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Chiavari: posa dell’epigrafe in ricordo dell’inaugurazione della Camera del Lavoro in Chiavari

Si è svolta martedì 16 novembre 2021 ore 17 presso la Sala Livellara del Comune di Chiavari in via Delpino 2 la cerimonia commemorativa in ricordo dell’inaugurazione della Camera del Lavoro a Chiavari. Il 21 aprile del 1907 iniziò ufficialmente il cammino della Cgil che sul territorio era organizzato nelle Camera del Lavoro. La neo costituita Camera del lavoro si definì indipendente dai partiti “non trascurando la politica di Classe, la vera politica che devono compiere i lavoratori stretti nei loro sindacati di mestiere contro gli antagonistici interessi della borghesia”. Quei giorni e gli avvenimenti che seguirono sono stati oggetto della relazione dello storico Giorgio Getto Viarengo in rappresentanza dell’Anpi di Chiavari. All’evento, organizzato dalla Cgil di Chiavari e patrocinato dal Comune, sono intervenutii Domenico Del Favero Responsabile Cgil Tigullio Golfo Paradiso e Igor Magni Segretario Generale Camera del Lavoro Metropolitana di Genova. Al termine della cerimonia, presso la sede della Cgil di Chiavari in corso Garibaldi 49, è stata scoperta la targa commemorativa in ricordo della costituzione della Camera del Lavoro. Di seguito l’INTERVENTO DI IGOR MAGNI SEGRETARIO GENERALE CAMERA DEL LAVORO METROPOLITANA DI GENOVA

BOZZA NON CORRETTA

Grazie a Domenico Del Favero e a compagne e compagni che collaborano con lui per aver organizzato questo evento, e per tutta l’attività quotidiana sul territorio e grazie all’amico Viarengo che non ci fa mai mancare il suo prezioso contributo.

La storia, come nasce la Cgil a Chiavari, ce l’ha illustrata in modo magistrale Getto, e allora io voglio partire da un altro punto di vista che è quello che lega avvenimenti che sembrano lontani con l’oggi.

Vedete oggi sono cambiate le condizioni di vita e di lavoro, ma non sono venuti meno i bisogni di chi vogliamo rappresentare, abbiamo forme e modi diversi, ma la sostanza non cambia.

Quello che è cambiato è il modello partecipativo: ieri ci si riuniva nelle leghe, nelle grandi fabbriche, oppure ci si univa idealmente per categorie, ad esempio i braccianti, ricordando così anche la figura del grande segretario Giuseppe Di Vittorio.

Oggi il lavoro è sempre più parcellizzato, siamo divisi ognuno nel proprio vissuto. La pandemia ha amplificato le nostre solitudini, costringendoci a casa per lavorare, in quello che viene chiamato, spesso erroneamente, smart working, o  per studiare e limitando così anche la nostra socialità.

Quello che non cambia è il bisogno di sindacato, anzi proprio oggi che ci crediamo maggiormente tutelati, che abbiamo conquistato leggi e diritti che nel 1907 erano utopia, ecco oggi il sindacato, la Cgil, continua ad essere un punto di riferimento importante e lo è talmente tanto che a qualcuno, come allora, questa cosa da fastidio. E guardate non penso solo alle controparti, dai datori di lavoro per le vertenze aziendali, o al governo con il quale abbiamo proprio in questi giorni una trattativa aperta della quale ora vi dirò brevemente. L’attacco alla sede della Cgil nazionale, le provocazioni che spesso viviamo nelle nostre sedi con scritte o simboli ingiuriosi, ha purtroppo un sapore antico che ci riporta a fatti gravi che pensavamo cancellati dal tempo e che invece sono tornati, prepotenti.

Oggi come allora il nostro messaggio è chiaro: non un passo indietro.Nel nostro Statuto, ci definiamo come “un’organizzazione sindacale generale di natura programmatica, unitaria, laica, democratica, plurietnica, di donne e uomini” Ripudiamo ogni forma di molestia, discriminazione e violenza contro le donne e per orientamento sessuale ed identità di genere.

Ripudiamo fascismo e razzismo, sosteniamo i valori e i principi di legalità e contrastiamo le associazioni mafiose, terroristiche e criminali. Non arretreremo un millimetro rispetto alla solidarietà e ai principi che ispirano la nostra Costituzione nata dalla Resistenza, che per noi resta un faro da seguire e difendere lavorando giorno per giorno per arrivare alla sua piena applicazione.

E poi la Cgil contratta perché e nata per questo: è nata per tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori e in oltre 100 anni di storia ha continuato a farlo anche in ambito sociale anche con lo straordinario lavoro fatto dallo SPI.

Evidentemente, chi ci attacca vigliaccamente, mal sopporta i principi che ci ispirano e la nostra attività quotidiana.

Guardate,  veniamo da un periodo difficilissimo, probabilmente il peggiore dal dopo guerra. La pandemia è stata devastante, con il suo numero di morti, anche con quelle modalità per cui non è stato possibile stare vicino ai propri cari, e come ricordavo lo è stata per la socialità, pensiamo ai nostri ragazzi, agli adolescenti, chiusi in casa per molti mesi senza la possibilità di legarsi gli uni con gli altri in un momento della loro vita in cui il confronto con l’altro è vita stessa.

E poi è stata devastante per il mondo del lavoro. In pandemia abbiamo ottenuto il blocco dei licenziamenti, unici in Europa, non certo un regalo ma una conquista, firmato accordi di cassa integrazione per migliaia di lavoratori e lavoratrici, ci siamo battuti affinchè anche laddove non erano previsti ammortizzatori sociali, i lavoratori non fossero completamente abbandonati. Abbiamo portato il Governo Conte a sottoscrivere un protocollo sulla sicurezza che ha permesso, anche scioperando dove è stato necessario, di far lavorare le persone in sicurezza evitando che il paese si fermasse davvero e che economia e redditi sprofondassero nel baratro.

E’ evidente che un periodo così buio non può non lasciare delle ferite.

Ma bisogna andare avanti, reagire, e il nostro Paese ci sta provando, con tutti i suoi limiti, le sue contraddizione e i gravi ritardi accumulati strutturalmente negli anni.

Nonostante il virus purtroppo non ci abbia ancora abbandonati, la vita va avanti e i bisogni delle persone sono lì, da risolvere.

Come vi dicevo in questi giorni Cgil Cisl Uil sono impegnate in una trattativa con il Governo.

Siamo in prossimità della Legge di Bilancio e i nodi vengono al pettine: bisogna decidere i capitoli di spesa e su cosa si vuole investire. La Cgil ha chiesto alcune cose molto semplici: un confronto costante sui progetti del PNRR che devono mettere a terra i tanti fondi Europei, oltre220 miliardi,  producendo posti di lavoro, e una serie di riforme, vere, che possano abbracciare qualità del lavoro, fisco, ridefinizione degli ammortizzatori sociali – proprio la pandemia ci ha dimostrato che quelli che abbiamo sono superati o inadeguati e almeno su questi abbiamo apprezzato il lavoro del governo– non autosufficienza e in particolare la previdenza, tutti temi che devono mirare a definire un futuro per i nostri giovani.

Vi porto via ancora qualche minuto per uno di questi aspetti che mi sta a particolarmente a cuore perché spesso viene rappresentato in modoerrato. Tendenzialmente siano descritti come una organizzazione di pensionati, e in parte è vero perché la metà dei nostri iscritti lo è.

Ma questo per noi non è un limite, è un punto di forza.

Oggi, proprio perché abbiamo ben presente la condizione di pensionate e pensionati, siamo molto preoccupati per i nostri giovani. Quello che chiediamo e che riguarda oggi il tema di Quota 102, l’Ape sociale e Opzione donna è importante, ma è fondamentale arrivare ad una specifica legge di riforma della previdenza, che tenga conto delle novità del contesto, prima fra tutte il fatto che ormai siamo in un sistema prevalentemente contributivo, che se non adeguatamente corretto, può generare nuove e profonde disuguaglianze.

Per questo chiediamo il superamento della riforma Fornero, respingendo l’idea che tante giovani e tanti giovani hanno e cioè che non andranno mai in pensione.

E questo fatto determina la prima proposta contenuta nella piattaforma unitaria che abbiamo presentato al Governo: una pensione di garanzia per i più giovani i quali, avendo carriere lavorative molto spesso discontinue o a basso reddito, e non potendo in futuro neanche contare su una integrazione al minimo, perché per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 oggi non è prevista, rischiano di avere una prospettiva di pensionamento ben oltre i 70 anni e con pensioni da fame che rischia di produrre già in un futuro prossime schiere di nuovi poveri.

Questo significa essere responsabili, significa non mettere in competizione le generazioni ed anzi, adoperarsi affinchè lo scambio generazionale sia attivo. Guardate non è una utopia. Le risorse ci sono.

Al Governo abbiamo chiesto di intraprendere una vera lotta all’evasione ed all’elusione fiscale; ci tanti euro che vengono sottratti alla fiscalità generale, per difetto 100 miliardi all’anno, e che potrebbero essere utilizzati per consentire a chi ha lavorato una vita il meritato riposo e a dare prospettive a chi, invece, inizia ora.

“Meno tasse su lavoro e pensioni” non è solo uno slogan. Solo dando prospettive al lavoro, di qualità, possiamo rimettere al centro dell’agenda di questo paese politiche di sviluppo che siano degne di questo nome, possiamo dire ai nostri giovani di continuare a credere in questo paese e di contribuire con il loro impegno a far progredire questa società.

Ma se gli 8 miliardi stanziati per il fisco verranno destinati alle imprese, agendo sull’irpef andremo un’altra volta fuori strada e quel gettito sappiamo che per il 20% finanzia la sanità pubblica.

La Cgil, mi rendo conto, non è “leggera”: i nostri contenuti sono difficili, soprattutto in questo momento in cui siamo bombardati di informazioni, in cui “fare presto” è diventato un mantra, fare profitto a prescindere è l’imperativo del mercato e se freghi gli altri sei più furbo, non disonesto.

E allora credo che in questo magma, nel quale si fatica anche a trovare una collocazione politica, qualcuno che tenga la barra dritta, come abbiamo fatto in questi anni, ci voglia, anzi, sia indispensabile.

Il mondo che noi rappresentiamo, quello del lavoro vecchio e nuovo, i disoccupati che dal primo maggio scorso rappresentiamo con un nostro coordinamento, i pensionati e le pensionate, non è confuso, sa benissimo cosa vuole e di cosa ha bisogno. Noi siamo portatori di quei bisogni, anche se non siamo esenti da errori, ma proprio per questi motivi continueremo a batterci.

La nostra mobilitazione è cominciata, assemblee sui posti di lavoro enelle leghe dello spi, attivi dei delegati e attivisti dei pensionati, incontri con la politica locale per sostenere le nostre piattaforme, la manifestazione regionale unitaria del 23 in piazza De Ferrari e continuerà fino a che non avremo risposte vere dal Governo se necessario anche con azioni di sciopero generalizzate.

Concludendo quindi credo che l’insegnamento di oggi , di questa targa che ci accingiamo a scoprire e questa importante ricorrenza che abbiamo ricordato, ci consegnino una responsabilità pesante ma alla quale non ci siamo sottratti in passato e dalla quale non scapperemo certo oggi:rappresentare i diritti dei lavoratori, dei più deboli e di chi in noi vede una forza solida e responsabile, è una promessa che facciamo a compagne e compagni di allora e a chi oggi ha bisogno di noi perché abbiamo una grande occasione di cambiamento anche sociale che il paese non deve lasciarsi sfuggire.

Una ultimissima parola su quanto succede al confine tra Bielorussia e Polonia con i migranti in situazioni disperate usati come arma politica di pressione…Vergogna, la nostra risposta deve essere accoglienza, giusta ed organizzata…

Grazie a tutte/i.