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Landini: “Fermiamo la deportazione a Gaza. Venerdì mobilitazioni e scioperi in tutta Italia”

“Quello che è avvenuto stanotte, l’occupazione della Striscia di Gaza da parte del Governo di Netanyahu ci porta a iniziare da qui: è un fatto di una gravità senza precedenti, il massacro e la deportazione del popolo palestinese vanno fermati subito”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, apre la conferenza stampa in corso d’Italia, lanciando la mobilitazione.

VENERDÌ MOBILITAZIONE E SCIOPERI

“La logica della forza e del riarmo è un pericolo per la democrazia in tutto il mondo – ha spiegato – : per questo, come Cgil, abbiamo deciso non solo di partecipare a tutte le iniziative previste, ma di proclamare una vera e propria giornata di mobilitazione venerdì 19 settembre”. Nell’arco della giornata “tutte le categorie proclameranno ore di sciopero, si svolgeranno manifestazioni a livello territoriale con modalità diverse nelle singole Regioni. Nel pomeriggio del venerdì sarà quindi mobilitazione in tutto il Paese. Lo facciamo nel rispetto delle norme, escludendo le categorie previste dalle legge 146, con assemblee in tutti i luoghi di lavoro”.

FERMARE L’OCCUPAZIONE DELLA STRISCIA

Quindi la chiamata a partecipare: “Invitiamo tutti coloro che condividono la necessità di non stare a guardare e scendere in campo, fermare l’occupazione nella Striscia di Gaza, creare corridoi umanitari e garantire tutte le iniziative possibili a sostegno del popolo palestinese”.

Da parte loro, afferma Landini, “i Governi devono sospendere ogni accordo di cooperazione commerciale e militare con Israele finché non si ferma l’operazione di guerra a Gaza. Bisogna rimuovere l’embargo e riconoscere lo Stato della Palestina. Tutti i Governi e le istituzioni internazionali devono bloccare subito ciò che sta avvenendo, fino ad arrivare alla convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida dell’Onu”.

LA PACE È LA CONDIZIONE PER LA DEMOCRAZIA

Tutto questo “fa parte di una grande mobilitazione per la pace – ricorda il segretario –, contro tutte le guerre come quella in Ucraina e le altre nel mondo. La pace è la condizione per la tenuta democratica e per la crescita delle condizioni di vita e di lavoro delle persone”.

Bisogna rimettere al centro al lavoro, dire no all’austerità e al riarmo. “L’Europa deve opporsi con forza perché andiamo verso una pericolosissima economia di guerra. In questi giorni dobbiamo avere il coraggio di muoverci e non stare a guardare: il pericolo è che la guerra diventi lo strumento normale di regolazione di conti tra Stati, così si rischia di diffondere una nuova cultura della violenza che è contraria alla nostra Costituzione. Il diritto al lavoro, alla salute, il ripudio della guerra sono i principi fondanti. Le persone libere devono potersi realizzare nel proprio lavoro”, scandisce Landini.

CGIL IN PIAZZA IL 25 OTTOBRE

Il leader Cgil rilancia poi l’appuntamento che vedrà il sindacato tornare in piazza: “La conferenza stampa è anche per annunciare una grande manifestazione nazionale per sabato 25 ottobre, a cui parteciperà anche il segretario del sindacato mondiale. Chiediamo un modello non fondato sul riarmo, un altro modello basato sui diritti delle persone e sulla sostenibilità ambientale, per dare un futuro al pianeta”. Sarà una manifestazione “a sostegno dell’agenda sociale”, ossia delle proposte della Confederazione su salario, fisco e pensioni.

“Siamo di fronte ad un Pil che inferiore alle attese, a una domanda interna che ristagna, abbiamo dei dazi che mettono in crisi le aziende, sono tre anni che cala la produzione industriale cala. Il blocco delle pensioni – inoltre – ha determinato che aumenta l’occupazione degli ultra cinquantenni ma non diminuisce la precarietà dei giovani. Vogliamo costruire un percorso che indichi una agenda sociale”. Il sindacato è un soggetto con capacità di proposta, ricorda: “Non aspettiamo la legge di bilancio per poi criticarla, mettiamo in campo le nostre proposte”.

CAMBIARE POLITICHE ECONOMICHE E SOCIALI

Illustrando i risultati di una ricerca, poi, Landini affronta i nodi del lavoro e dell’occupazione. “Il 59% degli interpellati non si sente ottimista sul futuro lavorativo nel nostro Paese, che diventano il 66% se guardiamo ai giovani – spiegano -. Il 75% si sente coinvolto dalla precarietà in Italia, tra i giovani si arriva all’80%. La stragrande maggioranza ritiene il salario minimo legale uno degli strumenti necessari da mettere in campo, soprattutto tra i più giovani”.

Anche questi dati, a suo avviso, rafforzano la necessità di cambiare le politiche economiche e sociali del Paese. Tra le proposte, infine, c’è “la restituzione del fiscal drag, la necessità di fare investimenti sulla sanità, di rinnovare tutti i contratti nazionali”.

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