Si è svolto oggi presso il Teatro Verdi in piazza Oriani a Sestri Ponente Genova il convegno Cgil “La Liguria al lavoro. Salari, diritti, sviluppo sostenibile, lotta alla precarietà”.
La discussione su problemi e prospettive della realtà socio economica ligure è stata introdotta dalla relazione del Segretario Generale Cgil Liguria Maurizio Calà e a seguire gli interventi di delegate e delegati dei luoghi di lavoro e dal territorio, i contributi del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, la sociologa Chiara Saraceno, il già Ministro del Lavoro Andrea Orlando. Ha moderato i lavori Igor Magni Segretario Generale Cgil Genova, mentre le conclusioni sono state affidate al Segretario Generale Cgil Maurizio Landini.
Nella relazione introduttiva, il Segretario Generale Cgil Liguria Maurizio Calà, ha posto l’accento sulle principali emergenze “Il Governo deve venire incontro alle necessità delle famiglie intervenendo subito sul caro bollette e sui redditi di lavoratori e pensionati. Anche Regione ed enti locali possono fare la loro parte abbassando le tasse” In Liguria la tassazione Irpef è mediamente più alta rispetto ad altre realtà regionali come Lombardia, Marche e Toscana con l’1,7 per cento medio contro il dato ligure del 2,31 “Alla Regione chiediamo di ridurre l’Irpef per i redditi sino a 55 mila euro che di fatto comprendono gran parte dei lavoratori e dei pensionati”.
Per quanto riguarda lo sviluppo Calà si è soffermato sulle risorse a disposizione della Regione a partire da quelle derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di circa 7 miliardi di euro. La sfida è quella di spendere queste risorse presto e bene nei tanti capitoli come lavoro, sviluppo, cultura, sanità ecc. Non sempre ci si riesce come nel caso della scuola dove la Liguria è riuscita ad impegnare un risicato 18 per cento sui capitoli che riguardano gli asili nido, le scuole dell’infanzia, il tempo pieno, le mense scolastiche e la costruzione di nuove scuole (solo 3 di cui nessuna a Genova),
La Cgil è favorevole alle nuove infrastrutture e opere pubbliche dalla logistica alla sanità a patto che si realizzino due condizioni, quella di produrre nuovo lavoro stabile, di qualità e sicuro e di migliorare i servizi pubblici per cittadini e imprese “E’ evidente – sottolinea ancora Calà – che per arrivare a questi obiettivi occorre ragionare sulla programmazione e sulle assunzioni pubbliche perchè i servizi hanno bisogno di risorse e personale dedicato”.
E affrontando il tema del lavoro, se è vero che i dati rilevano un aumento significativo dell’occupazione (+5,1% sul 2021), non si può non sottolineare come solo il 12 per cento dei nuovi assunti sia a tempo indeterminato, il 5 per cento in apprendistato mentre l’83 sia precario.
Rispetto al lavoro la Liguria ha tre tristi primati: l’irregolarità, il lavoro sommerso e gli infortuni. Per quanto riguarda il lavoro sommerso abbiamo una percentuale dell’11,8 (in salita), superiore a quella delle altre regioni del Nord Ovest che mediamente sono al 10,2 (in discesa), e che raggiunge il suo apice nelle costruzioni dove su 36 mila addetti si stimano 5.500 lavoratori irregolari.
Per quanto riguarda le denunce di infortunio sul lavoro, le elaborazioni dell’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria rilevano come tra il 1° gennaio ed il 30 settembre 2022 siano state 21.862 in aumento di 8.302 unità pari al +61,2% rispetto al corrispondente periodo del 2021; le 21.862 denunce del 2022 corrispondono ad oltre 80 denunce di infortunio sul lavoro per ogni singolo giorno del 2022. Questi dati si sposano tristemente con quelli delle ispezioni: a fronte di 136.469 imprese liguri attive nel 2021 sono state solo 2.190 le ispezioni effettuate per un indice di irregolarità del 67,8% che pone la nostra regione sopra tutte le regioni del Nord ed addirittura sopra la media nazionale (62,3%).
Una fotografia del lavoro quindi in bianco e nero alla quale si aggiungono anche altre preoccupazioni “Nella nostra regione abbiamo situazioni di incertezza in troppe aziende strategiche per il Paese – è il commento di Calà – aziende di qualità come ArcelorMittal o Ansaldo Energia che agiscono su energia e siderurgia sono senza liquidità e soprattutto senza commesse. Accanto a queste ve ne sono altre come Oto Melara e Piaggio che le commesse le hanno, ma che la proprietà pubblica vuole alienare. E’ una situazione esplosiva su cui chiediamo da tempo che intervenga il governo nazionale”.
Infine il tema della povertà. Secondo l’Ufficio Economico Cgil in Liguria ci sono situazioni ormai al limite con circa 331 mila persone a rischio povertà e, di queste, circa 161 mila vivono in una condizione di bassa intensità lavorativa, cioè lavorano – prevalentemente nei settori dei servizi e del turismo – ma con redditi bassi e quindi, pur essendo occupati, sono a rischio povertà. A questo contesto si aggiunge un altro dato altamente allarmante: 1 minore su 4 in Liguria è a rischio povertà. Dal 2019 al 2020 il rischio di povertà o esclusione sociale per i minori (fonte Eurostat) in Liguria è schizzato dal 20,3 al 26,9. “Questi dati confermano come uno strumento di sostegno al reddito non solo serva, ma sia indispensabile e che da solo non basti – aggiunge Calà – è necessaria l’attivazione di servizi pubblici per tutelare maggiormente tutte le persone che si trovano in questo ambito – e conclude – l’orientamento delle politiche di sviluppo quindi non è neutro: occorre orientare le risorse laddove maggiormente servono qualificando il lavoro, sostenendo i redditi da lavoro e da pensione e contrastando precarietà e povertà. Solo in questo modo si potrà uscire dalla lunga crisi economica e pandemica alla quale oggi si è aggiunta la tragedia della guerra”.