image_pdfimage_print

Protocollo: FRD/FP/ge/2018/2595
Roma, 1° ottobre 2018
Alla c.a. Ministro dello Sviluppo Economico del
Lavoro e delle politiche sociali
On.le Luigi Di Maio

_________________________________________________
E pc Direzione Aziendale Fincantieri
c.a. Dott. Marco Grillo
c.a. Dott. Carlo Cremona

Egr. signor Ministro,
riteniamo la società Fincantieri una grande multinazionale che gode oggi di un’importante fase di sviluppo e crescita, dopo una profonda crisi che ne aveva messo fortemente in discussione la capacità di riuscire a superarla.
La visione di politica industriale messa in campo dal Paese con la legge Navale e la professionalità dei lavoratori, stimata e riconosciuta in tutto il mondo, ne fanno oggi uno tra i principali players della cantieristica navale nel settore civile e militare, leader nel mondo della costruzione di navi da crociera.
Oggi l’azienda gode di un portafoglio ordini di tutto rispetto (oltre 70 navi da costruire) e carichi di lavoro medi per oltre 5,7 anni. Questa grande mole di lavoro però non mette tutti i cantieri e le società del Gruppo nella stessa condizione poiché alcuni di questi in Italia e in Europa, hanno già oggi carichi  lavoro per oltre 10 anni, altri vivono profonda incertezza e non vanno oltre la costruzione di “tronconi”  navi da assemblare e finire in altri cantieri italiani ed esteri, con fasi di forte riduzione di attività Salermo, Castellammare e la società controllata Isotta Fraschini nei motori ad esempio).
Inoltre durante e dopo la crisi, il management Fincantieri ha strutturato un nuovo modello organizzativo che vede nella esternalizzazione di attività ritenute no-core (ma anche parti di progettazione ingegneria sono oggi fuori dall’azienda) e nella riduzione del personale, il suo fulcro. Il processo secondo Fincantieri non è ancora completato ma già oggi ci sono alcuni cantieri dove la forza lavoro è a stragrande maggioranza organizzata in appalti e subappalti con una filiera lunga e frammentata fino all’inverosimile (nello stabilimento di Monfalcone entrano tutti i giorni circa 1.500 lavoratori della Fincantieri e circa 8.000 degli appalti di almeno 500/600 aziende). Molti sono i pensionati al lavoro e i consulenti,
mentre la disoccupazione è impressionante soprattutto delle giovani generazioni.
Questa organizzazione produttiva porta con se molti problemi di sicurezza sul lavoro (l’estrema frammentarietà della filiera, il numero incredibile di aziende, i tantissimi lavoratori stranieri che spesso non possono comunicare tra di loro, problemi di orario di lavoro rispetto ai limiti contrattuali e di legge e le condizioni economiche dell’appalto sono solo alcune tra le principali cause di criticità), rischio di evasione fiscale e contributiva (possibili paghe “globali” in deroga al contratto nazionale e per un numero di ore inferiore rispetto a quelle effettivamente prestate solo per fare alcuni esempi).
Come Fiom-Cgil siamo profondamente convinti che questo modello sia sbagliato, pericoloso e fautore di una competitività al ribasso e dannosa per i lavoratori e per il Paese e che, proprio in virtù della condizione attuale e le positive prospettive aziendali, ci siano oggi tutte le basi per superarlo. Riteniamo infatti assolutamente importante riportare in azienda molte attività esternalizzate, aumentare le dimensioni e la solidità dei fornitori al fine di avere garanzia sulla capacità di svolgere attività ma anche e soprattutto di garantire adeguate condizioni economiche e normative per i lavoratori, ridurre al minimo le condizioni di rischio e pericolo nelle attività.
Infine siamo convinti che l’azienda abbia bisogno di forti investimenti diretti (da condividere e coordinare con le istituzioni) nell’impiantistica (risalente in alcuni casi agli anni ‘70, con grossi problemi di produttività e grandi rischi dei lavoratori), nelle infrastrutture (inadeguate e di dimensioni inferiori rispetto ai competitors), nella ricerca e sviluppo.
Quando il mercato si stabilizzerà, saranno questi elementi a determinare la capacità di Fincantieri di stare sul mercato e non la ricerca spasmodica dell’abbattimento dei costi ad ogni “costo”.
In questi giorni si è consumato poi un ulteriore strappo che ha portato alla non condivisione da parte della scrivente Organizzazione sindacale delle modalità con cui la Fincantieri ha acquisito un ramo d’azienda della società Cordioli. La società, pena la mancata acquisizione del ramo d’azienda, ha posto come condizione l’assunzione di meno della metà del personale oggi in Cordioli, la cancellazione di tutta la contrattazione integrativa e dell’art. 18 della legge 300/70.
Le chiediamo quindi per tutto quanto sopra un incontro urgente al fine di discutere nel merito quanto esposto e provare così a cambiare, attraverso il ruolo dell’azionista di controllo, la condizione attuale di lavoro e accompagnare la grande fase di espansione di attività per guardare insieme alla marginalità e ai carichi produttivi, anche le condizioni di lavoro e l’interesse pubblico.

In attesa di cortese riscontro, inviamo cordiali saluti.

La segretaria generale della Fiom-Cgil                                         p. la Fiom-Cgil nazionale    Francesca Re David                                                                            Fabrizio Potetti