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Recovery fund: le opportunità di Genova e la Liguria

Recovery fund: le opportunità di Genova e la Liguria nelle infrastrutture, porti e logistica.
Imparare dall’emergenza per costruire assieme il futuro.
Sulla Liguria e Genova vi saranno presumibilmente una caterva di risorse europee sull’asset infrastrutture, porto, logistica se si sapranno valorizzare le priorità strategiche delle opere necessarie nel principale sistema del Mediterraneo e volano per l’economia dell’intero paese.
Risorse che possono obiettivamente aiutare il nostro Paese a superare criticità ataviche esasperate dalla crisi pandemica.
Sui binari delle infrastrutture liguri corrono competitività delle imprese, la coesione sociale, le opportunità del turismo nostrano e non.
Oltre al piano straordinario finanziato dalle risorse contenute nelle leggi nn. 130, 136, 145 del 2018 relative al cosiddetto <Modello (per la ricostruzione del viadotto di) Genova> sono previste a livello nazionale relative al Recovery Fund per alta velocità, porti e logistica intermodale 32 miliardi euro a cui si aggiungono altri fondi per il dissesto e le infrastrutture idriche.
In Liguria sono assegnate risorse collegate al potenziamento delle grandi vie di comunicazione, intermodalita’, logistica integrata e quindi per il sistema portuale con particolar attenzione al cosiddetto <ultimo miglio> ed alla sostenibilità ambientale.
Rientrano in tale ottica opere nevralgiche come il Terzo Valico, la nota diga foranea, la necessaria ferrovia a Ventimiglia, la bretella di Albenga, Carcare, Predosa e il raddoppio della Pontremolese.
Su Genova vi sono notevoli opportunità per riqualificare la Val Polcevera, lo sky tram in Valbisagno, la cabinovia degli Erzelli, la riqualificazione centro storico.
Il fatto che ci siano risorse è una notizia positiva ma non sufficiente. Ma non è ancora chiaro come saranno affidate. Il rischio è che venga riproposto – come avanzato dal Presidente Toti – nuovamente il modello emergenziale del commissariamento utilizzato per la ricostruzione del viadotto Morandi.
I limiti sono assai evidenti. Sull’altare del rispetto dei tempi sono stati sacrificati trasparenza, concorrenza, costi complessivi (aumentati a consuntivo) e assenza totale di ricadute nel tessuto economico territoriale.
Per questo motivo è necessario ribadire al neonato Governo Draghi la necessità di attivare a livello istituzionale una cabina di regia regionale per condividere in tempo reale informazioni, monitoraggio e avanzamento delle opere.
Il coinvolgimento delle parti sociali già nella fase delle consultazioni da parte del Premier incaricato è sicuramente un buon auspicio. Si tratta quindi di imparare dall’emergenza per costruire assieme il processo di ammodernamento del nostro Paese.
Cgil Liguria