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 Esprimiamo una parziale soddisfazione circa la previsione di un emendamento alla prossima Legge di Bilancio che proroga il riconoscimento del contributo economico per le vittime di amianto non professionali, confermando l’UNA TANTUM di 10.000 euro. Dopo mesi di iniziative e sollecitazioni, le istanze promosse da CGIL, CISL, UIL, insieme alle Associazioni per la tutela dei diritti dei malati da amianto e dei familiari, hanno finalmente trovato una prima – seppur limitata – risposta rispetto ad un problema che coinvolge migliaia di cittadini. Si tratta infatti di un modesto, ma importante, sostegno alle vittime dell’amianto, cittadini che hanno contratto il mesotelioma, spesso in modo del tutto inconsapevole e involontario. Una misura necessaria, che dovrebbe essere resa strutturale, considerando  che coloro che sono stati colpiti da mesotelioma nel nostro Paese sono circa 1500 (classificati dal Registro Nazionale Mesotelioma) e tra questi, il 70% si è ammalato per causa lavorativa diretta, mentre un altro 10% per esposizione ambientale o familiare; pertanto, la percentuale di casi di mesotelioma – per i quali l’analisi anamnestica ha rilevato una esposizione ad amianto lavorativa, ambientale, familiare, o a causa di hobbies –  è pari all’80,1% del totale.

Inoltre, nell’emendamento approvato è previsto che, per i lavoratori già titolari di rendita contratta per patologia asbesto correlata, sia assegnata una prestazione aggiuntiva nella misura percentuale del 15 per cento della rendita in godimento. Rispetto a questa misura va ricordato che essa ha subito diverse variazioni, ma, grazie al lavoro svolto dal Comitato Amministratore del Fondo Vittime Amianto, ha trovato una temporanea “stabilizzazione” sul valore del 20 per cento dal 2018 al 2020. La sua attuale riduzione determina una differenziazione, in negativo, nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori, una disparità che non possiamo condividere. Va poi rammentato che, per il triennio 2018-2020, la legge 205/2017 aveva iniquamente già esonerato le parti datoriali dal versare il loro contributo (poco superiore a 7 milioni di euro annui) per il finanziamento del fondo, e con questo emendamento, di fatto, viene abolito il contributo delle imprese.

È evidente che per risolvere definitivamente il problema dell’asbesto, nel nostro Paese c’è bisogno di risorse economiche concrete in grado di realizzare un netto miglioramento delle prestazioni del Fondo per le Vittime dell’Amianto (FVA) e di un’azione più incisiva, continua ed efficace da parte del Governo, che preveda una nuova governance, ed una partecipazione di tutti i soggetti coinvolti a partire dalle Parti Sociali, prevedendo azioni fattuali nelle tre macro aree Salute – Ambiente – Lavoro, a cui urge dare risposte.

Ufficio stampa Cgil Nazionale