image_pdfimage_print

Nel giorno del cinquantesimo anniversario dell’approvazione della Legge 405 del 29 luglio 1975, arriva la notizia che la Regione Liguria con la giunta Bucci, celebra il mezzo secolo di impegno dei Consultori Familiari ostacolando la piena applicazione delle linee guida nazionali sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) farmacologica, che prevedono anche la possibilità di assunzione della pillola abortiva a casa. Tutto ciò, in pieno contrasto con la decisione presa due anni fa dalla precedente giunta di centro destra, che aveva iniziato il percorso per la somministrazione della pillola abortiva Ru486 presso il proprio domicilio, senza la necessità di un ricovero ospedaliero. La concomitanza della notizia con l’anniversario della nascita dei consultori, è uno schiaffo all’autodeterminazione delle donne, considerate come un’eco e un sussurro altrui e non una voce intera, svilisce le tante battaglie che le donne hanno portato avanti verso un cammino di civiltà e modernità e che oggi, si sta cercando di deviare su percorsi legati ad una visione retrograda che colpevolizza la maternità e non si occupa della salute riproduttiva.

Bloccare questa possibilità significa colpire soprattutto le donne più fragili, quelle che vivono in contesti familiari violenti, che non possono assentarsi dal lavoro o che abitano lontano dagli ospedali. Significa moltiplicare la sofferenza e il rischio, non prevenirlo.

E se questa notizia non bastasse a funestare la celebrazione della legge 405/75, se ne aggiunge un’altra che presenta altrettanti elementi di gravità e di allarme: la Regione Liguria ha deciso, durante la discussione dell’assesto di bilancio, di non stanziare 80 mila euro per i corsi di educazione all’affettività nei consultori pubblici.

Uno colpo basso alla legge d’istituzione dei consultori, alla quale anche le parlamentari cattoliche impegnate allora nella sua promulgazione, avevano deciso di imprimere una impronta di laicità.

Cgil Genova e Liguria