l’andazzo è questo, per le malattie professionali il dossier Inca parla addirittura di totale inesistenza, considerando il gran numero di datori di lavoro in capo a ciascun voucherista. In questo caso, le possibilità di un riconoscimento da parte di Inail sono pari a zero. Il lavoratore per una qualsiasi patologia correlata al lavoro, prestando la sua opera in diverse aziende, non ha nessuna possibilità che gli venga riconosciuta. L’anamnesi lavorativa,  necessaria per ricostruire le cause della malattia, si rivela un percorso impossibile da seguire perché “l’occasionalità” della prestazione cancella ogni traccia del suo passato.
L’obolo  all’Inps per la gestione del servizio
Tornando ancora per un momento agli oneri contributivi previdenziali e assicurativi obbligatori, imposti per legge sui voucher – pari a 2,5 euro sui 10 nominali – il dossier segnala ancora i 50 centesimi, che ogni lavoratore, pagato con i ticket, deve versare all’Inps per la gestione del servizio reso dall’Istituto. Considerando il numero complessivo delle vendite 2016, pari a 133.800.000 di “buoni”,  l’Inps ha incassato quasi 67 milioni di euro per questa voce. “Cosa effettivamente paghi il percettore di voucher non è dato sapere – si legge nel dossier -, visto che la cosiddetta quota di servizio non è prevista, almeno al momento, per nessun’altra prestazione previdenziale. Forse la stampa del buono lavoro? Troppo caro gli costa”.

Disposizioni Inail su reinserimento e integrazione lavorativa persone disabili

Nei giorni scorsi l’INAIL Regionale della Liguria ci ha illustrato il Regolamento n. 258/2016 emanato dall’Istituto che si collega all’art.1, comma 166, della Legge 23 dicembre 2014, n. 190 ove è previsto che “sono attribuite all’INAIL le competenze in materia di reinserimento e di integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro, da realizzare con progetti personalizzati mirati alla conservazione del posto di lavoro o alla ricerca di nuova occupazione, con interventi formativi di riqualificazione professionale, con progetti per il superamento e per l’abbattimento delle barriere architettoniche sui luoghi di lavoro, con interventi di adeguamento e di adattamento delle postazioni di lavoro.
In pratica l’Inail finanzia, per ora, solo interventi mirati alla conservazione del posto di lavoro per il lavoratore che, a seguito di infortunio sul lavoro o malattia professionale, ha subito un danno alla salute che ne ha compromesso la capacità lavorativa ed evitare licenziamenti per inidonieità.
Le misure previste si articolano in abbattimento di barriere architettoniche, adeguamento delle postazioni di lavoro, attività formative e interventi personalizzati, ed è richiesta a tal fine la partecipazione attiva del datore di lavoro che è tenuto a garantire la conservazione del posto di lavoro e a elaborare il piano esecutivo del progetto che sarà finanziato dall’Inail, oltre che la disponibilità del lavoratore interessato.
Alla luce di una serie di sentenze della Suprema Corte che riducono gli obblighi e le responsabilità del datore di lavoro nel riorganizzare o creare ex novo posti di lavoro dedicati a lavoratori svantaggiati, solo ed esclusivamente per disabilità determinata da lavoro e in quella specifica azienda, si ritiene questo regolamento strumento particolarmente importante e utile nella trattativa per il loro rientro in azienda dopo il periodo di astensione dal lavoro per l’inabilità temporanea.
Il finanziamento, in gran parte a fondo perduto, dovrebbe permettere spazio a trattative dedicate.
Si ritiene importante sviluppare una adeguata forma sinergica di collaborazione fra le Categorie, il Patronato Inca e chi si occupa di sicurezza sul lavoro.
L’INAIL ci chiede di segnalare casi che possono essere meritevoli di essere presi in considerazione, in tal caso l’Istituto provvederà a contattare il datore di lavoro per valutarne la disponibilità.
Precisiamo che i casi devono riguardare recenti casi di infortunio sul lavoro o malattia professionale con la disponibilità del datore di lavoro e del lavoratore a rimanere in azienda ove l’evento è avvenuto.
Come Patronato Inca e Sportello Sicurezza siamo a disposizione di chi necessita di ulteriori informazioni in merito.

Ivana Olivieri Aris Capra
Inca Liguria Sportello Sicurezza CDLM Genova

Nodo ferroviario

COMUNICATO STAMPA
NODO FERROVIARIO DI GENOVA: NON FINISCA SU UN BINARIO MORTO
A RISCHIO OCCUPAZIONE E SVILUPPO
Genova, 25 novembre 2016. Genova e la Liguria non possono permettersi di perdere altri 100 lavoratori. E’ di ieri la notizia che, dopo tre mesi di cassa integrazione, i 100 lavoratori del consorzio Fergen, consorzio tra CMB, UNIECO e CLF saranno licenziati. La stazione appaltante Italferr ha rescisso il contratto con il consorzio per potenziare l’infrastrutturazione ferroviaria cittadina. Alla base di tutto ciò le difficoltà finanziarie del consorzio, il problema dello smarino ed il ricorrente tema del ribasso. Il paradosso è che l’opera è finanziata per intero ovvero per 300 milioni di euro e lo stato di avanzamento lavori non raggiunge il 40 per cento. Insieme al dramma di tante famiglie che rischiano di perdere il loro sostentamento, una città carente di infrastrutture ferroviarie a favore di merci e persone. Fillea Cgil Filca Cisl Feneal Uil chiedono che il nodo ferroviario di Genova non sia la 839 esima opera incompiuta del nostro Paese. Un’opera nevralgica per il territorio  finanziata integralmente che deve necessariamente proseguire. Cos’è il Nodo ferroviario? Il Nodo di Genova – potenziamento infrastrutturale Genova Voltri – Genova Brignole è un importante progetto strategico del Piano di Priorità degli investimenti di RFI per la realizzazione dei nodi urbani ed eliminazione dei “colli di bottiglia”. L’opera è fondamentale per separare i flussi di traffico passeggeri a lunga percorrenza e merci da quello metropolitano regionale tra Voltri e Brignole. (Nel merito tra gli interventi previsti: quadruplicamento dei binari tra Genova Voltri e Genova Sampierdarena, sestuplicamento dei binari tra Genova Principe e Genova Brignole, riassetto degli impianti di stazione di Genova Voltri, Genova Sampierdarena, Genova Brignole con ottimizzazione dell’interscambio con la metropolitana comunale e risistemazione dei servizi nell’area di Terralba, ammodernamento degli impianti di sicurezza e controllo). L’intervento fu approvato dal CIPE per un importo totale di 622,4 milioni di euro suddivisi in 4 lotti. L’inizio lavori era gennaio 2010, la fine era programmata ad aprile 2016. La gara conseguente fu bandita da ITALFERR, aggiudicata il 16 dicembre 2009 dal CONSORZIO EURECA (CMB, UNIECO, CLF) per un importo di euro 272.871.948,08 al netto del ribasso di gara pari a 25,777%. Una gara concepita quindi ante Nuovo Codice degli Appalti che ha evidenziato tutte le criticità di quel sistema: dal ribasso insostenibile alla problematiche delle riserve e varianti. La stazione appaltante nei giorni scorsi ha rescisso il contratto con l’appaltatore, motivo per cui il Consorzio Eureca intende licenziare i 100 lavoratori attualmente occupati.
L’opera deve proseguire garantendo l’impiego di tutti i lavoratori attualmente impiegati presso le imprese che subentreranno a partire dalla seconda in graduatoria della gara. A questo scopo e per quanto esposto sopra, Fillea Cgil Filca Cisl Feneal Uil di Genova hanno chiesto un intervento urgente con le istituzioni.

Fillea Cgil – Filca Cisl – Feneal Uil Genova

Tutela delle lavoratrici autonome Tre mesi di astensione dal lavoro per vittime di violenza

Tutela delle lavoratrici autonome
Tre mesi di astensione dal lavoro per vittime di violenza

Dal prossimo anno, le lavoratrici autonome vittime di violenza di genere avranno diritto all’astensione dal lavoro nella misura massima di tre mesi con diritto a percepire una indennità giornaliera dell’80% del salario minimo. Lo prevede un emendamento alla manovra approvato ieri in commissione Bilancio alla Camera, che amplia la norma contenuta nel jobs act, secondo la quale le lavoratrici dipendenti del pubblico e del privato che hanno subito violenza e sono inserite in percorsi di protezione hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di tre mesi, interamente retribuito. Il costo della misura, pari a 1,4 milioni di euro, viene coperto con le risorse del Fondo per le esigenze indifferibili.

Per info www.inca.it

Venerdì 28 ottobre 2016: sciopero con manifestazione dei dipendenti settore Energia e Petrolio

piattaforma in mare

COMUNICATO STAMPA

Genova, 27 ottobre 2016. Rotte le trattative sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro per i dipendenti dei settori energia e petrolio. Dopo oltre nove mesi di difficili e complessi confronti, Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno rotto le trattative per il rinnovo del contratto nazionale 2016-2018 (interessati oltre 35 mila dipendenti in aziende come Eni, Snam, Saipem, Shell, Esso, Total, Fina, Erg, ecc.), scaduto il 31 dicembre 2015.
La protesta si rende necessaria in quanto Confindustria Energia non ha riconosciuto un incremento salariale adeguato al recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni proponendo un aumento di 65 euro per il triennio 2016-2018, praticamente la metà della richiesta avanzata in piattaforma.
Ma questo non è l’unico nodo della vertenza: in ballo c’è anche il mancato rispetto di impegni presi nel precedente rinnovo contrattuale, la contrazione dei diritti dei lavoratori, in particolare sui turnisti, il silenzio assoluto sulla richiesta del sindacato di incremento delle quote aziendali destinate al “welfare” integrativo.
A sostegno della vertenza si terranno 8 ore di sciopero venerdì 28 ottobre durante il quale a Genova è previsto un corteo a partire dalle ore 9,30 in Piazza della Vittoria in prossimità dell’Arco, per concludersi in Via San Vincenzo sotto la sede di Confindustria.

Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil Genova

Caso Iren

COMUNICATO STAMPA
4 ANNI DI LAVORO PER 250 EDILI GENOVESI

 

Genova, 4 ottobre 2016. Buone notizie dal fronte sindacale dove è finalmente terminata in modo positivo la lunga vertenza portata avanti dai sindacati degli edili nei confronti del Comune di Genova e di Iren. I genovesi certamente ricorderanno le manifestazioni cittadine degli edili dei settori manutenzione e pronto intervento di acqua, gas e fognature a tutela dell’occupazione. Anni di proteste, di contestazione sui bandi, di denuncia sul rischio di infiltrazioni malavitose, di poca trasparenza nei sub appalti e di incertezza nell’applicazione del contratto nazionale di lavoro. Tutti argomenti trattati e affrontati innumerevoli volte sia con l’amministrazione che con Iren. Oggi finalmente un primo grande risultato della trattativa con le imprese aggiudicatarie della gara Iren relativa ai maxi lotti gas e acqua: quattro anni di lavori per oltre 250 operai ed impiegati edili che fanno riferimento ad imprese storiche del tessuto produttivo locale. Un sospiro di sollievo per i tanti padri di famiglia che si sono visti costretti in più di una occasione a dover manifestare pubblicamente la loro rabbia per un sistema che pareva sordo alla loro necessità di lavorare. Oggi è arrivato il risultato, importante e fortemente voluto dalle Organizzazioni sindacali, e comunque conseguito grazie alla interlocuzione ed al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. Una vera boccata di ossigeno per la città in un contesto in cui il settore delle costruzioni, anche a livello locale, registra una situazione di sofferenza in termini occupazionali. Il punto di maggior interesse dell’intesa è rappresentato dal fatto che le imprese assumeranno tutti i lavoratori attualmente in forza nonché gli ex lavoratori dipendenti dalla Cooperativa Coget, licenziati ingiustamente, ed ancora oggi in cerca di lavoro. E si tratta di un punto qualificante non solo per i lavoratori ma anche per il comparto edile dell’acqua e del gas dove da decenni operano aziende storiche che impiegano manodopera locale altamente specializzata e che – a conferma di un importante punto sindacale a salvaguardia del buon lavoro e delle aziende virtuose – trovano nell’applicazione del contratto collettivo nazionale dell’edilizia elementi di garanzia e di regole per impresa e lavoratore. Ecco perché Fillea Filca e Feneal esprimono soddisfazione per il conseguimento di questo importante risultato che, ci si augura, segni l’inizio di buone e proficue relazioni sindacali.

Fabio Marante Andrea Tafaria Roberto Botto
Fillea Cgil Filca Cisl Feneal Uil Genova