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La banca dati Anziani, realizzata dell’ISTAT, ci offre un’immagine precisa e preoccupante della condizione delle persone over 65 anni nella nostra Regione. Per altro i dati a cui facciamo riferimento sono riferiti al 2019 e quindi non tengono conto dei devastanti effetti della pandemia sulle fasce più anziane della popolazione.

Il primo elemento da considerare è che, in Liguria, su 100 persone con più di 65 anni, il 37,9 è affetto da una cronicità grave ed il 46,0 presenta più di un tipo di patologia cronica (comorbilità). In valori assoluti, parliamo di cifre elevate: 166mila cronici gravi, 203mila con più di una patologia. Se rapportiamo questo dato al totale della popolazione ligure nello stesso anno, risulta che i cronici gravi sono il 10,8% della popolazione residente, mentre le persone con più di una patologia sono il 13,24%. Si tratta di valori rilevanti che, per altro, non tengono conto di portatori di gravi patologie di età inferiore ai 65 anni.

I dati Istat sono disaggregati per fascia di età solo a livello nazionale, ma è possibile fornirne una estrapolazione a livello regionale, dalla quale emerge che, come ci si poteva aspettare, le criticità crescono al crescere dell’età. La situazione in Liguria è più grave rispetto a quella Italiana perché diversa è la composizione della popolazione con più di 65 anni. In Italia, infatti, la fascia tra i 65 e i 74 anni è molto più numerosa, mentre in Liguria le fasce di età superiori sono maggiormente presenti.

Questi dati sono probabilmente una delle cause del negativo primato regionale relativo al consumo di farmaci: la Liguria è infatti la Regione con la percentuale più alta di utilizzo nella popolazione anziana.

Altrettanto preoccupante è la situazione delle persone che hanno problemi di cecità, sordità, difficoltà di movimento, difficoltà cognitive: su 100 over 65 in Liguria, 22 hanno almeno uno di questi problemi in forma grave. Possiamo ragionevolmente ipotizzare che almeno il 50% di queste persone abbiano anche problemi di cronicità grave: si tratta di persone particolarmente fragili, che andrebbero monitorate con grande cura.

E qui dobbiamo ancora rilevare che la presa in carico della persona non autosufficiente da parte di servizi che pongano al centro l’integrazione socio-sanitaria è ancora un obiettivo da raggiungere, aggravato dalla scarsa disponibilità di risorse finalizzate all’assistenza agli anziani, che non è, purtroppo, un fenomeno solo ligure. I comuni della Liguria, tuttavia, si caratterizzano per una particolare impostazione: pochissima integrazione socio sanitaria (solo il 5% sul totale della spesa, uno dei valori più bassi d’Italia) e tanti bonus e voucher (39% sulla spesa, inferiore solo al 42% della Lombardia).

Anche da questi dati emerge quindi l’urgenza di una legge nazionale sulla non autosufficienza e di un ridisegno complessivo del sistema sanitario, che recepisca le indicazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, di cui fanno parte anche i Sindacati dei pensionati, che chiede al Parlamento ed al Governo di inserire un nuovo modello di assistenza alle persone fragili nel piano Nazionale di ripresa e resilienza.

La quantità di risorse che arriveranno sul territorio non può consentire né aggiustamenti di storiche storture, né tantomeno interventi clientelari. L’occasione è unica per modificare un sistema di accoglienza sanitaria per la popolazione anziana, ma non solo, che deve puntare alla presa in carico dell’anziano sul territorio, stabilire le diagnosi, effettuare le cure puntando al massimo sulla residenzialità.

Partendo dalle analisi dei dati sopra citati occorre tradurre le risultanze in progetti e momenti di confronto tra le parti sociali e le Istituzioni. Questo sarà l’impegno dello SPI a tutti i livelli nei prossimi mesi.

Antonio Perziano Segretario Generale Spi Cgil Genova

Ivano Bosco Segretario Generale Spi Cgil Liguria