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L’intervista a Fulvia Veirana, segretario generale Cgil Liguria,  pubblicata su Repubblica Genova il 6 gennaio 2021 di Alberto Bruzzone.

«La povertà in questo Paese è aumentata, non ci sono dubbi. Più spese, basti vedere l’incremento dei costi di energia e gas, e quindi delle bollette, redditi e pensioni non rivalutati, lavoro precario: ci sono sempre più persone che, inevitabilmente, hanno bisogno di ricorrere al reddito di cittadinanza». Il commento è di Fulvia Veirana, segretario generale di Cgil Liguria: «Il mercato del lavoro non è ancora solido». Così la sindacalista spiega il senso della ricerca Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza 2021, realizzata dal collega Marco De Silva, e che vede una netta crescita del ricorso a entrambi gli istituti rispetto al 2019 e anche rispetto al 2020.

C’è la pandemia, dietro a tutto questo?

«Siamo ancora in fase pandemica, è evidente che questo sia uno dei motivi dei tanti redditi di cittadinanza. I contratti sono scesi del 15% rispetto al 2019, e parlo di tutti i contratti in generale. Poi, nel 2021, si è ricorso nella maggior parte dei casi a contratti precari, quindi il lavoro non ne ha mai guadagnato in termini di qualità. Se si vuole invertire la tendenza, occorre invece creare dei posti di lavoro che siano regolati da condizioni contrattuali più stabili. Così non si combatte la povertà».

 È uno dei temi di maggior attualità, anche per la Cgil

«Stiamo battendo sul punto, perché è esattamente lì che bisogna incidere. Creare lavoro di qualità. Altrimenti non se ne esce. Le risorse ci sono: penso ad esempio a progetti come Gol, ovvero “Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori”, introdotto per provare a rilanciare l’occupazione in Italia attraverso una serie di misure per il reinserimento lavorativo dei disoccupati, dei percettori di reddito di cittadinanza, dei lavoratori in cassa integrazione, dei disabili, delle donne, dei giovani, degli over 50 e di altre categorie»

Le modifiche al reddito di cittadinanza contenute nella legge di bilancio sono state giudicate insoddisfacenti. Che ne pensa?

«Penso che abbiano ragione. Non si lavora sulla necessità: tante persone che hanno bisogno del reddito di cittadinanza, ne rimangono escluse. Parimenti, ve ne sono parecchie che non vorrebbero prenderlo più, perché vogliono tornare a lavorare. Il punto è come ci si arriva lì: per questo vanno create le condizioni per un ritorno al lavoro in pianta stabile e seria».