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Nonostante la propaganda del precedente Governo sono sempre meno i liguri che vanno in pensione. I dati, elaborati dall’Osservatorio Previdenza Cgil sulle pensioni erogate a giugno 2019 dall’Inps, segnalano una flessione di quelle erogate in Liguria. La diminuzione è generalizzata in ogni provincia: rispetto al 2018 il totale delle prestazioni pensionistiche passano da 541.507 a 532.428. La contrazione interessa sia i lavoratori dipendenti sia quelli autonomi. Nel primo caso si passa da 279.065 a 271.236, mentre nel secondo si passa da 134.011 prestazioni erogate a 133.035. Ad aumentare è invece la gestione separata che coinvolge i lavoratori parasubordinati che passa dalle 14.361 prestazioni del 2018 alle 15.414 del 2019, aumento probabilmente dovuto agli assegni erogati a chi, in pensione, ha terminato una seconda attività lavorativa. In sintesi si può affermare che in Liguria i lavoratori, sia dipendenti sia autonomi, vanno sempre meno in pensione. Da un lato l’applicazione della cosiddetta legge Fornero che ha portato a 67 anni l’età per la pensione di vecchiaia e dall’altro quota 100 che, seppur ha incrementato il numero delle pensioni anticipate, non ha prodotto i risultati sperati sono alla base di un sistema pensionistico ingiusto che penalizza le donne, che hanno carriere discontinue e lavoratori dei settori usuranti. Dall’analisi dei dati emerge come siano i vincoli normativi, in particolare per i lavoratori gravosi, a non permettere a molti soggetti, nonostante la gravosità del lavoro svolto, di accedere alla pensione. Ecco perché le proposte contenute nella Piattaforma di Cgil, Cisl e Uil, chiedono che venga realizzata una vera e propria riforma previdenziale. In particolare si chiede flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni, con interventi che tengano conto della condizione delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi e usuranti, del lavoro di cura, e degli esodati e che venga introdotta una pensione contributiva di garanzia per i più giovani. Sono proprio questi ultimi infatti ad avere un futuro pensionistico incerto alla luce anche del fatto che molto di essi hanno carriere discontinue a causa della precarietà sempre più spinta. Inoltre, il sindacato ha sottolineato come  quota 100 debba completare il suo iter e ha richiesto alcune risposte immediate che vadano nella direzione del riconoscimento del lavoro di cura e delle donne, ai fini dell’anticipo pensionistico (1 anno per figlio e 1 anno ogni 5 per lavoro di cura), un accesso più favorevole all’Ape sociale e Precoci per chi ha svolto lavori gravosi, soprattutto rimuovendo gli eccessivi vincoli attualmente previsti, la riduzione delle soglie del 2,8 e dell’1,5 per accedere alla pensione di vecchiaia nel regime contributivo. È stata inoltre richiesta la definitiva soluzione del problema degli “esodati” e la riproposizione di Opzione Donna. Sulla complessità della materia Cgil Cisl Uil hanno chiesto al Governo un confronto sulla previdenza che superi l’attuale sistema pensionistico che tracci le linee per una vera e propria riforma previdenziale che abbia tra i suoi principali obiettivi l’equità sociale con un attenzione particolare rivolta alle giovani generazioni.

 

Fabio Marante è Segretario Cgil Liguria

 

Ivana Olivieri è Segretaria Spi Cgil Liguria