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Silver Economy: l’altra faccia della medaglia

Qualche giorno fa Genova è stata protagonista dell’evento sulla “Silver Economy Forum”, tre giornate dal 14 al 16 settembre, dedicate ai senior o per meglio intendersi agli over 65. La tre giorni è stata organizzata da imprese, professionisti, istituzioni ed associazioni. Forum, convegni, approfondimenti, tavole rotonde inserite nel programma hanno ruotato intorno ad un unico filo conduttore: gli anziani come risorsa economica su cui contare per sviluppare filiere di attività e incrementare vecchi e nuovi business. Genova del resto si presta ad affrontare temi sull’invecchiamento visto che, come noto, risulta essere la città con presenza di over 65 tra le più alte del Paese (quasi il 30% della popolazione). Il cartello di aziende private che compone il Silver Economy Network si rivolge in particolare a quegli anziani che sono in buona salute e con buona capacità di spesa e quindi in grado di consumare servizi e prodotti che vanno da quelli sanitari al turismo o anche culturali, solo per citarne alcuni. È normale e legittimo che le aziende promuovano iniziative per incrementare le loro attività e i loro profitti legati alla terza età. Quello che è meno comprensibile è l’approccio di Regione Liguria e Comune di Genova che hanno promosso e partecipato al Forum. Dalle istituzioni ci si aspetterebbe perlomeno la stessa sensibilità nei confronti anche dell’altra faccia della medaglia, degli anziani soli – a Genova sono 56 mila – di quelli che hanno bisogno di una adeguata assistenza socio sanitaria e di agevolazioni economiche: sono quasi 150 mila i pensionati genovesi che stanno sotto la soglia dei mille euro lordi e hanno bisogno di meno convegni e più servizi efficienti nei quartieri, magari anche a domicilio.

Le città della nostra Regione non si possono definire “amiche degli anziani”: mancano iniziative e progetti per risolvere i problemi dell’abitare, dei trasporti, di spazi per la socialità, una adeguata assistenza sociale dal punto di vista qualitativo e quantitativo, l’assistenza sanitaria territoriale e domiciliare.

E poi ci sono le profonde divaricazioni tra realtà e slogan. Ad esempio, nel Forum di Genova, il sindaco Marco Bucci ha riproposto la suggestione della “Città dei 15 minuti” cioè la possibilità per i cittadini, anche e soprattutto quelli anziani di soddisfare le proprie necessità ad accedere ai servizi in tempi rapidissimi. Peccato che i quartieri genovesi, soprattutto quelli collinari e periferici, siano continuamente svuotati di servizi anche di quelli minimi. Progressivamente vengono chiusi sportelli pubblici, postali, dell’Inps, dell’Agenzia delle Entrate, delle banche e quasi sempre senza l’opposizione delle Istituzioni.

Per concludere, ben vengano le iniziative promozionali e commerciali dedicate a quella parte di popolazione in salute e con capacità di acquisto alla quale sono rivolte; crediamo però che da parte delle istituzioni per tentare di dare risposte alle molte esigenze degli anziani sul territorio, sarebbe più opportuno convocare tavoli di confronto con le organizzazioni sindacali confederali che rappresentano gran parte dell’altra faccia della medaglia.

 

Antonio Perziano e Ivano Bosco sono rispettivamente Segretario Generale Spi Cgil Genova e Spi Cgil Liguria