Home Blog Pagina 412

Campagna 730/2018: dove ci trovi

caaf cgil

Si avvicinano, come ogni anno, le scadenze fiscali e il CAAF CGIL inizia la nuova campagna 730/2018. I servizi di assistenza si rivolgono a pensionati, lavoratori dipendenti, collaboratori.

Presso le sedi diffuse sul territorio delle quattro province liguri, inoltre, gli utenti riceveranno la più completa assistenza per i servizi Redditi (ex Unico), Imu, Red, Isee, ma anche per le pratiche di successione e per le certificazioni per le prestazioni assistenziali.

Per maggiori informazioni e per appuntamenti, queste le sedi in provincia di Genova

http://www.caafcgilliguria.it/

qui per scaricare la nostra broshure

e in quelle di La Spezia

http://www.caafcgillaspezia.it/le-sedi-caaf.php

di Savona e di Imperia.

http://www.caafcgilliguria.it/lavoratori-e-fisco-srl/

Esenzione canone TV: tutte le novità

canone rai 2018

Niente canone TV per gli over 75 con un reddito fino a 8.000 euro l’anno e via alla domanda di rimborso per le rate già pagate. E’ quanto prevede il provvedimento dell’Agenzia delle entrate che rende operativo il decreto del febbraio scorso. La domanda di esonero deve essere presentata entro fine aprile.

Fino allo scorso anno il limite era di 6.713,98 euro. Il reddito di riferimento è quello soggetto ad Irpef, più eventuali interessi su titoli e depositi, mentre non si tiene conto del reddito della prima casa. Ha diritto all’esenzione per l’intero anno chi è nato tra il 1° agosto dell’anno precedente e il 31 gennaio dell’anno di riferimento. Se, invece, il compimento del 75° anno di età avviene tra il 1° febbraio e il 31 luglio, si ha diritto all’esenzione dal pagamento del canone per il secondo semestre dell’anno di riferimento.

Per avere l’esenzione dal canone occorre compilare il modulo scaricabile dalla pagina dedicata al canone TV dalla quale si accede dall’homepage del sito delle Entrate. Oltre alla domanda di esenzione è possibile presentare anche la richiesta di rimborso per le rate già addebitate. I modelli possono essere spediti per raccomandata senza busta, all’Agenzia delle entrate – Ufficio di Torino 1 – Sportello abbonamenti TV – Casella postale 22 – 10121 TORINO, con allegata la copia del documento di riconoscimento), oppure essere trasmesse tramite posta elettronica certificata all’indirizzo cp22.sat@postacertificata.rai.it , ma solo da chi è in possesso della firma elettronica. Altrimenti possono esse consegnate presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle entrate. Chi ha già presentato la domanda di esonero in passato non deve ripresentarla ogni anno.

Liguria: 5 licenziamenti nell’indotto Coca Cola

COMUNICATO STAMPA

BEVSERVICE: 5 LICENZIAMENTI IN LIGURIA NELL’INDOTTO COCA COLA

Genova, 28 marzo 2018. Sono 5 i licenziamenti in Liguria nell’indotto Coca Cola. Si tratta di 5 operai che si occupano prevalentemente dell’assistenza tecnica degli impianti alla spina e dei frigo vetrine della Coca Cola allocati nei bar e nei supermercati: 4 di loro operano da Ortonovo a Ventimiglia e uno nel Basso Piemonte (Asti compreso). Si tratta di operai che sono in azienda da oltre trenta anni e che ora, dopo tanto tempo, sono messi da parte per questioni legate al solo profitto.

Nonostante la lunga trattativa sindacale che lasciava aperte altre strade come i contratti di solidarietà, l’Azienda si è dimostrata sorda alle richieste delle segreterie nazionali ed è arrivata ad aprire una procedura di licenziamento collettivo per 24 lavoratori a livello nazionale, di cui 5 in Liguria.

Oggi sono state proclamate le prime 8 ore di sciopero.

A tutela dei lavoratori che riceveranno a breve le lettere di licenziamento, il sindacato si attiverà in tutte le sedi sindacali e giudiziarie attivando le azioni necessarie oltre ad impugnare la sciagurata decisione degli imprenditori di Bevservice.

Flai Cgil Genova

Commemorazione dell’eccidio di Sospel del 12 agosto 1944

sospel
sospel

Mercoledì 12 agosto a Sospel ha avuto luogo la commemorazione dei partigiani italiani e francesi che nel 1944, dopo essere stati sottoposti ad orrende torture per due giorni e tre notti, furono condotti nel capannone “Gianotti”, nei pressi della stazione ferroviaria di Sospel, e vennero trucidati a raffiche di mitra. Caddero i francesi: Adolphe Faldella, Alphonse Rostagni, Mario Tironi, Jean Tolosano. Caddero gli italiani: Michele Badino, Antonio Bazzocco, Bruno Bellon, Oreste Fanti, Armando Ferraro, Sergio Franceschi, Pietro Gavini, Bruno La Rosa, Osvaldo Lorenzi, Luigi Martini, Bruno Pistone, Alberto Quadretti e Mario Roncelli. Dopo il raduno alle ore 9 nella piazza davanti al Comune di Sospel, i partecipanti in corteo per la deposizione delle corone nel luogo della fucilazione, dove si è tenuta la commemorazione ufficiale e la deposizione delle corone al cimitero sulla tomba dei martiri de l’Albarea.

12090_SOSPEL_DISCORSO_ULTIMO

Il Senatore Nedo Canetti commemora il 25 Aprile a Imperia

nedo canetti
nedo canetti

Il Aprile della Liberazione compie dunque oggi 70 anni.
70 anni sono tanti, ma possiamo dire che sono 70 anni ben portati.
Oggi è come fosse il compleanno di ognuno di no
di tutti noi di tutti gli italiani .Il compleanno del riscatto e della libertà.
70 anni fa, appunto, in un giorno di primavera, come questo, i garibaldini della “Cascione” e della “Bonfante”, gli eroi giovinetti come amava chiamarli Piero Calamandrei, lasciavano le montagne che, per venti drammatici  mesi, 20 mesi che riscattavano 20  avevano presidiato e difeso, con coraggio e sacrifici, perdite dolorose e sagacia militare,
e attraversavano vittoriosi , con le armi ancora in pugno, quelle che erano servite a combattere nazisti e fascisti,
attraversavano  le città in festa, tra il suono delle campane, il tripudio della folla, i fiori e gli abbracci.
Si chiudeva una  pagina della storia, se ne apriva una nuova. Tutta da scoprire. Un giorno memorabile.
Sette decenni sono un tempo lungo, quasi un’esistenza.
I ricordi spesso sbiadiscono, la memoria si inceppa, i protagonisti, purtroppo, quelli che possono raccontare si assottigliano. E’ in agguato l’oblio. Ci sono momenti, però, come questo, che restano indelebili. Nessun oblio riesce a cancellarli,Hanno lasciato un’orma profonda nella storia.
Chi c’era continua a possederli come tesori. Chi non era nato, ne assorbe i racconti. Io, che avevo allora poco più di 15 anni, ricordo tutto come fosse ieri, ho  vivissime nella mente e nel cuore quelle ore indimenticabili.
La gioia nelle strade e nella mia casa antifascista.Impossibile scordare. La guerra finita, i tedeschi in fuga,il fascismo caduto questa volta definitivamente, dopo gli incerti 45 giorni di Badoglio
Con quel terribile proclama“la  guerra continua”..
Nei decennali, come questo del 2015, si suole dare maggior enfasi alle celebrazioni. Forse è solo un rituale,
ma forse anche una  voglia di approfondire  quell’evento, disvelarne cause, motivi, effetti. In  questi anni si è molto scritto e discusso sul significato della Resistenza. Cosa è stato ci si chiede:  Guerra di popolo? Guerra civile? Secondo Risorgimento?Epopea dell’esercito scalzo?
Rivolta morale?  Molte cose- e molte cose insieme.
Un evento militare e politico e culturale complesso dalle molte sfaccettature  come ci ricordava a Pieve di Teco, il Presidente dell’Anpi, Smuraglia.
Sappiamo bene quale lunga e travagliata incubazione
Quale massa di motivi sociali. Ideali e politici. Quale complesso di forze sia all’origine e abbia trovato sbocco dopo l’8 settembre nella lotta di liberazione, senza dimenticare la spinta di fondo che nasceva dalle traversie e dai duri colpi di una guerra ingiusta e sbagliata, dalle leggi razziali,dalle rovinose sconfitte militari nel crollo di un regime totalitario e tirannico. Un insieme veramente ampio, un intreccio di concause eccezionale.
Io ho trovato una chiave di lettura, semplice, se volete, ma significativa. L’ho trovata   in  questa cartolina edita dall’Anpi  per la manifestazione nazionale del 25 Aprile del 2012 a Milano. L’ho conservata perché riporta una frase  di Arrigo Boldrini, il mitico comandante Bulow, per molti anni presidente dell’Anpi costituente e  parlamentare. Una frase che mi ha particolarmente colpito.
Scrive Bulow “Abbiamo combattuto per chi c’era, per chi non c’era e per chi ci era contro”.Così in modo semplice,  lapidario.. Se  riflettiamo un momento,però,comprendiamo come  ci sia,
in quelle stringate parole, l’essenza dell’Epopea partigiana,
il suo valore, la sua grandezza, la sintesi di Resistenza e di Guerra di Liberazione.  Resistenza contro il poderoso  esercito tedesco invasore e le brigate nere, resistenza contro i rastrellamenti, le rappresaglie, la fame, il freddo,
resistenza contro lo scoramento, anche, che poteva colpire nei momenti più drammaticamente difficili,
come quelli dell’invero del ’44, con le sorprendenti dure  parole del maresciallo Alexander  che, una volta bloccatasi l’avanzata alleata nell’Italia centrale, praticamente ordinava di  congelare la guerra partigiana e che invece gelò il sangue dei combattenti che, però,  testardi e decisi,  coraggiosamente , pur senza i famosi lanci, e fortunatamente  ignorarono le parole di resa, continuarono a battersi fino alla vittoria finale.
Resistenza, dunque e liberazione, nel contempo,  dall’oppressione fascista ,dalla dittatura, che, dopo la breve stagione del 25 luglio, aveva assunto il volto bieco della Repubblichina di Salò.  Per chi c’era, ricorda Boldrini.
C’erano, in prima fila,  i combattenti  sui monti,i giovani che avevano detto no al bando Graziani; quelli che primi, come U megu e U cion  presero le armi, insieme a tanti, come Ghiglia e Sabatini e  Tonino e Mario Gennari, che sono qui tra noi e che calorosamente salutiamo
I ribelli dell’8 settembre diventati esercito partigiano,
i sapisti  e gapisti delle città; c’erano le donne, tante , le leggendarie staffette; una delle pagine più luminose della Resistenza.  gli operai delle fabbriche, che, con gli scioperi del marzo ’43 avevano dato la prima spallata al regime
e che poi  la rinnovarono,quella spallata, con più forza con gli scioperi del ’44  e il sabotaggio della produzione bellica nazista.
C’erano quelli che già avevano condotto la lotta al regime  negli anni della clandestinità e dell’esilio, Ricordo qui da noi Curto e Simon,Castagneto e Gilardi,Stenca e Gino Napolitano,Walter Berio e Carlini,Mirko Setti e Nello Bruno e Bri Bri, lo stessa Cascione  e tanti altri che certo dimentico e me ne scuso.
Segno e testimonianza che non tutti , nel ventennio, si erano adagiati sul regime. C’era chi già allora si batteva  contro il fascismo imperante, per la libertà e contro la dittatura,  quelli che, come Vittò e Sumi e Peruzzi  nella guerra civile spagnola, avevano cercato di arginare la montante marea nazifascismo in Europa, quelli che avevano subito il carcere e il confino ed erano tornati liberi nei controversi 45 giorni badogliani,  i dirigenti dei partiti antifascisti, che formarono poi l’ossatura politica della Resistenza, crearono il Cln e trovarono quell’unità che, pur partendo da ispirazioni ideali e posizioni politiche diverse, permise di organizzare la Resistenza , condurre in porto l’insurrezione del 25 Aprile e la  Liberazione ed avviare così  la democrazia del dopoguerra
C’erano i  soldati. che, stanchi della guerra mussoliniana,avevano gettato alle ortiche , magari solo metaforicamente, la divisa e si erano uniti ai partigiani,
rifiutando la Repubblica di Salò e q uelli che combatterono a Cefalonia e in altre parti dell’Europa contro i tedeschi,  c’erano gli amministratori delle libere Repubbliche partigiane, come quella di Pigna, che avevano sperimentato i primi embrioni  di democrazia.
Un esercito di popolo, dunque, che  dopo  l’iniziale, quasi naturale  moto di ribellione(e ribelli -ricordate- li chiamammo anche noi in un primo momento, aveva, poi preso rapidamente  coscienza che si stava combattendo una guerra epocale ,non solo contro, ma per,  per affermare principi, quali la libertà e la democrazia, per anni conculcati e per un’Italia migliore, più giusta.
E c’erano anche quelli che non avevano le armi in pugno, ma erano vicini ai partigiani.  collaboravano con la Resistenza. Si pensi ai contadini,  alla popolazione dei paesi dell’entroterra, che, malgrado i rastrellamenti, i villaggi bruciati, gli eccidi, portavano     il loro aiuto ai resistenti.
Si pensi ai cittadini delle libere Repubbliche, alla solidarietà nelle città, ai tanti sacerdoti che si immolarono, come a Torre Paponi,  con i loro parrocchiani inermi.
Ma anche per chi non c’era, si è combattuto  -sostiene Boldrini.  Per quanti, per naturali ragioni anagrafiche,
non poterono partecipare alla Resistenza. Le conquiste della  Liberazione furono  raggiunte anche per  loro,
per il loro  futuro.
Dobbiamo realisticamente essere consapevoli,però,
che le parole di Boldrini si possano  riferire anche  a quella massa grigia che stava a guardare, che aspettava, tra paura e attendismo la fine della guerra e l’arrivo degli Alleati.
Una massa che a stento si posizionò dalla parte giusta e qualcuno lo fece solo all’indomani della  Liberazione.
Ebbene, Le conquista sono valse anche per loro.
E poi c’è, nelle parole di Bulow,  la parte più difficile da comprendere per chi stava dall’altra parte, quella giusta. Abbiamo combattuto -afferma-anche per chi era contro.
I nemici. Che cosa può significare? Sgombriamo il campo da equivoci   Non significa certo annacquare , fare di tutta l’erba un fascio,confondere chi stava dalla parte giusta e chi da quella   sbagliata. Nessuna confusione, nessuna parità o falsa pacificazione. Nessuna equiparazione ha detto chiaramente e nettamente il Presidente della Repubblica. Perché è’ bene tenere sempre presente quali furono i  termini veri  dello scontro. I fascisti furono sconfitti dalla storia e la storia va rispettata.  Non abbiamo bisogno delle interpretazioni di Giampaolo Pansa né delle elucubrazioni di Borghezio o di Casaleggio.
Diciamo bene, allora, alla recente legge contro il negazionismo, che stabilisce che sia reato la negazione della Shoa e dei campi di sterminio nazisti.
Secondo me, con quelle  parole  Boldrini vuole sottolineare il valore universale delle conquiste nate dalla  Liberazione.  La libertà, appunto, la democrazia,la repubblica, l’Unità nazionale, i diritti sanciti dalla Costituzione. Valgono per tutti. Anche per chi, allora, non comprese  e si ostinò a combattere  contro.  Basta una semplice  controprova. Loro sono oggi liberi di esprimere le proprie opinioni perché ha vinto la Resistenza. Non sarebbe serto così, se le sorti della guerra fossero state diverse.
Come ha ricordato Nornerto Bobbio il risultato pi alto della Guerra di Liberazione è stato la conquista della Costituzione. Di Costituzione si parla molto in questo momento.. Non voglio nascondermi dietro la solennità  di una celebrazione. Ci sono e possiamo avere idee diverse cui sono aspetti contrastanti anche tra i costituzionalisti.
Occorre discuterne, anche appassionatamente. Penso si debba  affrontare il problema sotto due aspetti. Il primo riguarda la necessità di attuarla, questa Costituzione, che viene riconosciuta come la più bella del mondo, attuarla e inverarla soprattutto per quegli aspetti di uguaglianza  sul piano sociale e dei diritti che ancora non sono stati pienamente realizzati  e che trovano  difficoltà ed ostacoli.
Il diritto al lavoro, soprattutto, attuando l’’art.34 e pensando  all’occupazione giovanile; il diritto all’educazione  alla salute. C’è ancora da lavorare e lottare.
Nel Parlamento e nel Paese. L’altro aspetto, quello più controverso riguarda la riforma, in discussione ora alle Camere.. Negli anni passati si è parecchio dibattito sulla necessità di superare alcune parti transeunte della Seconda parte della Carta fondamentale .Al passo coi tempi e con i mutamenti, nel frattempo, incorsi
Non entro nel merito dei singoli problemi. Mi limito a qualche osservazione. Primo: le modifiche fanno fatte con i piedi di piombo , cum grano salis; secondo non deve essere minimamente toccata la prima parte, quella dei principi,
figli proprio della  Resistenza, parte sulla quale lavorarono di fino i padri costituenti; è la parte intangibile.
terzo, è necessario un bilanciamento dei poteri e un equilibrio con la nuova legge elettorale; quarto:il referendum popolare di convalida del nuovo testo va celebrato comunque, indipendente dalle normative previste. La parola finale spetta, infatti,  al popolo.
Dicevo all’inizio dell’importanza del ricordo.
Vale  per tutti , vale , in particolare, per i giovani.
In queste tantissime  manifestazioni del Settantesimo,
un calendario fitto e qualificato,forte è stata ed è la partecipazione degli studenti e delle scolaresche. Li abbiamo incontrati nel giorno della Memoria, a Pieve per il ricordo di Balletta , all’Università per i documentari
nelle numerose visite al museo di Carpasio e all’Istituto storico; abbiamo potuto vedere anche questa mattina, tante belle iniziative e altre seguiranno nel pomeriggio.
Li ringraziamo e ringraziamo i loro insegnanti.
Un ottimo lavoro che si sviluppa anche direttamente nelle scuole,  dove , con  iniziative, come i video clip di Libera,si cerca di superare le lacune   dei programmi scolastici che spesso dimenticano questa parte della storia.
Serve  a ricordare, e, insieme, a conoscere e capire. Capire come si diventa uomini veri e cittadini, capire quanto sia terribile la guerra e preziosa la pace La guerra che vediamo alle nostre porte dall’Ucraina alla Libia al Medio Oriente
alla guerra che porta comunque  barbarie;porta ai tanti genocidi  di questi due secoli. Da quello degli Armeni di 100 anni fa alla hoa agli odierni massacri e alle tragiche ecatombe nel Mediterraneo, figlie proprio di altere guerra
Insieme al lavoro con le scuole e nelle scuole, è giusto e doveroso rimarcare la presenza e l’attività delle associazioni partigiane, dell’Anpi, della Fvl, dell’Istituto storico della Resistenza, dell’Associazione degli ex deportati nei campi nazisti, di associazioni come Libera, L’Arci, l’Uisp, Apertamente e altre che ringraziamo per il fattivo costante impegno .Hanno sviluppato un grande lavoro per questo 70°. Sono un presidio di libertà e democrazia sul territorio. Intelligente, la decisione delle Associazioni partigiane di aprire le fle anche a chi alla Resistenza, per l’età, non ha potuto partecipare, specie i giovani. L’afflusso è stato largo. Buon segno!
Il ricordo come  monito vale , per ognuno di noi, giovani e meno giovani. Vale per capire come questa libertà, questa democrazia conquistate con tanti sacrifici non sono assicurate una volta per tutte. ma vanno  difese e salvaguardate e rinnovate ogni giorno. Monito per una buona politica e contro l’antipolitica, foriera sempre di guai e di guasti. perché – come ha  scritto la presidente della Camera, Laura Boldrini, accettare l’antipolitica significa accettare la sconfitta. Monito contro pericoli e insidie che possono sempre ricomparire sulla scena . C’è archeofascismo, quello vecchio stampo con il saluto romano e magari la camicia nera e i raduni a Predappio;
c’è il neofascismo tipo Casa Pound e  Alba dorata.
Ci sono poi i fascismi mascherati, i trasformismi, pericolosi e insidiosi come gli altri, forse più insidiosi..
Occorre combattere  i rigurgiti razzisti,che ricompaiono sotto mutate forme; il fanatismo; lo sciovinismo antieuropeo e populista alla Le Pen;  la xenofobia; il terrorismo di nuova stagione.
E combattere  contro la  corruzione, una piaga terribile che, insieme all’affarismo, inquina la vita sociale e  politica del nostro Paese.  Con tentacoli non secondari che  si sono pericolosamente allungati anche qui da noi. La corruzione  -ha detto Raffaele Cantone- è il peccato capitale della democrazia .Si pensi, per capire la vastità del fenomeno, alle impressionanti statistiche del recente rapporto della G.d:F   Un problema attorno al quale si sta sviluppando un forte dibattito, in Parlamento e nel Paese e che deve sfociare in robuste  soluzioni e non in mezze misure.
Un primo ,  importante passo possiamo considerare la recente approvazione In un ramo del Parlamento di una legge più severa. L’auspicio è che diventi legge al più presto.  Uguale forte  lotta, non dimentichiamolo  va proseguita,senza soste,  contro la malavita organizzata
mafia, camorra e ‘indrangheta. Don Ciotti sostiene, ed è vero, che corruzione e mafia  sono della stessa natura, hanno le stesse radici. Caselli ha quantificato che la corruzione i ci costa  60 miliardi l’anno; l’evasione fiscale 120, la mafia 150, In tutto 330 miliardi di euro
Una cifra impressionante che ci fa considerare come
Il recupero di legalità, oltre che  recupero di democrazia è per il Paese recupero  di reddito. Ulteriore motivo per una guerra ai fondo, senza indugi e tentennamenti.
Forse  possono questi sembrare temi avulsi da momenti come quello odierno che celebrano un a pagina alta della nostra storia, ma diventano attuali e pregnanti se consideriamo che tra i valori della Guerra di Liberazione
abbiamo sempre individuato anche quelli per  un’Italia più giusta e più pulita.
Qualche volta si è parlato di Resistenza dimenticata o tradita. Non sono di questa opinione. Dimenticata , dirlo quest’anno,non credo proprio. Forse c’è stato, qualche anno fa, un momento -come dire- di appannamento, di minore attenzione. Con le associazioni partigiane lasciate un po’ sole , con  manifestazioni di routine Come si volesse archiviare la Guerra di Liberazione  anche con qualche maldestro tentativo di revisionismo. Ma poi c’è stata come unì impennata di interesse, Un forte ritorno. Con larga partecipazione di popolo e delle istituzioni. E se qualcuno, ieri, ma anche oggi, come Salvini, vuole starsene a casa, affari suoi e della sua coscienza.
Si pensi all’impressionante crescente interesse di queste settimane. Dalla stampa alla Tv, al teatro, al cinema, alla musica ai tantissimi libri . Allo speciale della Rai su Cascione e a quello su Italo Calvino. Con materiale offerto dal nostro Istituto storico, Istituto  che darà un fattivo contributo con la pubblicazione in autunno del quinto volume della Storia della resistenza imperiese, ultima fatica e suggello del lavoro veramente eccezionale  Francesco Biga. Vorrei ricordare, infine,  il forte e costante richiamo alla Resistenza del Presidente Sergio Mattarella, nel discorso del giuramento, nella visita alle Ardeatine e, per questo Settantesimo,n ella bella intervista a “Repubblica” con il significativo titolo:”Il 25 Aprile patrimonio di tutti gli Italiani”. Come non ricordare la solenne seduta del Parlamento della scorsa settimana con le Camere riunite in seduta plenaria e i discorsi dei presidenti Grasso e Boldrini. Da incorniciare nella teca dei ricordi l’immagine dei vecchi partigiani accolti tra gli scranni  di Montecitorio e il canto di Bella ciao che risuona tra le volte austere dell’aula..
Anche l’affermazione di Resistenza tradita, non mi appartiene Non dobbiamo lasciarci prendere da sconforto e delusione. Certo, non tutto quello che in montagna si sognava, si è realizzato, in particolare per una maggiore giustizia sociale. Questo è vero e bisogna pure scontare il peso della guerra fredda. Molto , però, è stato fatto. Si sono poste le basi, le radici del vivere democratico. Si è realizzato un processo di crescita che, salvaguardando la democrazia, nonostante tutto quello che è stato farro per travolgerla, dalla P2 al terrorismo, alle stragi che avevano il solo obiettivo di abbattere lo Stato democratico e cancellare proprio la Costituzione, ha  fatto progredire il Paese.  Se avvalorassimo la tesi della Resistenza tradita,
dovremmo supporre che le conquiste del 25 Aprile sono state cancellate, che i tanti Caduti e da noi sono stati veramente tanti, con le nostre e splendide sei medaglie d’oro, sono morti invano.  Invece quelle conquiste vivono ,sono state e sono il fondamento della nostra democrazia ,
del  nostro vivere civile. Non si tratta di vieta retorica, di facile enfasi, ma della verità. Semplice verità. L’impegno, che parte da qui,dalle tantissime iniziative di questi giorni da questo Settantesimo  resta allora quello di difenderli, questi valori,  rinsaldarli, attualizzarli alla luce del mutamento degli scenari politici e sociali.
Per una politica di giustizia, inclusione solidarietà generosità. La generosità, di queste ore, dei marinai, dei pescatori, della gente del Sud. Ogni giorno come ogni giorno fosse il 25 Aprile.
Ricordare  e far conoscere il passato, quindi,  per capire il presente e  rendere migliore questo nostro Paese, che, malgrado tutto, continuiamo ad amare come lo amarono i nostri partigiani, i nostri Caduti.
Viva il 25 Aprile, Viva la Resistenza. Viva l’Italia.

Nedo Canetti ricorda la Libera Repubblica di Pigna

Quasi 71 anni fa, in un giorno di settembre, il 18 settembre per la precisione storica, nasceva, per impulso della Va Brigata Garibaldi e per scelta di popolo, la libera repubblica di Pigna.

Repubblica partigiana, democratica, popolare.

Partigiana -sottolineo- perché, al di là della denominazione ufficiale dell’atto costitutivo, nasce dal cuore e nel cuore della guerra partigiana.

Ebbe vita breve, breve ma gloriosa. 71 anni sono molti.

La memoria si allontana, i ricordi svaniscono.

Molti protagonisti e testimoni ci hanno lasciato.

Tutto congiura per l’oblio.

Noi però non dimentichiamo. Non vogliamo dimenticare

Oltre ogni vieta retorica, non può esserci, infatti, oblio alcuno per un avvenimento, di così alto valore , come quello che qui giustamente ricordiamo.

Non può esserci alcun oblio perché si tratta di uno di quegli eventi che lasciano un’orma profonda, una traccia indelebile nella storia.

Storia di una comunità che questa memoria conserva gelosamente, come abbiamo potuto constatare nella celebrazione a Pigna, di settembre.

Storia della Resistenza e storia d’Italia.

Non rito ripetitivo dunque, ma giusta memoria.

Abbiamo il dovere di ricordare.

Ricordare due volte per noi stessi e per sconfiggerer quelli che vogliono dimenticare e far dimenticare.

Le repubbliche partigiane, una ventina (22 per la precisione, secondo gli storici), tra le quali la nostra di Pigna e l’altra ligure, di Torriglia, nascono, tra l’estate e l’autunno del 1944, a macchia d leopardo, lungo gli Appennini e l’arco alpino, in territori montani e collinari, provvisoriamente liberati all’occupazione nazi-fascista.

Si tratta di vere e proprie entità statali anche se, quasi tutte purtroppo di breve vita, salvo quella della Valsesia, che resistette sino alla Liberazione.

Si collocano in un preciso frangente della seconda guerra mondiale, quello che vede gli Alleati che, vinta il 18 maggio la battaglia di Montecassino, sfondata la linea Gustav e liberata Roma il 4 giugno, occupano rapidamente quasi tutta l’Italia centrale.

Molti Comitati di liberazione e non pochi Comandi partigiani ritenendo, come d’altronde un po’ tutti, che l’avanzata sarebbe proseguita rapidamente e che, entro pochi mesi, tutta l’Italia sarebbe stata liberata, rompono gli indugi e, approfittando del fatto che l’esercito tedesco è impegnato a contenere l’offensiva anglo-americana, passano decisamente all’attacco, in modo da facilitare, ritengono, la liberazione del Nord, prima ancora che giungano gli eserciti Alleati.

Per far trovare le città, i paesi e i borghi liberi perché liberati dagli italiani.

Il 14 giugno il Cln nazionale Alta Italia lancia un appello per l’offensiva generale.

Appello che è, nel contempo, un programma.

“La fase conclusiva della lotta -proclama infatti il Cln- deve trovare pronti gli italiani alla gestione del potere amministrativo”.

Nasce da qui la disposizione affinché vengano creati governi locali nelle zone liberate dai nazifascisti.

Sorgono le zone libere. Governi che assumono il potere amministrativo oltre a quello militare.

Con nomi diversi. Si ricordano nomi come Giunta popolare e comunale; Giunta popolare amministrativa; Giunta provvisoria di governo.

Anche nomi come Direttorio e Giunta di salute pubblica che si rifanno alla Rivoluzione francese.

A Pigna il nuovo inquadramento amministrativo sorge proprio in quei giorni, si chiamerà, come attesta il verbale della prima seduta del 18 settembre 1944 “Repubblica di Pigna”.

Gli attacchi partigiani ordinati dal Cln hanno , infatti, largo successo.

Si liberano, al termine di intensi combattimenti, vaste aree. Combattimenti sanguinosi, asperrimi di cui abbiamo ricche testimonianze, raccolte in un prezioso volumetto edito nel 1985 dal nostro Istituto storico della Resistenza.

Battaglie che videro, insieme all’ardire dei giovani combattenti, la sagacia tattica di comandanti come Vittò che già aveva sperimentato la lotta armata contro il franchismo in Spagna e come Leo Caraballona, Vittorio Curlo, e Armando Izzo, Fragola, che avevano maturato esperienza militare, come ufficiali dell’esercito.

Purtroppo, i calcoli di strategia militare dei comandi partigiani e dello stesso Cln non tennero conto delle capacità della Wehrmatch di predisporre nell’Italia centrale una seconda linea difensiva, quella chiamata gotica, capace di bloccare ancora per molti mesi l’avanzata alleata.

Anche le speranze di uno sbarco tra la Costa Azzurra e la nostra Riviera che allora sembrava imminente, svaniranno in autunno.

Speranze che erano corse largamente non solo tra la Resistenza in montagna ma pure nelle città (io, allora quindicenne, ricordo benissimo il rapido propagarsi a Imperia di queste voci. In casa mia, dove si riuniva una mini-cellula antifascista, se ne parlava come di cosa sicura).

La stessa presenza nelle zone presidiate dai partigiani della missione militare alleata e che nel citato volume dell’Istituto storico, viene spesso menzionata , aveva alimentato queste speranze.

Dovette invece rinunciare al suo compito di raccordo tra Resistenza ed eserciti alleati e mettersi al sicuro in Francia, grazie ai nostri partigiani.

I tedeschi poterono, allora, bloccate la V e l’VIII armate sulla linea gotica, stornare una parte consistente delle proprie forze e rivolgerle, coadiuvate dai reparti fascisti della repubblica di Salò, contro la Resistenza e le repubbliche partigiane .

Accadde naturalmente anche per la repubblica di Pigna.

L’attacco fu feroce La difesa dura, tenace e sanguinosa.

Molti i caduti partigiani e, purtroppo, tante le vittime civili.

I tedeschi usarono addirittura l’artiglieria per sloggiare i resistenti da Pigna, temendo che l’esempio della libera repubblica, assolutamente da spazzare via, rappresentasse un esempio di governo per le zone vicine.

Il territorio della repubblica fu conteso palmo a palmo, a partire dal massiccio rastrellamento iniziato dai tedeschi a fondovalle già a settembre e durato fino alla drammatica battaglia dell’8 ottobre in cui rifulsero episodi di grande eroismo.

Quando i comandi partigiani, vista la situazione ormai compromessa, furono costretti a prendere la dolorosa decisione della ritirata, in modo da attestarsi su posizioni più favorevoli.

Ritirata che fu però anche un capolavoro tattico perché si riuscì, pur con notevoli difficoltà e con perdite in uomini e materiale, a portare in salvo quasi tutte le forze in campo.

Moriva dopo solo 20 giorni di vita la libera Repubblica di Pigna.

Per Pigna e per la sua gente furono momenti terribili, la popolazione che era stata solidale con la Repubblica subì dure conseguenze.

Una tragica rappresaglia.

Ci sono alcune note dello storico Massimo Legnani che sono, al proposito, emblematiche.

“Le case bruciano -scrive- dopo il bombardamento da sembrare il finimondo in Pigna e fuori a Buggio, bruciano, divampano dai vicoli e crollano.

Allora le donne da sole arrancano con la schiena dritta verso le baite e ancora più su portandosi tutto nei fagotti coi bimbi piccoli aggrappati alla gonna”

Un’immagine che, in pochi tratti, disegna tutto il dramma di quelle ore.

E’ giusto e doveroso, allora, ricordare, insieme a quello dei combattenti per la libertà, gli eroi giovinetti come amava chiamarli Piero Calamandrei, il sacrificio dei civili.

Uomini e donne, anziani e fanciulli.

Pagò duramente tutto un popolo.

Intanto, come non fosse bastato il blocco dell’avanzata degli eserciti anglo-americani, il 13 novembre piombò sui partigiani e sui dirigenti della Resistenza, il terribile fulmine a ciel sereno del proclama del maresciallo Alexander che annunciava la sospensione delle azioni alleate sul fronte italiano e invitava i partigiani a ritirarsi in montagna e a cessare praticamente la lotta.

Un colpo tremendo che poteva essere fatale per la Resistenza e che certo lo fu per quelle libere repubbliche che ancora resistevano.

E’ noto che il Cln e i comandi partigiani non obbedirono all’ordine di Alexander e che gli attacchi al nemico continuarono, ma è altrettanto noto che da quel momento la lotta di Liberazione diventò ancora più sofferta, tragicamente sanguinosa.

In montagna, quello del ’44-45 fu un inverno terribile. Di rastrellamenti ed eccidi, di borghi bruciati e di tanti tanti caduti.

Ad una ad una tutte le repubbliche furono travolte. Si chiudeva una bella pagina della storia della Resistenza e della storia d’Italia.

Dobbiamo onestamente riconoscere che nella storiografia della Resistenza, l’esperienza di questi liberi territori, delle Repubbliche partigiane è stata, per qualche tempo, un poco dimenticata o sottovalutata.

Si è dato molto più spazio agli eventi militari.

Alle imprese, alle battaglie, all’opera di sabotaggio della macchina bellica nazista.

Forse si intendeva giustamente valorizzare quanto i partigiani avevano fatto per sconfiggere i nazifascisti.

Anche per gli eventi che oggi qui ricordiamo, si è concesso giustamente molto risalto ai momenti di lotta, ai successi prima e alla difesa militare poi della Repubblica.

Molto risalto, come meritano, alle figure dei combattenti.

Meno all’esperimento politico-amministrativo

Solo più tardi si è giustamente valorizzata la peculiarità di quel progetto. A cominciare, come hanno scritto in molti – e oggi vogliamo, ancora una volta, sottolinearlo- da quell’ aspetto straordinario della vita della Repubblica che fu il coinvolgimento e l’adesione degli abitanti.

Un’adesione vera, consapevole, non una forzatura, nonostante i pericoli che ciò comportava per la stessa vita.

Gli abitanti erano con la libera repubblica.

Ne avevano compreso il significato.

A questo proposito il comandante Vittorio Curlo, Leo ha detto parole significative. “La gente delle nostre valli-ha scritto- non solo era con noi ma era di noi” .

Una frase che scolpisce nitidamente qualcosa che ha il sapore della storia.

“Chi toca in toca tutti” era il grido.

Quasi una parola d’ordine.

Solidarietà, fraternità, unità di intenti. Unità non solo dei combattenti e dei dirigenti a qualsiasi forza politica appartenessero, ma vera unità di popolo.

E’ giusto non solo valorizzare, sul piano storico, l’esperienza delle libere repubbliche partigiane, ma saperne cogliere aspetti che vanno oltre il momento bellico.

Uno riguarda proprio questa adesione di popolo di cui abbiamo parlato.

Non solo per il momento contingente, pur di enorme rilevanza, della liberazione dai tedeschi e dai fascisti.

Ma proprio come una sorta di sperimentazione della democrazia riscoperta o scoperta per la prima volta. La capacità di sapersi amministrare.

Un vero assetto di governo , dopo la dittatura fascista

E assetto di vita quotidiana, la sperimentazione di nuove istituzioni amministrative, nel quale il potere si esercita dando autorità al popolo. Un fatto storico corale, comunitario.

Tornano alla mente i liberi comuni dell’Italia medioevale con la loro autonomia e le loro libere istituzioni.

Un secondo aspetto da rilevare è -come dire- la normalità di vita quotidiana che si intende conferire agli organi di potere della Repubblica.

Sono emblematici due episodi. Uno riguarda la convocazione all’assemblea popolare da parte del Podestà fascista del tempo

E la sua accettazione, pur dopo che era stato dichiarato decaduto, di collaborare con il nuovo governo , riconoscendo così le nuove autorità comunali e addirittura la decisione di dare a lui l’incarico di firmare eventuali documenti destinati al di fuori dell’ambito comunale, pur sotto il controllo del neo sindaco.

L’altro esempio di questa che ho chiamato normalità è il primo verbale del 18 settembre nel quale si prende atto dell’avvenuta elezione di sindaco e vice sindaco, figure storiche della democrazia prefascista, subito ripristinate che sono Giacomo Borfiga e Lodovico Littardi e si fissa, con l’intento di durare nel tempo,il calendario dei lavori con la domenica come data per le future sedute, ritenendo probabilmente che negli altri giorni si dovesse continuare a lavorare, ma si decide addirittura di assumere in servizio un addetto alla pulizia – Angelo Ramoino -come mutilato e invalido di guerra, riservandosi di fissare, in una altra riunione le sue competenze. Più normalità di così.

Un terzo aspetto, forse quella più politicamente e storicamente rilevante, che occorre mettere in luce è l’ orizzonte democratico che, negli atti della Repubblica, già si intravede per il futuro del Paese Italia.

Quasi a delineare la società di domani.

Si pensa ad un paese libero, democratico, solidale con maggior giustizia sociale. Si tracciano le linee -qui si vede la mano di quanti- ,da Vittò a Sumi a Caraballona, già avevano dimestichezza con le regole democratiche- di quella che dovrà essere l’assetto del Paese e, in nuce, possiamo azzardare, la futura Costituzione repubblicana.

Dall’utopia alla realtà. Sogni di democrazia trasformati in vita vissuta.

Repubbliche come laboratori, dove si sperimentarono piccole mini-costituzioni e si cerca di rimettere in moto la macchina della civiltà liberale, travolta dal fascismo.

Tutto questo furono le repubbliche partigiane, questo fu la libera repubblica di Pigna.

Un periodo esaltante della Guerra di Liberazione e un periodo altrettanto esaltante della politica con la P maiuscola.

Si dice spesso che la Resistenza sta alla base delle conquiste della Repubblica e della Costituzione.

Non è retorica; facile enfasi.

E’ la realtà contro ogni mistificazione, negazionismo, stravolgimento.

Mentre combattevano l’invasore e i fascisti, i partigiani, gli antifascisti, i democratici pensavano già alla nuova Italia. Un pensiero lungo. La Liberazione significò democrazia libertà Costituzione.

Oggi si parla molto di possibili modifiche della Costituzione. Proprio, in questo momento, ne sta discutendo il Parlamento.

Il problema dev’essere valutato sotto due aspetti. Il primo riguarda la necessità di attuarne ancora qualche parte Il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute; una maggiore giustizia sociale.

Discussione giusta perché ci sono aspetti transeunti che è naturale modificare. Occorre confrontarsi in modo sereno e aperto anche per cambiare ciò che va cambiato.

Con cautela però, avendo ben chiaro che debbono restare integri i principi fondamentali, le basi.

Con poi l’indizione del Referendum, al ,di là della normativa costituzionale, perché i cittadini possano dire la loro.Sia, alla fine, il popolo a decidere.

Non toccare la prima parte della Carta fondamentale. I principi. La libertà, il libero confronto delle idee, la vocazione alla pace, il ripudio della guerra, rifiuto della dittatura, la lotta alle discriminazioni di ogni tipo, l’impegno per una società più giusta.

Ecco, qualcosa di tutto questo già si intravedeva nelle Repubbliche partigiane.

A Pigna e nel suo territorio avemmo allora20 giorni di libero autonomo governo.

Pochi indubbiamente nel quadro dei 20 mesi della lotta partigiana ma di grande spessore.

Un lembo di libertà nel cuore dell’immane tragedia della guerra.

Per questo è giusto continuare a conservarne la memoria.

Rinnovarla anche a distanza di anni.

Fare conoscere questa bella drammatica storia alle nuove generazioni anche come monito perché i giovani capiscano quanto è costata questa libertà, che pare oggi così naturale e quanto sia necessario continuare a difenderla.

Sempre. Ogni giorno, come ogni girno fosse il 25 Aprilesenza abbassare la guardia, perché -come abbiamo potuto vedere in questi anni- in più di una occasione i tentativi per ridurla, questa libertà, infrangerla, cancellarla, non sono mancati.

Ricordare per vigilare, dunque.

Contro ogni rigurgito di razzismo contro i fanatismi di ogni tipo contro i fascismi che si presentano in varie veste da archeofascismo del vecchio stampo, con magari il saluto romano e la camicia nera e il neofascismo tipo casa Pound e Alba dorata o magari quelli mascherati da sciovinismo nazionalista ed antieuropeo tipo il lepenismo , altrettanto pericolosi, forse più pericolosi.

Una celebrazione come quella di Pigna dello scorso settembre in ricordo delle giornate di 71 anni fa; quella che faremo a Torriglia e commemorazione come di questa di oggi sono tasselli di questo impegno, non come nostalgia, come reducismo, ma come segno della perdurante attualità di un evento che ha segnato la storia.

Oggi in Regione firmato il Patto per il Turismo

 

Oggi in Regione tra Cgil Cisl Uil Liguria, insieme alla  Filcams Fisascat Uiltucs parti sociali e ente regionale è stato siglato il protocollo sul turismo primo in Italia di questo genere che potra’ aprire le porte anche ad altri comparti. L’obiettivo dell’intesa è quello del superamento del carattere stagionale del turismo ligure, incentivando le aziende a garantire l’esercizio per periodi più lunghi creando maggiore e più duratura occupazione, visto che gli ultimi dati sull’occupazione nel settore sottolineano come non vi sia corrispondenza tra l’aumento degli arrivi, presenze e quantità e qualità dell’occupazione. La contrattazione assumerà, finalmente, la centralità che merita, sarà uno strumento attraverso il quale si potrà raggiungere l’obiettivo della destagionalizzazione e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Con questa operazione vengono incentivate le aziende del comparto a garantire l’esercizio per periodi più lunghi e di riflesso maggiore occupazione.
A questo scopo, alle aziende che assumeranno a tempo indeterminato o con contratti almeno di 8 mesi, saranno riconosciuti incentivi da 3 a 6 mila euro con possibilità di ulteriori incentivi in caso di assunzioni rivolte a personale disabile o inserito nelle liste di coloro che beneficiano della nuova misura di contrasto alla povertà (REI).
Fortemente voluto da Cgil Cisl Uil è l’incentivo alle imprese che stipulano contratti per una durata superiore agli 8 mesi.
Inoltre sono previsti dei percorsi di formazione per rafforzare le competenze dei lavoratori del settore e, un ulteriore incentivo alle assunzione che sono il risultato di un accordo sindacale con le aziende del settore.
Così come già accaduto per i precedenti protocolli sull’efficientamento energetico e sul dissesto idrogeologico il fine di Cgil Cisl Uil è quello di utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione dai Fondi Europei. In particolare, il patto siglato oggi è il frutto di un intenso lavoro sindacale che si propone di incentivare l’occupazione nel turismo per una regione come la Liguria che ha tutte le potenzialità per uscire dalla stagionalità. Collaterale e a supporto di questo risultato uscira a breve un bando sul turismo dedicato alle nuove figure professionali.

Federico Vesigna Luca Maetripieri Mario Ghini
Segretari Generali Cgil Cisl Uil Liguria

Filcams, Fisascat, Uiltucs Liguria
Giovanni Bucchioni, Silvia Avanzino, Riccardo Serri

 

Patto lavoro-turismo firmato

Mai più fascismi: appello promosso anche dalla Cgil

“MAI PIÙ FASCISMI” Appello a tutte le Istituzioni democratiche

Pubblichiamo l’appello “MAI PIÙ FASCISMI” promosso anche dalla Cgil

LEGGI E FIRMA L’APPELLO SU CHANGE.ORG

Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane.

Attenzione: qui ed ora c’è una minaccia per la democrazia.

Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali.

Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell’est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni.

Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un’altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale.

Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l’abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi.

Per questo, uniti, invitiamo le Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione.

Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo.

Per questo, uniti, esortiamo le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali.

Per questo, uniti, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione.

Per questo, uniti, come primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale invitiamo a sottoscrivere questo appello le cittadine e i cittadini, le associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali. L’esperienza della Resistenza ci insegna che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l’unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni.

Nel nostro Paese già un’altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità. L’Italia, l’Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”.

ACLI – ANED – ANPI – ANPPIA – ARCI – ARS – ARTICOLO 21 – CGIL – CISL – COMITATI DOSSETTI – COORDINAMENTO DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE – FIAP – FIVL – ISTITUTO ALCIDE CERVI – L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS – LIBERA – LIBERI E UGUALI – LIBERTA’ E GIUSTIZIA – PCI – PD – PRC – UIL – UISP

Come si legge la busta paga

buste paga

Per facilitare la lettura della busta paga vi proponiamo per esteso i significati delle sigle e delle abbreviazioni presenti sul cedolino dello stipendio.
Nella parte in alto troviamo: mese della retribuzione, numero di registrazione, cognome e nome, tipo di rapporto, data di nascita, posizione retributiva (livello), ruolo (qualifica), codice fiscale, matricola, posizione inail, data assunzione economica, data cessazione (generalmente vuota), poi troviamo le voci chiarite nella legenda.
Per un controllo della busta paga inviate email o contattateci ai nostri recapiti telefonici.

Efficientamento energetico: firmato accordo in Regione con Cgil Cisl Uil

E’ stato firmato questa mattina presso la Regione Liguria l’Accordo fortemente voluto da Cgil Cisl Uil, Fillea, Filca Feneal per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici. Attraverso l’Accordo verranno utilizzati i fondi europei 2014 – 2020 per un ammontare di 48 milioni di euro con i quali si potranno efficientare scuole, complessi sportivi ed edifici pubblici di proprietà delle amministrazioni locali. I primi 30 milioni di euro dovranno essere spesi dai 230 comuni non capoluogo, mentre i restanti 18 saranno suddivisi tra i comuni capoluogo. Diversi sono i punti qualificanti dell’Accordo sottolineati da Cgil Cisl Uil e dalle federazioni di categoria degli edili: il primo è sicuramente la via indicata dalle organizzazioni sindacali per contrastare la crisi e dare opportunità di impiego ai lavoratori svantaggiati, attraverso il sostegno al tessuto produttivo locale. Il secondo punto è senz’altro quello di aver individuato una soglia minima per gli interventi di 500 mila euro rivolti a quella che viene chiamata la struttura dell’edificio, ossia muri, solette, tetto ecc.. Questa cifra di spesa piuttosto elevata garantisce due conseguenze positive: la prima che agendo direttamente sulla struttura vengono garantiti interventi più complessi e come tale si creano più posti di lavoro e la seconda che, solo dopo tali interventi, si passa alla sostituzione degli infissi, voce che oggi rappresenta l’80 per cento del totale interventi, ma che da sola non risolve le questioni legate all’efficientamento.
Altro punto fondamentale è che con l’Accordo viene confermata la parte relativa all’occupazione con gli impegni all’assunzione di lavoratori in situazione di difficoltà. Con la firma di oggi si arriva quindi a centrare due obiettivi che Cgil Cisl Uil si erano prefissati ad inizio anno: il primo sul dissesto idrogeologico (l’accordo sottoscritto tra i mesi di luglio e settembre) e quello di oggi sull’efficientamento energetico del patrimonio pubblico. In entrambi i casi si tratta di vere e proprie politiche economiche di sviluppo che vengono incontro ad un tessuto produttivo estremamente fragile e parcellizzato e riescono a coniugare la necessità delle imprese di stare al passo con i tempi attraverso l’innovazione tecnologica e la necessità della manodopera locale di trovare un impiego. Solo attraverso il lavoro infatti ci si emancipa e si può uscire da una condizione di necessità economica.

Federico Vesigna – Luca Maestripieri – Mario Ghini

Segretari Generali Cgil Cisl Uil Liguria

Protocollo Intesa Energia

Protocollo Intesa Energia Comuni

Protocollo di Intesa Energia Linee guida