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Uscire dal COVID con regole sugli appalti – Fabio Marante, segretario Organizzativo Cgil Liguria

Sono ormai due anni che a fasi alterne prosegue il confronto tra organizzazioni sindacali e Giunta regionale per definire una intesa sulla regolamentazione degli appalti pubblici in Liguria.

Il sindacato chiede un’intesa complessiva che si applichi a tutte le stazioni appaltanti che per la Liguria significa un totale di diversi milioni all’anno per lavori e servizi.

Sono tante le imprese del territorio e i lavoratori liguri che stanno soffrendo gli effetti della contrazione del lavoro. E se è vero che il virus colpisce tutti è altrettanto vero che nella difficoltà si stanno esasperando le diseguaglianze sociali.

Per questo la Cgil chiede di rilanciare gli appalti pubblici senza venire meno alle regole. Purtroppo la riforma del codice degli appalti del 2018 ha ripristinato l’utilizzo robusto del sistema del massimo ribasso e del subappalto dando poco spazio all’elemento della qualità nella scelta dell’affidatario.

In questo quadro già molto complicato la Regione non perde occasione per parteggiare per un sistema come quello utilizzato per la demolizione e ricostruzione del viadotto Morandi. Una modalità di deroga a molte norme attribuendo superpoteri al supercommissario: è questo il modello che intende perseguire la Regione?

Un modello che si basa su una concentrazione di poteri in una visione fortemente verticistica e limitativa della competitività delle imprese che non può e non deve divenire normalità, ma quante imprese e lavoratori del territorio sono stati impegnati? Tra le motivazioni, strumentali, di chi esalta il modello, c’è la velocità della realizzazione dei tempi e delle lungaggini della burocrazia. Ma i tempi amministrativi incerti non dipendono esclusivamente dalle regole, ma sono determinati dall’assenza di un piano straordinario di potenziamento delle pubbliche amministrazioni.

E’ quindi necessario riprendere il confronto per costruire regole comuni per le stazioni appaltanti in Liguria – come già fatto per il dissesto idrogeologico e il risparmio energetico – per evitare situazioni difformi e criticità già emerse nel passato in cui a pagare sono i più deboli.

Non solo il massimo ribasso quindi: occorre coniugare qualità del lavoro con ambiente, territorio, formazione e professionalità, trasparenza e legalità, applicazione del contratto collettivo nazionale e della clausola sociale, contrattazione di anticipo; queste sono solo alcune delle proposte di buon senso consegnate alla amministrazione regionale per scongiurare dumping economico e far sì che la competizione non avvenga sul costo del lavoro e sulla sicurezza del lavoro.

Dalla crisi si esce presto ed in sicurezza se si adopera anche l’investimento pubblico quale volano dell’economia. Decidere assieme le regole è la strada per non perdere occasioni ed evitare di lasciare il campo a chi con gli appalti intende fare affari senza alcun interesse per il bene comune. Analisi e visione al tempo del corona virus sono gli ingredienti fondamentali per una ricetta di comunità. Il sindacato è in campo responsabilmente.