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Si è riunito ieri pomeriggio, presso la Regione, il Comitato per la sicurezza in Sanità, alla presenza dell’Assessore alla Sanità, Politiche sociali e Sicurezza, Sonia Viale.
CGIL, CISL e UIL, insieme alle rispettive categorie della Funzione Pubblica e dei Medici, lo avevano richiesto un mese fa per vigilare sull’applicazione del Protocollo nazionale sulla sicurezza degli operatori della Sanità
Nel corso dell’incontro abbiamo nuovamente chiesto l’applicazione di protocolli uniformi sulla sicurezza in tutte le aziende, fornitura dei DPI idonei a tutti i lavoratori e un’implementazione di indagini epidemiologiche e dei tamponi. Ad oggi i dati certificano l’esecuzione di test a non più del 13% dei lavoratori e, poiché comunque più di un quinto dei testati risulta positivo al Covid, abbiamo chiesto di allargare l’indagine a tutti gli operatori sanitari e socio sanitari.
La Regione si è impegnata a fornire in tempi brevi tutti i dati aggiornati e chiari.
Per garantire la sicurezza anche durante le “fasi” successive sarà necessario anche organizzare la rete sanitaria e socio sanitaria in modo da evitare un nuovo congestionamento degli ospedali; oltre ad una riorganizzazione chiara degli spazi Covid e no-Covid, il dato incontrovertibile è che occorrono nuove assunzioni.
I lavoratori sono stremati e con le assunzioni fin qui effettuate non si arriva a coprire neppure il numero di coloro che si sono ammalati; in questo modo non si riesce neppure a garantire adeguati turni di riposo a chi da due mesi si trova in prima linea.
Le carenze, già esistenti – e da noi denunciate – prima dell’emergenza Covid, si dimostrano ora nella loro più scottante realtà.
Bisogna potenziare tutta la rete, anche quella domiciliare. Oggi, a Genova, ci risultano mancare circa la metà delle GSAT che dovevano essere costituite.
Un altro aspetto assai problematico, emerso oggi in tutta la sua verità, è quello relativo ai soldi dedicati a premiare i lavoratori. Il Governatore Toti ha annunciato pubblicamente di voler istituire un premio di 1.000 euro a testa; con un banale conteggio sugli operatori del SSR impegnati sul COVID si arriverebbe facilmente ad una cifra intorno ai 15-16 milioni di Euro.
Ad oggi non ci sono sul tavolo i soldi per rispondere in maniera dignitosa al rischio cui i lavoratori sono stati esposti. I 6.7 milioni di Euro attualmente a disposizione sono quelli fin qui stanziati dal Governo (anch’essi insufficienti, peraltro) e serviranno per integrare i Fondi Aziendali contrattuali.
Ci auguriamo che si mantengano le promesse, in caso contrario non firmeremo alcun accordo al ribasso, che neghi la dignità dei sacrifici che queste persone stanno facendo.
Genova, 27 aprile 2020