In diecimila a Genova per la manifestazione regionale per lo sciopero generale Cgil contro la legge di bilancio
No al riarmo, alla precarietà e all’innalzamento dell’età pensionabile. Sì a scuola, sanità, vere politiche industriali e una riforma fiscale equa e progressiva. In diecimila a Genova per la manifestazione regionale per lo sciopero generale Cgil contro la legge di bilancio
Contro una legge di bilancio ingiusta, la Cgil ha proclamato per oggi lo sciopero generale per l’intera giornata. In Liguria lo sciopero ha una motivazione in più: l’annunciata riforma sanitaria che il governo regionale farà entrare in vigore dal primo gennaio e che per la Cgil avrà pesanti conseguenze su operatori e utenti. La riforma non risolverà il bisogno di salute dei liguri e non risolverà i problemi del comparto a partire dall’annosa questione delle liste d’attesa, il caos quotidiano dei pronto soccorso, la cronica carenza di personale.
La manifestazione regionale che si è svolta a Genova ha visto confluire nel corteo le delegazioni provenienti da tutte le province liguri. I manifestanti, partiti dalla Stazione Marittima sono arrivati in Prefettura dove al segretario nazionale Cgil Pino Gesmundo è stato affidato il comizio conclusivo. Prima del Segretario hanno preso la parola Marco Lignana fiduciario della redazione di Repubblica Genova che è intervenuto sulla vertenza che coinvolge la realtà del gruppo Gedi, Armando Palombo delegato Fiom ex Ilva e Giorgia Carozzo infermiera e delegata Fp Cgil La Spezia.
Le richieste della Cgil sono chiare: aumentare salari e pensioni, rinnovare i contratti scaduti, fermare l’innalzamento dell’età pensionabile, dire no al riarmo e investire su sanità e istruzione, contrastare la precarietà, vere politiche industriali e del terziario, per una riforma fiscale equa e progressiva. Per la Cgil “Lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati si sono trovati negli ultimi tre anni a pagare 25 miliardi di tasse in più a causa del drenaggio fiscale conseguente alla mancata indicizzazione dell’Irpef. Si va dai 700 euro di perdita netta per un reddito da 20.000 euro, ai 2.000 euro di perdita per un reddito da 35.000. Questa clamorosa ingiustizia fiscale penalizza i soli redditi fissi (non chi è in flat tax, non le rendite, non i profitti). È un meccanismo che va assolutamente fermato”.