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Sono stati più di un terzo della popolazione gli imperiesi che nell’anno 2022 hanno fatto riferimento al servizio di pronto soccorso del territorio e per il 2023 il trend è destinato a essere confermato. Le cause sono molteplici e sono al centro della manifestazione che la Cgil ha organizzato in continuità con quelle delle altre provincie della Liguria. Oggi la Cgil è davanti al pronto soccorso dell’ospedale di Imperia per denunciare le difficoltà presenti anche negli altri presidi. “Sanità pubblica se non la curi non ti cura” è lo slogan che accompagna le manifestazioni liguri.
La mancanza di risposte sul territorio, a partire dalla carenza di medici di medicina generale, di personale all’interno delle strutture pubbliche e di strumenti per la diagnostica con conseguenti tempi di permanenza infiniti e carenze di visite specialistiche, costringono i pazienti ad attese estenuanti ed espongono gli operatori, soprattutto nei pronto soccorso a condizioni di lavoro proibitive. Alcuni dati fotografano la realtà dell’imperiese: nel 2022 su 81.115 accessi ben 46.179 sono stati codici verdi, con tempi medi di permanenza dalle 5 ore di Imperia alle 6 di Sanremo. Mentre i codici arancioni (alta gravità) hanno avuto tempi medi di oltre 9 ore a Sanremo e poco meno di 8 a Imperia.
Altro tasto dolente della sanità pubblica sono le liste d’attesa per la diagnostica e a farne le spese sono i malati. In questa ASL, secondo gli ultimi dati riferiti al 4 luglio 2023, per un Ecocolordoppler (esame indicato per studiare la circolazione sanguigna in vene e arterie) per chi ha una prescrizione di tipo B (Breve) l’attesa dovrebbe essere di massimo 30 giorni e invece si parte da 108 giorni; per le visite specialistiche come quella cardiologica sempre con la prescrizione di tipo B si parte da 63 giorni per arrivare a 194 per una visita di chirurgia vascolare, 71 per quella Gastroenterologica. Il quadro è pesante anche per quanto riguarda la spesa sanitaria in questa ASL: dal 2021proprio per i Pronto soccorso si è ricorsi a personale medico dipendente di cooperative.
La spesa a oggi è intorno ai 3 milioni e 370 mila euro. Chi è pagato in gettoni rappresenta un costo orario medio di circa 3 volte maggiore a quello di un collega dipendente pubblico. A fronte di questi dati la Cgil chiede la stabilizzazione di questo personale che è di fatto inserito in organico e che se assunto consentirebbe, oltre ad un risparmio sui costi, una continuità assistenziale a garanzia di una migliore efficacia del servizio.