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Traccia del discorso di Igor Magni Segretario Generale Camera del Lavoro di Genovaa conclusione della manifestazione del 17 novembre 2023

Compagne e compagni, amiche e amici,

oggi Cgil e Uil sono in piazza contro la manovra di bilancio di questo Governo. Questa è la prima tappa di una mobilitazione che si articola in diverse giornate con scioperi e manifestazioni in tutte le regioni e in tantissime piazze d’Italia, con centinaia di presidi per arrivare sino allo sciopero di venerdì prossimo durante il quale ci ritroveremo nuovamente in piazza per una grande manifestazione regionale. E’ bene che lo sappiano a Roma: hanno provato a fermarci, ma non ci sono riusciti. Volevano depotenziare uno sciopero che è legittimo nel metodo e nel merito. Guardate io ritengo molto gravi gli attacchi che da più parti arrivano a Cgil e Uil, a chi “osa” contestare politiche regressive, che, come sempre in questo paese, chiedono sacrifici ai soliti noti, lavoratori e pensionati, la cassa di questo paese. Al Governo e al Ministro dei trasporti Salvini – che si ricorda di essere tale solo quando si parla dei nostri scioperi, di ponti sullo stretto o di immigrazione, diciamo che la nostra risposta è questa piazza, è la riuscita di questi scioperi garantiti dalla Costituzione e regolamentati, anche fin troppo, da leggi come la 146. Noi, deve essere chiaro: non ci fermeremo.

Del resto le nostre richieste sono chiare: la legge di bilancio va cambiata e va cambiato anche il modello di sviluppo di questo Paese. E guardate non è uno slogan, è una necessità concreta e ineludibile: abbiamo bisogno di un modello di sviluppo che tenga conto anche dell’ambiente perché non ci possiamo più permettere i costi etici, sociali ed economici del cambiamento climatico. Ha ragione chi dice che si tratta di uno sciopero politico: siamo in piazza per rinnovare i contratti di lavoro e chiedere di aumentare il peso delle buste paga, ma siamo in piazza per molte altre ragioni che riguardano direttamente la vita delle persone, donne e uomini di oggi e soprattutto di domani.

Quando chiediamo di cambiare la legge sulle pensioni, non lo chiediamo solo per chi giustamente dopo una vita di lavoro chiede di potere andar via, ma lo chiediamo anche per i giovani, per i nostri ragazzi che oggi, quando lavorano sono precari e che un domani saranno in grande difficoltà a mantenersi. Il tema del lavoro è il grande assente nelle politiche di questo Governo. Proprio ieri c’è stato qui a Genova lo sciopero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia. A proposito di senso di responsabilità: nel 2005 quando si è arrivati allo spegnimento dell’alto forno a Cornigliano chi ha usato il maggior senso di responsabilità? Sono stati gli operai, i dipendenti dell’acciaieria, ad agire il maggior senso di responsabilità, comprendendo che era giunto il momento di cambiare perché era arrivato il tempo di un nuovo modello di sviluppo. Chi è stato a non fare la propria parte? Gli operai o il Governo che oggi non riesce nemmeno ad imporsi con il socio privato che solo per dirne una, non fa nemmeno più la manutenzione degli impianti?

Ed è un problema o no la sicurezza sul lavoro in questo Paese? Tutti i giorni in Italia si muore sul lavoro o di lavoro, perché ci sono anche le malattie professionali e qui a Genova ne sappiamo qualcosa con la vicenda dell’amianto che purtroppo non è ancora conclusa. La Liguria ha il triste primato di essere la regione del nord ovest dove gli infortuni mortali sul lavoro sono aumentati: le altre, come ad esempio Piemonte, Lombardia sono diminuite, mentre noi li abbiamo raddoppiati: tra gennaio e settembre 2023 sono state 17 le vittime contro le 11 dello stesso periodo dello scorso anno.

Giovedì è morta in provincia di Treviso una giovane operaia di nome Anila. È stata schiacciata da un macchinario: l’infortunio sul lavoro – e non l’incidente, cerchiamo di tornare a dare il giusto peso e significato alle parole – ci ha ricordato immediatamente Luana, giovanissima mamma operaia morta nel 2021 nel pratese. Cito Anila e Luana per raccogliere in un unico grande abbraccio da questa Piazza tutte le vittime del lavoro e le loro famiglie, perché dietro alle persone ci sono le loro storie i lori affetti. Stiamo incessantemente chiedendo al Governo di pensare maggiormente a risorse da destinare alla formazione, a maggiori forme di tutela, di prevenzione, in una realtà in cui la sicurezza spesso viene messa in secondo piano dalle esigenze della produzione. Quante risorse mette la legge di bilancio su salute e sicurezza sul lavoro? Sono previsti nuovi fondi da dedicare ad esempio all’assunzione di nuovi ispettori sul lavoro? La risposta è no. In bilancio non sono previste risorse per assunzioni nel pubblico, nemmeno in sanità: siamo passati dagli eroi della pandemia a chiedere ore extra orario e non per allargare il servizio, ma per garantire i servizi minimi! Il personale socio sanitario non ne può più e si sente preso in giro e con loro voglio ricordare e ringraziare anche tutte le lavoratrici e i lavoratori degli appalti, che spesso sono invisibili o considerati tali, non certo da noi, ma che contribuiscono al funzionamento delle strutture pubbliche che tutti noi frequentiamo!

Cgil e Uil hanno richieste chiare e precise: rinnovo dei contratti e migliori condizioni economiche per lavoratori e pensionati. Perché il problema salariale questo governo non lo affronta se non confermando le misure già esistenti ma ormai rese sterili da un’inflazione al 12%.

Chiediamo di dire basta al precariato che penalizza i nostri ragazzi, vogliamo investimenti nella formazione a partire dalla scuola pubblica e dall’università. Chiediamo maggiori investimenti nei settori pubblici per il trasporto di persone e cose e risorse che sostengano i servizi pubblici e universali oggi abbandonati verso logiche che guardano sempre di più ai privati.

Le “palanche” come si dice a Genova, in Italia ci sono: nel Paese che ha tra le maggiori evasioni fiscali d’Europa, e badate gli unici a non evadere sono lavoratori dipendenti e pensionati, la politica non riesce nemmeno a pensare ad una vera riforma del fisco, unico strumento per trovare le risorse e ristabilire condizioni di equità con una lotta all’evasione fiscale che sia reale, che sani questa situazione vergognosa e che ridia dignità al Paese.

Abbiamo chiesto di tassare gli extra profitti delle imprese che anche durante la pandemia hanno accumulato enormi patrimoni e anche in questo caso le risposte sono state parziali e insufficienti perché è più facile pescare i soldi da chi sopravvive con il proprio salario o la propria pensione.

Cgil e Uil chiedono un’attenzione particolare al mondo degli appalti e subappalti dove spesso si annidano condizioni di lavoro inaccettabili dal punto di vista normativo, economico e della sicurezza; penso alla grave manipolazione del codice degli appalti con l’introduzione di subappalti a cascata che diminuiscono le tutele di salute e sicurezza dei lavoratori, non garantiscono la qualità nelle lavorazioni e aumentano il rischio di infiltrazioni criminali nel sistema.

Infine voglio fare un passaggio anche sul disegno di legge sull’autonomia differenziata che sta portando avanti il Governo.

L’autonomia differenziata favorirebbe ancora di più il divario tra regioni creando una frattura insanabile tra nord e sud. E chi pensa che la nostra regione ne trarrebbe giovamento sbaglia. Nel mondo della globalizzazione pensare di creare un proprio recinto, introducendo magari anche le gabbie salariali, è anti storico, divide i lavoratori e i cittadini.

Chi la pensa così anche nel nostro territorio, non considera che tra le regioni del nord la Liguria è quella più vicina al sud del paese e l’autonomia differenziata peggiorerebbe ancor di più la situazione.

La nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla guerra di Liberazione non prevede l’autonomia differenziata, il Presidenzialismo nè tantomeno il Premierato, modello per il quale saremmo gli unici in Europa, ma bensì un forte bilanciamento dei poteri tra Presidente della Repubblica, Primo Ministro con al centro il valore del Parlamento. Si vuole una donna o un uomo soli al comando? Non era così che la pensavano i padri e le madri costituenti: 20 anni di dittatura, una guerra mondiale, la lotta di Liberazione erano bastate e avevano insegnato che solo con la libertà e la democrazia si ricompongono le società e la civile convivenza.

Ce lo insegna la storia, ce lo hanno ricordato loro con il loro sacrificio ed insegnamento. Quando si cambia lo si deve fare in meglio, non in peggio. Noi non lo permetteremo.

La nostra Costituzione, se ha un limite, è quello di non essere stata pienamente attuata e in questi mesi pensando a chi l’ha voluta ho fatto anche un’altra riflessione. Dopo gli anni della guerra fredda ci siamo illusi che la diplomazia e la volontà di pace avrebbero prevalso sempre come logica per sedare le tensioni che si sarebbero generate tra stati, lasciando l’uso delle armi al tragico ed imperituro monito dei cimiteri affollati dai morti di tutte le guerre, ma purtroppo non è così. Sono tanti i campi di battaglia che straziano cittadini, donne, uomini, anziani e bambini, sono loro che da sempre pagano il prezzo più alto. Non ci vogliamo arrendere a questa logica, ma lavoriamo per una sempre maggiore consapevolezza di lavoratrici e lavoratori. Il mondo del lavoro ha più volte dimostrato come si possa vivere insieme, in pace, senza essere usati come pedine di una scacchiera che troppo spesso invece lo usa e lo colpisce. Abbiamo chiesto il cessate il fuoco prima in Ucraina e ora in Palestina. Bisogna fermare subito l’escalation di violenza di ogni genere e natura e lavorare affinchè i conflitti vengano risolti con il dialogo e con la mediazione. Le nostre lotte da sempre significano leggere dentro di noi per comprendere come l’unità di lavoratrici e lavoratori, la forza che hanno saputo esprimere in momenti drammatici, siano le fondamenta sulle quali costruire un futuro diverso e migliore, rappresentare i nuovi bisogni, non lasciare indietro nessuno e includere chi oggi ha bisogno ed è in cerca di speranza, rappresentanza, giustizia sociale, in particolare donne e giovani, quella rappresentanza che il nostro sindacato deve saper offrire a tutte e tutti e per la quale dobbiamo lavorare con sempre maggiore intensità insieme a tutte le forze civiche e le associazioni, lo dico a Governo, al Presidente della Regione, agli opinionisti dell’ultima ora: abbiamo tanti, tantissimi, buoni motivi per scioperare ed essere in Piazza: se pensate che siamo disponibili a lasciarvi affondare il paese scordatevelo!

Precettate quanto volete: in queste ore in Germania è in corso uno sciopero di 2 giorni del sindacato macchinisti che nessuno ha minimamente pensato di precettare. Noi continueremo ad essere in piazza, a protestare e a scioperare per quello che sappiamo essere giusto, per i diritti, per il lavoro di qualità, per i salari, per i giovani, gli studenti, le donne, i pensionati, i servizi pubblici, i rinnovi dei contratti e per una società più giusta. Per questo venerdì prossimo saremo ancora qui in sciopero e per una grande manifestazione regionale: Viva la Cgil viva la Uil, le lavoratrici e i lavoratori si ascoltano, non si comandano!