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Ma di che Ca…lly stiamo parlando?

I film, le serie tv, i testi delle canzoni e non solo quelle rap, sono da sempre intrisi di attacchi violenti e sessisti verso le donne.
Molta arte la esprime dai quadri, alle opere liriche.
Infatti questa è la replica del rapper romano Cally junior, alle polemiche insorte per la sua partecipazione come big al festival di Sanremo.
La sua difesa in sostanza è: nessuno si sognerebbe mai di pensare che la rappresentazione artistica della violenza e quindi anche sulle donne, nelle sue varie forme, possa definire l’autore come sostenitore di tale violenza.
Ebbene, allora proviamo a capirci una volta per tutte, del perché su quella sedia, con mani legate e con un sacchetto sulla testa c’è un donna, (mi riferisco al video Strega del rapper) perché è contro una donna alla quale il rapper inveisce dicendo queste frasi : Lei si chiama Gioia, beve poi ing*ia. Balla mezza nuda, dopo te la d* etc etc?
Proviamo a ribaltare i ruoli, (questa sarebbe davvero un’operazione trasgressiva…) lui, legato alla sedia, incappucciato con la sua consueta maschera e lei che gli urla: “lui si chiama Cally, non è nessuno indossa una maschera e va sul web, canta ma non m’incanta, si chiama Cally ma non è vero è solo uno s….o e neppure intero”
Non funziona vero?
Il punto è questo: esiste, da sempre un’ erotizzazione della violenza sulle donne è per questo che se ne fa un gran uso, cosa c’è di meglio di un corpo femminile inerme, aggredito, martoriato per attrarre, stimolare fantasie, vendere…
È brutale? Forse sì, ma è l’inquietante verità.
Ed è soprattutto inquietante sapere che queste canzoni ( ma anche di Skioffi e Sfera Ebbasta per fare solo qualche esempio) intrise di odio, di sessismo, di esaltazione della violenza contro le donne sono ascoltate da giovanissimi/e, nell’indifferenza degli adulti, che magari si oppongono a che nelle scuole si inseriscano programmi di educazione all’affettività e di contrasto alla violenza.
Se poi mettiamo insieme cosa ci dice l’ultima indagine Istat il quadro è desolante e dovrebbe farci riflettere prima di minimizzare certi segnali mediali dove la violenza viene sdoganata in nome di una presunta licenza artistica l’Istat ha rilevato che “Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.”
A questo punto credo che la Rai, un Servizio Pubblico radiotelevisivo,dovrebbe farsi carico di promulgare la cultura del rispetto e promuovere l’uguaglianza tra i generi, come stabilisce il suo codice etico, altro che ospitare un “cantante” che questi valori calpesta.
Del resto non c’è da stupirsi viste le affermazioni di Amadeus in conferenza stampa, che ha evidenziato come virtù femminile stare un passo indietro rispetto al proprio uomo famoso.
A questo rispondiamo come fece Marie Curie quando le chiesero cosa significasse stare accanto ad un genio e lei rispose “non so, lo chieda a mio marito”

Cristiana Ricci
Responsabile Politiche di genere Cgil Liguria