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Sul reddito di inclusione serve uno sforzo collettivo

I primi dati sul “reddito di inclusione” come misura di contrasto alla povertà (legge 22/2017) dicono che i contributi economici iniziano ad arrivare alle persone; è importante che la presa in carico da parte dei servizi non venga vissuta dalle persone come filtro burocratico, ma come sostegno ulteriore e utile, in aggiunta al contributo economico.
Si deve attivare un insieme di servizi (sociali, sanitari, per il lavoro): non è facile, ma è fondamentale se vogliamo fare del reddito di inclusione una misura di emancipazione sociale per uscire dalla povertà e non cadere nelle logiche assistenzialistiche.
Occorre dunque che la Regione Liguria svolga finalmente il suo ruolo, che è esattamente quello di coordinare e supportare i comuni, gli Ambiti Sociali, e rendere agevole la collaborazione con ASL e Centri per l’impiego. E poi la Regione può integrare l’intervento statale con proprie risorse per allargare da subito la platea di coloro che  ricevono il contributo, o per aumentarne il valore. Vista la situazione ligure sarebbe buona cosa: la nostra è  la regione del Nord con il maggior numero di persone prese in carico per il reddito di inclusione rispetto alla popolazione. Il numero delle persone in condizione di povertà è cresciuto in questi anni in tutto il Paese: ed anche, e in misura notevole, in aree dove un tempo non era considerata una emergenza, come in Liguria. Nuovi poveri si sono aggiunti a quelli “di sempre”: chi ha perso il lavoro, chi ha dovuto affrontare gravi problemi in famiglia, malattie, separazioni.
Sono 4.266 le persone che in Liguria hanno avuto il contributo del reddito di inclusione: 1.850 nuclei familiari che, su base annua, ricevono  in totale circa 5 milioni e mezzo di euro; il margine di disponibilità è ancora molto ampio, nel 2018 si possono stimare in quasi 40 milioni di euro per la Liguria; ma non arrivano comunque, arrivano se le persone fanno domanda e gli enti locali li prendono in carico. Da luglio potranno usufruire del Reddito di inclusione tutte le famiglie, non solo quelle con figli minori o disoccupati ultra 55 anni: c’è da pensare che in Liguria siano molte.
Il finanziamento statale consente di aiutare chi ha meno di 6 mila euro di Isee. Ancora poco: non sono ancora coperti tutti i poveri assoluti. Ma come si vede dai primi dati, c’è ancora molto da fare per raggiungere tutti coloro che già oggi ne avrebbero diritto.
Anche le cifre del contributo (da 180 a 540 euro al mese a seconda della composizione della famiglia e della presenza di qualche altro piccolo reddito) dovranno essere aumentate.
E’ importante però che siano usati tutti e bene anche i finanziamenti  destinati al rafforzamento dei servizi territoriali: 297 milioni di euro nel 2018, e cresceranno nei prossimi anni. Per la Liguria 9 milioni nel 2018. E’ prevista anche la possibilità per i Comuni di assumere assistenti sociali a tempo determinato. L’attivazione della rete del terzo settore è possibile ed anzi necessaria. Così come va utilizzata sino in fondo la esplicita indicazione contenuta nella legge di mettere in rete, coinvolgere e fare collaborare le associazioni e organizzazioni che operano a livello regionale e  territoriale.
Spetta alla Regione predisporre un atto di programmazione dei servizi necessari all’attuazione del reddito di inclusione come livello essenziale delle prestazioni ed è sempre la legge che prevede il coinvolgimento delle parti sociali. Non è solo una constatazione ma è la logica conseguenza del lavoro svolto per iniziativa di Cgil Cisl Uil della Liguria che in questi mesi ha portato alla sottoscrizione di protocolli per la definizione dei bandi per l’aggiudicazione delle risorse dei fondi europei per interventi sul dissesto idrogeologica ed efficientamento energetico. Circa 160 milioni di euro di lavori che purtroppo tardano a partire dove le imprese si sono impegnate ad assumere lavoratori svantaggiati individuandoli tra i beneficiari del reddito di inclusione. Un risultato senza precedenti di cui va dato merito alla Regione Liguria. Ora però si tratta di dare gambe a ciò che si è deciso. Perché il reddito di inclusione possa aiutare chi si trova in condizioni di disagio a riconquistare la propria autonomia occorre potenziare il sistema di servizi pubblici e metterli in condizioni di fare il loro lavoro. Di fronte a quella che si prospetta essere una vera e propria emergenza per la Liguria sarebbe grave non cogliere questa opportunità.

Federico Vesigna è Segretario Generale Cgil Liguria

Genova, 23 aprile 2018