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Nedo Canetti ricorda la Libera Repubblica di Pigna

Quasi 71 anni fa, in un giorno di settembre, il 18 settembre per la precisione storica, nasceva, per impulso della Va Brigata Garibaldi e per scelta di popolo, la libera repubblica di Pigna.

Repubblica partigiana, democratica, popolare.

Partigiana -sottolineo- perché, al di là della denominazione ufficiale dell’atto costitutivo, nasce dal cuore e nel cuore della guerra partigiana.

Ebbe vita breve, breve ma gloriosa. 71 anni sono molti.

La memoria si allontana, i ricordi svaniscono.

Molti protagonisti e testimoni ci hanno lasciato.

Tutto congiura per l’oblio.

Noi però non dimentichiamo. Non vogliamo dimenticare

Oltre ogni vieta retorica, non può esserci, infatti, oblio alcuno per un avvenimento, di così alto valore , come quello che qui giustamente ricordiamo.

Non può esserci alcun oblio perché si tratta di uno di quegli eventi che lasciano un’orma profonda, una traccia indelebile nella storia.

Storia di una comunità che questa memoria conserva gelosamente, come abbiamo potuto constatare nella celebrazione a Pigna, di settembre.

Storia della Resistenza e storia d’Italia.

Non rito ripetitivo dunque, ma giusta memoria.

Abbiamo il dovere di ricordare.

Ricordare due volte per noi stessi e per sconfiggerer quelli che vogliono dimenticare e far dimenticare.

Le repubbliche partigiane, una ventina (22 per la precisione, secondo gli storici), tra le quali la nostra di Pigna e l’altra ligure, di Torriglia, nascono, tra l’estate e l’autunno del 1944, a macchia d leopardo, lungo gli Appennini e l’arco alpino, in territori montani e collinari, provvisoriamente liberati all’occupazione nazi-fascista.

Si tratta di vere e proprie entità statali anche se, quasi tutte purtroppo di breve vita, salvo quella della Valsesia, che resistette sino alla Liberazione.

Si collocano in un preciso frangente della seconda guerra mondiale, quello che vede gli Alleati che, vinta il 18 maggio la battaglia di Montecassino, sfondata la linea Gustav e liberata Roma il 4 giugno, occupano rapidamente quasi tutta l’Italia centrale.

Molti Comitati di liberazione e non pochi Comandi partigiani ritenendo, come d’altronde un po’ tutti, che l’avanzata sarebbe proseguita rapidamente e che, entro pochi mesi, tutta l’Italia sarebbe stata liberata, rompono gli indugi e, approfittando del fatto che l’esercito tedesco è impegnato a contenere l’offensiva anglo-americana, passano decisamente all’attacco, in modo da facilitare, ritengono, la liberazione del Nord, prima ancora che giungano gli eserciti Alleati.

Per far trovare le città, i paesi e i borghi liberi perché liberati dagli italiani.

Il 14 giugno il Cln nazionale Alta Italia lancia un appello per l’offensiva generale.

Appello che è, nel contempo, un programma.

“La fase conclusiva della lotta -proclama infatti il Cln- deve trovare pronti gli italiani alla gestione del potere amministrativo”.

Nasce da qui la disposizione affinché vengano creati governi locali nelle zone liberate dai nazifascisti.

Sorgono le zone libere. Governi che assumono il potere amministrativo oltre a quello militare.

Con nomi diversi. Si ricordano nomi come Giunta popolare e comunale; Giunta popolare amministrativa; Giunta provvisoria di governo.

Anche nomi come Direttorio e Giunta di salute pubblica che si rifanno alla Rivoluzione francese.

A Pigna il nuovo inquadramento amministrativo sorge proprio in quei giorni, si chiamerà, come attesta il verbale della prima seduta del 18 settembre 1944 “Repubblica di Pigna”.

Gli attacchi partigiani ordinati dal Cln hanno , infatti, largo successo.

Si liberano, al termine di intensi combattimenti, vaste aree. Combattimenti sanguinosi, asperrimi di cui abbiamo ricche testimonianze, raccolte in un prezioso volumetto edito nel 1985 dal nostro Istituto storico della Resistenza.

Battaglie che videro, insieme all’ardire dei giovani combattenti, la sagacia tattica di comandanti come Vittò che già aveva sperimentato la lotta armata contro il franchismo in Spagna e come Leo Caraballona, Vittorio Curlo, e Armando Izzo, Fragola, che avevano maturato esperienza militare, come ufficiali dell’esercito.

Purtroppo, i calcoli di strategia militare dei comandi partigiani e dello stesso Cln non tennero conto delle capacità della Wehrmatch di predisporre nell’Italia centrale una seconda linea difensiva, quella chiamata gotica, capace di bloccare ancora per molti mesi l’avanzata alleata.

Anche le speranze di uno sbarco tra la Costa Azzurra e la nostra Riviera che allora sembrava imminente, svaniranno in autunno.

Speranze che erano corse largamente non solo tra la Resistenza in montagna ma pure nelle città (io, allora quindicenne, ricordo benissimo il rapido propagarsi a Imperia di queste voci. In casa mia, dove si riuniva una mini-cellula antifascista, se ne parlava come di cosa sicura).

La stessa presenza nelle zone presidiate dai partigiani della missione militare alleata e che nel citato volume dell’Istituto storico, viene spesso menzionata , aveva alimentato queste speranze.

Dovette invece rinunciare al suo compito di raccordo tra Resistenza ed eserciti alleati e mettersi al sicuro in Francia, grazie ai nostri partigiani.

I tedeschi poterono, allora, bloccate la V e l’VIII armate sulla linea gotica, stornare una parte consistente delle proprie forze e rivolgerle, coadiuvate dai reparti fascisti della repubblica di Salò, contro la Resistenza e le repubbliche partigiane .

Accadde naturalmente anche per la repubblica di Pigna.

L’attacco fu feroce La difesa dura, tenace e sanguinosa.

Molti i caduti partigiani e, purtroppo, tante le vittime civili.

I tedeschi usarono addirittura l’artiglieria per sloggiare i resistenti da Pigna, temendo che l’esempio della libera repubblica, assolutamente da spazzare via, rappresentasse un esempio di governo per le zone vicine.

Il territorio della repubblica fu conteso palmo a palmo, a partire dal massiccio rastrellamento iniziato dai tedeschi a fondovalle già a settembre e durato fino alla drammatica battaglia dell’8 ottobre in cui rifulsero episodi di grande eroismo.

Quando i comandi partigiani, vista la situazione ormai compromessa, furono costretti a prendere la dolorosa decisione della ritirata, in modo da attestarsi su posizioni più favorevoli.

Ritirata che fu però anche un capolavoro tattico perché si riuscì, pur con notevoli difficoltà e con perdite in uomini e materiale, a portare in salvo quasi tutte le forze in campo.

Moriva dopo solo 20 giorni di vita la libera Repubblica di Pigna.

Per Pigna e per la sua gente furono momenti terribili, la popolazione che era stata solidale con la Repubblica subì dure conseguenze.

Una tragica rappresaglia.

Ci sono alcune note dello storico Massimo Legnani che sono, al proposito, emblematiche.

“Le case bruciano -scrive- dopo il bombardamento da sembrare il finimondo in Pigna e fuori a Buggio, bruciano, divampano dai vicoli e crollano.

Allora le donne da sole arrancano con la schiena dritta verso le baite e ancora più su portandosi tutto nei fagotti coi bimbi piccoli aggrappati alla gonna”

Un’immagine che, in pochi tratti, disegna tutto il dramma di quelle ore.

E’ giusto e doveroso, allora, ricordare, insieme a quello dei combattenti per la libertà, gli eroi giovinetti come amava chiamarli Piero Calamandrei, il sacrificio dei civili.

Uomini e donne, anziani e fanciulli.

Pagò duramente tutto un popolo.

Intanto, come non fosse bastato il blocco dell’avanzata degli eserciti anglo-americani, il 13 novembre piombò sui partigiani e sui dirigenti della Resistenza, il terribile fulmine a ciel sereno del proclama del maresciallo Alexander che annunciava la sospensione delle azioni alleate sul fronte italiano e invitava i partigiani a ritirarsi in montagna e a cessare praticamente la lotta.

Un colpo tremendo che poteva essere fatale per la Resistenza e che certo lo fu per quelle libere repubbliche che ancora resistevano.

E’ noto che il Cln e i comandi partigiani non obbedirono all’ordine di Alexander e che gli attacchi al nemico continuarono, ma è altrettanto noto che da quel momento la lotta di Liberazione diventò ancora più sofferta, tragicamente sanguinosa.

In montagna, quello del ’44-45 fu un inverno terribile. Di rastrellamenti ed eccidi, di borghi bruciati e di tanti tanti caduti.

Ad una ad una tutte le repubbliche furono travolte. Si chiudeva una bella pagina della storia della Resistenza e della storia d’Italia.

Dobbiamo onestamente riconoscere che nella storiografia della Resistenza, l’esperienza di questi liberi territori, delle Repubbliche partigiane è stata, per qualche tempo, un poco dimenticata o sottovalutata.

Si è dato molto più spazio agli eventi militari.

Alle imprese, alle battaglie, all’opera di sabotaggio della macchina bellica nazista.

Forse si intendeva giustamente valorizzare quanto i partigiani avevano fatto per sconfiggere i nazifascisti.

Anche per gli eventi che oggi qui ricordiamo, si è concesso giustamente molto risalto ai momenti di lotta, ai successi prima e alla difesa militare poi della Repubblica.

Molto risalto, come meritano, alle figure dei combattenti.

Meno all’esperimento politico-amministrativo

Solo più tardi si è giustamente valorizzata la peculiarità di quel progetto. A cominciare, come hanno scritto in molti – e oggi vogliamo, ancora una volta, sottolinearlo- da quell’ aspetto straordinario della vita della Repubblica che fu il coinvolgimento e l’adesione degli abitanti.

Un’adesione vera, consapevole, non una forzatura, nonostante i pericoli che ciò comportava per la stessa vita.

Gli abitanti erano con la libera repubblica.

Ne avevano compreso il significato.

A questo proposito il comandante Vittorio Curlo, Leo ha detto parole significative. “La gente delle nostre valli-ha scritto- non solo era con noi ma era di noi” .

Una frase che scolpisce nitidamente qualcosa che ha il sapore della storia.

“Chi toca in toca tutti” era il grido.

Quasi una parola d’ordine.

Solidarietà, fraternità, unità di intenti. Unità non solo dei combattenti e dei dirigenti a qualsiasi forza politica appartenessero, ma vera unità di popolo.

E’ giusto non solo valorizzare, sul piano storico, l’esperienza delle libere repubbliche partigiane, ma saperne cogliere aspetti che vanno oltre il momento bellico.

Uno riguarda proprio questa adesione di popolo di cui abbiamo parlato.

Non solo per il momento contingente, pur di enorme rilevanza, della liberazione dai tedeschi e dai fascisti.

Ma proprio come una sorta di sperimentazione della democrazia riscoperta o scoperta per la prima volta. La capacità di sapersi amministrare.

Un vero assetto di governo , dopo la dittatura fascista

E assetto di vita quotidiana, la sperimentazione di nuove istituzioni amministrative, nel quale il potere si esercita dando autorità al popolo. Un fatto storico corale, comunitario.

Tornano alla mente i liberi comuni dell’Italia medioevale con la loro autonomia e le loro libere istituzioni.

Un secondo aspetto da rilevare è -come dire- la normalità di vita quotidiana che si intende conferire agli organi di potere della Repubblica.

Sono emblematici due episodi. Uno riguarda la convocazione all’assemblea popolare da parte del Podestà fascista del tempo

E la sua accettazione, pur dopo che era stato dichiarato decaduto, di collaborare con il nuovo governo , riconoscendo così le nuove autorità comunali e addirittura la decisione di dare a lui l’incarico di firmare eventuali documenti destinati al di fuori dell’ambito comunale, pur sotto il controllo del neo sindaco.

L’altro esempio di questa che ho chiamato normalità è il primo verbale del 18 settembre nel quale si prende atto dell’avvenuta elezione di sindaco e vice sindaco, figure storiche della democrazia prefascista, subito ripristinate che sono Giacomo Borfiga e Lodovico Littardi e si fissa, con l’intento di durare nel tempo,il calendario dei lavori con la domenica come data per le future sedute, ritenendo probabilmente che negli altri giorni si dovesse continuare a lavorare, ma si decide addirittura di assumere in servizio un addetto alla pulizia – Angelo Ramoino -come mutilato e invalido di guerra, riservandosi di fissare, in una altra riunione le sue competenze. Più normalità di così.

Un terzo aspetto, forse quella più politicamente e storicamente rilevante, che occorre mettere in luce è l’ orizzonte democratico che, negli atti della Repubblica, già si intravede per il futuro del Paese Italia.

Quasi a delineare la società di domani.

Si pensa ad un paese libero, democratico, solidale con maggior giustizia sociale. Si tracciano le linee -qui si vede la mano di quanti- ,da Vittò a Sumi a Caraballona, già avevano dimestichezza con le regole democratiche- di quella che dovrà essere l’assetto del Paese e, in nuce, possiamo azzardare, la futura Costituzione repubblicana.

Dall’utopia alla realtà. Sogni di democrazia trasformati in vita vissuta.

Repubbliche come laboratori, dove si sperimentarono piccole mini-costituzioni e si cerca di rimettere in moto la macchina della civiltà liberale, travolta dal fascismo.

Tutto questo furono le repubbliche partigiane, questo fu la libera repubblica di Pigna.

Un periodo esaltante della Guerra di Liberazione e un periodo altrettanto esaltante della politica con la P maiuscola.

Si dice spesso che la Resistenza sta alla base delle conquiste della Repubblica e della Costituzione.

Non è retorica; facile enfasi.

E’ la realtà contro ogni mistificazione, negazionismo, stravolgimento.

Mentre combattevano l’invasore e i fascisti, i partigiani, gli antifascisti, i democratici pensavano già alla nuova Italia. Un pensiero lungo. La Liberazione significò democrazia libertà Costituzione.

Oggi si parla molto di possibili modifiche della Costituzione. Proprio, in questo momento, ne sta discutendo il Parlamento.

Il problema dev’essere valutato sotto due aspetti. Il primo riguarda la necessità di attuarne ancora qualche parte Il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute; una maggiore giustizia sociale.

Discussione giusta perché ci sono aspetti transeunti che è naturale modificare. Occorre confrontarsi in modo sereno e aperto anche per cambiare ciò che va cambiato.

Con cautela però, avendo ben chiaro che debbono restare integri i principi fondamentali, le basi.

Con poi l’indizione del Referendum, al ,di là della normativa costituzionale, perché i cittadini possano dire la loro.Sia, alla fine, il popolo a decidere.

Non toccare la prima parte della Carta fondamentale. I principi. La libertà, il libero confronto delle idee, la vocazione alla pace, il ripudio della guerra, rifiuto della dittatura, la lotta alle discriminazioni di ogni tipo, l’impegno per una società più giusta.

Ecco, qualcosa di tutto questo già si intravedeva nelle Repubbliche partigiane.

A Pigna e nel suo territorio avemmo allora20 giorni di libero autonomo governo.

Pochi indubbiamente nel quadro dei 20 mesi della lotta partigiana ma di grande spessore.

Un lembo di libertà nel cuore dell’immane tragedia della guerra.

Per questo è giusto continuare a conservarne la memoria.

Rinnovarla anche a distanza di anni.

Fare conoscere questa bella drammatica storia alle nuove generazioni anche come monito perché i giovani capiscano quanto è costata questa libertà, che pare oggi così naturale e quanto sia necessario continuare a difenderla.

Sempre. Ogni giorno, come ogni girno fosse il 25 Aprilesenza abbassare la guardia, perché -come abbiamo potuto vedere in questi anni- in più di una occasione i tentativi per ridurla, questa libertà, infrangerla, cancellarla, non sono mancati.

Ricordare per vigilare, dunque.

Contro ogni rigurgito di razzismo contro i fanatismi di ogni tipo contro i fascismi che si presentano in varie veste da archeofascismo del vecchio stampo, con magari il saluto romano e la camicia nera e il neofascismo tipo casa Pound e Alba dorata o magari quelli mascherati da sciovinismo nazionalista ed antieuropeo tipo il lepenismo , altrettanto pericolosi, forse più pericolosi.

Una celebrazione come quella di Pigna dello scorso settembre in ricordo delle giornate di 71 anni fa; quella che faremo a Torriglia e commemorazione come di questa di oggi sono tasselli di questo impegno, non come nostalgia, come reducismo, ma come segno della perdurante attualità di un evento che ha segnato la storia.

Oggi in Regione firmato il Patto per il Turismo

 

Oggi in Regione tra Cgil Cisl Uil Liguria, insieme alla  Filcams Fisascat Uiltucs parti sociali e ente regionale è stato siglato il protocollo sul turismo primo in Italia di questo genere che potra’ aprire le porte anche ad altri comparti. L’obiettivo dell’intesa è quello del superamento del carattere stagionale del turismo ligure, incentivando le aziende a garantire l’esercizio per periodi più lunghi creando maggiore e più duratura occupazione, visto che gli ultimi dati sull’occupazione nel settore sottolineano come non vi sia corrispondenza tra l’aumento degli arrivi, presenze e quantità e qualità dell’occupazione. La contrattazione assumerà, finalmente, la centralità che merita, sarà uno strumento attraverso il quale si potrà raggiungere l’obiettivo della destagionalizzazione e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Con questa operazione vengono incentivate le aziende del comparto a garantire l’esercizio per periodi più lunghi e di riflesso maggiore occupazione.
A questo scopo, alle aziende che assumeranno a tempo indeterminato o con contratti almeno di 8 mesi, saranno riconosciuti incentivi da 3 a 6 mila euro con possibilità di ulteriori incentivi in caso di assunzioni rivolte a personale disabile o inserito nelle liste di coloro che beneficiano della nuova misura di contrasto alla povertà (REI).
Fortemente voluto da Cgil Cisl Uil è l’incentivo alle imprese che stipulano contratti per una durata superiore agli 8 mesi.
Inoltre sono previsti dei percorsi di formazione per rafforzare le competenze dei lavoratori del settore e, un ulteriore incentivo alle assunzione che sono il risultato di un accordo sindacale con le aziende del settore.
Così come già accaduto per i precedenti protocolli sull’efficientamento energetico e sul dissesto idrogeologico il fine di Cgil Cisl Uil è quello di utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione dai Fondi Europei. In particolare, il patto siglato oggi è il frutto di un intenso lavoro sindacale che si propone di incentivare l’occupazione nel turismo per una regione come la Liguria che ha tutte le potenzialità per uscire dalla stagionalità. Collaterale e a supporto di questo risultato uscira a breve un bando sul turismo dedicato alle nuove figure professionali.

Federico Vesigna Luca Maetripieri Mario Ghini
Segretari Generali Cgil Cisl Uil Liguria

Filcams, Fisascat, Uiltucs Liguria
Giovanni Bucchioni, Silvia Avanzino, Riccardo Serri

 

Patto lavoro-turismo firmato

Mai più fascismi: appello promosso anche dalla Cgil

“MAI PIÙ FASCISMI” Appello a tutte le Istituzioni democratiche

Pubblichiamo l’appello “MAI PIÙ FASCISMI” promosso anche dalla Cgil

LEGGI E FIRMA L’APPELLO SU CHANGE.ORG

Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane.

Attenzione: qui ed ora c’è una minaccia per la democrazia.

Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali.

Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell’est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni.

Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un’altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale.

Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l’abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi.

Per questo, uniti, invitiamo le Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione.

Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo.

Per questo, uniti, esortiamo le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali.

Per questo, uniti, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione.

Per questo, uniti, come primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale invitiamo a sottoscrivere questo appello le cittadine e i cittadini, le associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali. L’esperienza della Resistenza ci insegna che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l’unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni.

Nel nostro Paese già un’altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità. L’Italia, l’Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”.

ACLI – ANED – ANPI – ANPPIA – ARCI – ARS – ARTICOLO 21 – CGIL – CISL – COMITATI DOSSETTI – COORDINAMENTO DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE – FIAP – FIVL – ISTITUTO ALCIDE CERVI – L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS – LIBERA – LIBERI E UGUALI – LIBERTA’ E GIUSTIZIA – PCI – PD – PRC – UIL – UISP

Come si legge la busta paga

buste paga

Per facilitare la lettura della busta paga vi proponiamo per esteso i significati delle sigle e delle abbreviazioni presenti sul cedolino dello stipendio.
Nella parte in alto troviamo: mese della retribuzione, numero di registrazione, cognome e nome, tipo di rapporto, data di nascita, posizione retributiva (livello), ruolo (qualifica), codice fiscale, matricola, posizione inail, data assunzione economica, data cessazione (generalmente vuota), poi troviamo le voci chiarite nella legenda.
Per un controllo della busta paga inviate email o contattateci ai nostri recapiti telefonici.

Efficientamento energetico: firmato accordo in Regione con Cgil Cisl Uil

E’ stato firmato questa mattina presso la Regione Liguria l’Accordo fortemente voluto da Cgil Cisl Uil, Fillea, Filca Feneal per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici. Attraverso l’Accordo verranno utilizzati i fondi europei 2014 – 2020 per un ammontare di 48 milioni di euro con i quali si potranno efficientare scuole, complessi sportivi ed edifici pubblici di proprietà delle amministrazioni locali. I primi 30 milioni di euro dovranno essere spesi dai 230 comuni non capoluogo, mentre i restanti 18 saranno suddivisi tra i comuni capoluogo. Diversi sono i punti qualificanti dell’Accordo sottolineati da Cgil Cisl Uil e dalle federazioni di categoria degli edili: il primo è sicuramente la via indicata dalle organizzazioni sindacali per contrastare la crisi e dare opportunità di impiego ai lavoratori svantaggiati, attraverso il sostegno al tessuto produttivo locale. Il secondo punto è senz’altro quello di aver individuato una soglia minima per gli interventi di 500 mila euro rivolti a quella che viene chiamata la struttura dell’edificio, ossia muri, solette, tetto ecc.. Questa cifra di spesa piuttosto elevata garantisce due conseguenze positive: la prima che agendo direttamente sulla struttura vengono garantiti interventi più complessi e come tale si creano più posti di lavoro e la seconda che, solo dopo tali interventi, si passa alla sostituzione degli infissi, voce che oggi rappresenta l’80 per cento del totale interventi, ma che da sola non risolve le questioni legate all’efficientamento.
Altro punto fondamentale è che con l’Accordo viene confermata la parte relativa all’occupazione con gli impegni all’assunzione di lavoratori in situazione di difficoltà. Con la firma di oggi si arriva quindi a centrare due obiettivi che Cgil Cisl Uil si erano prefissati ad inizio anno: il primo sul dissesto idrogeologico (l’accordo sottoscritto tra i mesi di luglio e settembre) e quello di oggi sull’efficientamento energetico del patrimonio pubblico. In entrambi i casi si tratta di vere e proprie politiche economiche di sviluppo che vengono incontro ad un tessuto produttivo estremamente fragile e parcellizzato e riescono a coniugare la necessità delle imprese di stare al passo con i tempi attraverso l’innovazione tecnologica e la necessità della manodopera locale di trovare un impiego. Solo attraverso il lavoro infatti ci si emancipa e si può uscire da una condizione di necessità economica.

Federico Vesigna – Luca Maestripieri – Mario Ghini

Segretari Generali Cgil Cisl Uil Liguria

Protocollo Intesa Energia

Protocollo Intesa Energia Comuni

Protocollo di Intesa Energia Linee guida

Socializziamo: da oggi, scaricando la App, la Filctem è più vicina!

collegamenti

Con il varo dell’applicazione per smartphone, abbiamo ampliato la presenza della Filctem Nazionale sui social-media, rafforzando di fatto la nostra capacità di
trasmettere semplice informazioni e/o comunicazione interattiva, verso le nostre strutture, i nostri dirigenti, i nostri delegati ed attivisti, verso i lavoratori.
Il SITO, FLICKR, TWITTER, FACEBOOK ed ora l’APP, sono parte ormaiintegrante della comunicazione, a cui è opportuno dedicare la necessaria attenzione,
con la consapevolezza però, che sono solo strumenti di supporto alla comunicazionedi tipo tradizionale, a cui non bisogna rinunciare, a partire dalle assemblee dei
lavoratori.
Ogni persona interessata, avrà quindi la possibilità di accedere in maniera immediata a tutti gli strumenti su indicati, semplicemente puntando la fotocamera
del cellulare ed aprendo una APP per lettore di codice QR CODE.

Carige – Sciopero e manifestazione

COMUNICATO STAMPA

CARIGE: OGGI SCIOPERO A DIFESA DEL LAVORO E DELLA BANCA

Genova, 21 novembre 2017. Giugno 

Questa mattina a Genova si è svolta la manifestazione dei dipendenti Carige scesi in sciopero per difendere il posto di lavoro. La protesta, proclamata unitariamente da tutte le sigle sindacali presenti nella banca, è stata poi mantenuta dalla sola Fisac Cgil. Alla manifestazione hanno partecipato molte delegazioni delle province liguri e delle regioni limitrofe. Al corteo si sono aggiunte anche rappresentanze di altri lavoratori del credito e delle categorie della Cgil.

Lo sciopero arriva dopo una serie di tentativi che hanno visto le organizzazioni sindacali chiedere conto ai vertici di Carige di un piano industriale che non guarda al futuro e che scarica su lavoratori, cittadini e sui clienti compulsive pressioni commerciali ed inefficienze del management: mille esuberi e la chiusura di 120 filiali a livello nazionale.

A tal proposito ricordiamo a tutti che in situazioni come queste non è utile giocare a divisioni, né prestarsi a tali strumentalizzazioni aziendali.

Al termine della manifestazione è stato chiesto un incontro all’Amministratore delegato Paolo Fiorentino il quale in un primo momento ha fissato l’appuntamento per oggi alle 14,30, salvo cambiare idea dopo poco e delegare un funzionario, comportamento talmente inqualificabile da non meritare nemmeno di essere commentato. Quello che deve essere chiaro all’Amministratore delegato e a tutti i vertici Carige è che questo Piano industriale non è sostenibile per lavoratori che nel tempo hanno già contribuito in modo più che responsabile alla sopravvivenza della banca e alla sua reputazione nei confronti della clientela. Negli ultimi anni, mentre si bruciavano due ricapitalizzazioni, sono stati siglati ben due accordi con i quali si è ridotto il personale e si è contenuto il costo del lavoro con grandi sacrifici per tutti i dipendenti.

Poichè in questi giorni difficili per il futuro della Banca, non sono cambiate le condizioni del Piano industriale, la Cgil rinnova la richiesta di un incontro urgente con i massimi livelli aziendali per discuterne l’impatto occupazionale e per riaffermare la dignità dei lavoratori che quotidianamente spendono la loro professionalità per difendere e far funzionare la banca.

Cgil Genova e Liguria

Fisac Cgil Nazionale

Fisac Cgil Genova e Liguria

Carige – Per fare ancora chiarezza

Nell’incontro con l’Azienda di giovedì 16 novembre le Organizzazioni Sindacali (tutte) hanno detto:

– che gli eventi di quelle ore minavano la reputazione dell’Azienda e vanificavano gli sforzi fatti dalle lavoratrici e dai
lavoratori in questi anni, sia per mantenere saldo il rapporto con la clientela, sia per contribuire al risanamento;
– che al momento – viste le turbolenze che investivano Carige e la conseguente incertezza sul futuro del Gruppo – non
c’erano le condizioni per sedersi a trattare alcunché;
– che, una volta definita tale grave situazione, sarebbe stato comunque opportuno che l’Azienda chiudesse la
procedura aperta il 29/9, vista l’impraticabilità di alcune delle azioni previste [es. accorpamento di Banca Cesare
Ponti], e ne aprisse una nuova con elementi certi sui quali poter discutere in successive riunione;
– che in ogni caso era inopportuno incontrare nuovamente l’Azienda prima dell’imminente sciopero.
Di conseguenza, nello scorso fine settimana non c’è stata nessuna elaborazione di alcunché da parte delle OOSS [salvo che qualcuna di queste abbia ritenuto di operare all’insaputa di altre].
Peraltro, nella procedura aperta – e ormai scaduta lo scorso 18 novembre – gli elementi critici andavano oltre la disdetta del CIA, visto che si parlava, ad esempio, di 765 esuberi (fra i quali quelli derivanti dalla fusione di Banca Ponti) e di accordi sulla mobilità in deroga (peggiorativa) rispetto al CCNL.
Ma le OOSS [tutte] criticavano il Piano Industriale nel suo complesso, perché “tutto ciò comporterebbe l’inaccettabile precarizzazione di una notevole quantità di persone – con le relative famiglie – coinvolte in processi di esternalizzazione o, per altri versi, di mobilità territoriale, un ulteriore impoverimento delle retribuzioni, che già oggi sono ai minimi di tutto il settore creditizio (come ripetutamente dichiarato dallo stesso AD) e un prevedibile e intollerabile inasprimento delle pressioni commerciali.” (vedi Comunicato stampa unitario del 20 settembre scorso).
Nella giornata di lunedì 20 novembre, invece, Fabi, First, Uilca e Unisin si sono presentate alla riunione di Intersas – convocata per decidere il tenore del volantino che avremmo dovuto distribuire alla cittadinanza durante la manifestazione del giorno seguente – dichiarando che avrebbero voluto andare dall’Azienda per chiedere un tavolo di discussione sulle pressioni commerciali e il ritiro della disdetta del CIA, in modo da poter revocare lo sciopero; in subordine erano disponibili a confermare lo sciopero (che davano comunque per spacciato) ma senza manifestazione.
E’ esattamente a questi giochi che si è opposta la Fisac-CGIL ed è per questo che non abbiamo partecipato a nessun ulteriore incontro con l’Azienda (ribadendo peraltro, sia alle altre OOSS, sia all’Azienda, la nostra disponibilità a una successiva discussione negoziale, sulla base di quanto già affermato giovedì scorso).

A fronte di questa fuffa e nella consapevolezza che da giovedì scorso in avanti abbiamo assistito a un rischiosissimo spettacolo, giostrato da altri mettendo a rischio il futuro per migliaia di persone che operano nel Gruppo Carige, restiamo convinti della scelta che abbiamo fatto di far sentire la voce di queste lavoratrici e di questi lavoratori, confermando lo sciopero di martedì 21 e il concomitante presidio a Genova, in Largo Pertini, dalle 9 alle 12.
Altre OOSS ci hanno lasciati… ma siamo nell’ottima compagnia di tante e tanti che – comprendendo la situazione – ci stanno manifestando convintamente la loro adesione e la loro partecipazione attiva.

Click qui per leggere il comunicato

 

Gruppo Carige – sciopero confermato

Attenzione: apre in una nuova finestra.La FISAC/CGIL conferma lo sciopero del GRUPPO CARIGE di domani martedì 21 Novembre.

Manifestazione in Largo Pertini dalle 9 alle 12

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